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L’influenza della pandemia sulla criminalità

Due studi indagano gli effetti dei lockdown sulle dinamiche criminali a Los Angeles e Chicago

24 novembre 2020
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Gian Maria Campedelli
Serena Favarin
di Gian Maria Campedelli e Serena Favarin
Rispettivamente assegnista di ricerca al Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento e ricercatrice presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e Transcrime

La pandemia in corso di Covid-19 ha avuto ripercussioni su quasi tutti gli aspetti della società a livello globale. L'emergenza sanitaria causata dal virus ha influenzato macro e micro fenomeni sociali sotto molteplici punti di vista. Il distanziamento sociale, i lockdown e gli interventi istituzionali attuati per far fronte all’emergenza hanno cambiato profondamente la mobilità umana e le attività quotidiane, costringendo miliardi di persone a modificare le proprie abitudini. Tra le altre cose, la pandemia ha influenzato anche la criminalità. Ma in che misura? E in che modo?

Due recenti studi – cofirmati da ricercatori e ricercatrici dell'Università di Trento, dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e di Transcrime, e dell'Università di Miami – hanno cercato di dare una risposta a queste domande. Nel primo studio, apparso sull’American Journal of Criminal Justice, gli autori propongono l’utilizzo di un framework bayesiano per l’analisi di serie temporali per valutare l'effetto generale immediato delle misure di contenimento del virus adottate a Los Angeles su nove tipologie di reati. Lo studio rileva che la criminalità è diminuita notevolmente in generale, così come sono diminuiti rapine, taccheggi, furti e percosse e lesioni. D’altra parte, le politiche di distanziamento sociale e di isolamento domiciliare non hanno avuto ripercussioni statisticamente significative su altri reati, tra cui il furto di veicoli, i furti con scasso, le aggressioni con armi letali, gli omicidi e le aggressioni da parte del o della partner. Nel complesso, i risultati dello studio mostrano che l’introduzione di limitazioni della mobilità e di misure distanziamento sociale ha avuto un impatto immediato più forte sui crimini strumentali (reati che hanno uno scopo ben preciso come quelli di tipo appropriativo, ad esempio il furto) che sui crimini espressivi (reati non finalizzati a ottenere un bene tangibile che si caratterizzano invece per la loro natura violenta).

Un secondo studio, pubblicato su Crime Science, si è basato sulla necessità di capire se si possano individuare dinamiche diverse non solo rispetto a distinte tipologie di reati ma anche rispetto a diverse aree della stessa città. Da tempo la criminologia riconosce l’esistenza di concentrazioni eterogenee di reati all'interno dello stesso contesto urbano. È quindi possibile che gli effetti delle politiche di contenimento del virus siano eterogenei anche sul piano geografico? L'articolo riguarda Chicago e si è svolto in due fasi. Gli autori hanno anzitutto valutato l'effetto complessivo delle politiche di contenimento del virus su quattro categorie di reati (furti con scasso, aggressioni, reati legati agli stupefacenti e rapine) in ciascuna delle 77 comunità di Chicago. Poi, hanno esaminato la correlazione tra riduzioni significative della criminalità e combinazioni diverse di variabili criminali, socioeconomiche, sanitarie e demografiche. L'obiettivo era capire se fosse possibile individuare relazioni specifiche tra le caratteristiche delle comunità di Chicago e le marcate diminuzioni di alcuni reati.

I risultati dello studio su Chicago evidenziano i complessi meccanismi alla base degli effetti del Covid-19 sui trend criminali e smentiscono la narrativa fuorviante secondo cui la pandemia avrebbe determinato una diminuzione generalizzata della criminalità. In primo luogo, le politiche di contenimento del virus non hanno avuto lo stesso impatto su tutte le comunità. Nel caso dei furti con scasso, per esempio, solo in 10 comunità (12,98%) si è registrata una riduzione significativa dal punto di vista statistico. La stessa percentuale è stata rilevata per le rapine. Inoltre, in ben 18 comunità si è assistito a un calo significativo delle aggressioni (23,37%) e, infine, in quasi la metà delle comunità di Chicago si è osservata una diminuzione dei reati legati agli stupefacenti (35 comunità; riduzione del 45,54%), probabilmente a causa di nuove strategie di polizia. È da notare che in una piccola minoranza di casi si è riscontrato un incremento della criminalità: in due comunità si è verificato un aumento rispettivamente del 291% e del 168% dei furti con scasso, mentre in una comunità sono aumentate le aggressioni del 115%.

Inoltre, dall'analisi delle relazioni tra riduzioni significative della criminalità e caratteristiche delle comunità è emersa anche una serie di conseguenze diverse, due delle quali sono particolarmente pertinenti. La prima è che nelle comunità con livelli più elevati di aggressioni e rapine nel periodo pre-pandemico è aumentata la probabilità di assistere a una diminuzione significativa della criminalità nel periodo successivo all’introduzione delle misure anti-contagio. Ciò suggerisce che le misure hanno contribuito in maniera considerevole al contenimento della criminalità nelle aree più problematiche. La seconda è che nelle comunità con un livello maggiore di diversità di reddito si sono osservate riduzioni statistiche dei reati legati agli stupefacenti e delle aggressioni, ma lo stesso legame non è emerso rispetto ai furti con scasso e alle rapine. Questi ultimi reati sono tipologie criminali di stampo appropriativo e i risultati dello studio indicano il probabile ruolo della deprivazione relativa nel guidare le dinamiche criminali in un periodo caratterizzato da grande incertezza a livello economico.

I due studi offrono un ritratto quantitativo dell'eterogeneità degli effetti che la pandemia ha indirettamente prodotto su diversi fenomeni criminali. Entrambi sono stati resi possibili dalla disponibilità di dati accessibili e leggibili automaticamente che vengono caricati online settimanalmente da molti dipartimenti di polizia negli Stati Uniti, compresi quelli di Los Angeles e Chicago. Entrambi gli studi hanno forti implicazioni politiche che abbracciano una varietà di questioni in materia di politiche pubbliche e di polizia: dall’importanza di ricalibrare le strategie di allocazione delle risorse alla necessità di ragionare su interventi mirati, progettati per rispondere alle caratteristiche di aree diverse all'interno della stessa città.

Riferimenti bibliografici (open access)
G. M. Campedelli, A. Aziani, & S. Favarin (2020). “Exploring the Immediate Effects of COVID-19 Containment Policies on Crime: an Empirical Analysis of the Short-Term Aftermath in Los Angeles.” In American Journal of Criminal Justice, 1-24. DOI: https://doi.org/10.1007/s12103-020-09578-6
G. M. Campedelli, S. Favarin, A. Aziani, A. and A. Piquero (2020). “Disentangling community-level changes in crime trends during the COVID-19 pandemic in Chicago" in Crime Science https://crimesciencejournal.biomedcentral.com/articles/10.1186/s40163-020-00131-8


The influence of the pandemic on crime
Two studies investigate the effects of lockdowns on criminal dynamics in Los Angeles and Chicago

by Gian Maria Campedelli and Serena Favarin

Gian Maria Campedelli is Postdoctoral research fellow in Computational criminology – Department of Sociology and social research (University of Trento); Serena Favarin is Assistant professor at Università Cattolica del Sacro Cuore and Researcher at Transcrime

The current COVID-19 pandemic has affected nearly all aspects of society worldwide. The impact of the health emergency influenced macro and micro social phenomena at various levels. Social distancing, lockdowns and related public interventions highly disrupted human mobility and daily habits, forcing billions of people to modify their routines and activities. Among other things, the pandemic has also influenced crime. But to what extent? And in which ways? 

Two recently published studies co-authored by researchers based at the University of Trento, Università Cattolica del Sacro Cuore/Transcrime and the University of Miami have addressed this problem. In the first study, published in the American Journal of Criminal Justice, the authors propose the use of Bayesian structural time series to evaluate the overall immediate effect of COVID-19 containment interventions in Los Angeles on nine different crime typologies. The study finds that overall crime has significantly decreased, as well as robberies, shoplifting, theft and battery. Other crimes, instead, were not statistically affected by social distancing and shelter-at-home policies, and these include vehicle theft, burglaries, assaults with a deadly weapon, homicides and intimate partner assault. Overall, the outcomes of the study suggest that right after the imposition of mobility restrictions and social distancing, instrumental crimes have been impacted more compared to expressive and violent ones.

A second study, published in Crime Science, was motivated by the need to understand whether different dynamics can be detected not only across different crimes but also across different areas of the same city. Criminology has long recognized the presence of heterogeneous crime concentrations within the same urban context. Are thus the effects of COVID-19 containment policies geographically heterogeneous as well? The article focuses on Chicago and proposes a two-step methodology. First, the authors assess the overall effect of the interventions on four crime categories (burglaries, assaults, narcotics-related offenses and robberies) on each of the 77 Chicago communities. Second, they investigate the correlation between significant crime reductions and distinct sets of criminal, socio-economic, health and demographic variables. The aim is to understand whether it is possible to highlight specific relationships between the characteristics of Chicago communities and the significant drops in certain crimes.  

The results of the Chicago study highlight the complex mechanisms behind the effects of COVID-19 on crime trends and falsify the misleading narrative that the pandemic has caused a generalized fall in crime. First, not all communities have been affected equally by the policies. In the case of burglaries, only 10 communities (12.98%) experienced statistically significant reductions. The same figure applies to robberies. A total of 18 communities witnessed a significant drop of assaults (23.37%), and finally almost half of Chicago’s communities are associated with decreases in narcotics-related offenses (35, 45.54%), possibly due to new policing strategies. Notably, in a tiny minority of cases, significant increases have been found: two communities experienced 291% and 168% increases respectively in terms of burglaries, and one experienced instead a 115% rise of assaults.

Furthermore, the analysis of the relationships between significant crime reductions and the characteristics of the communities also revealed a wide array of different outcomes. The most relevant results are two. First, communities with higher levels of assaults and robberies in the pre-pandemic period had in turn higher odds of witnessing significant reductions of crime in the post-intervention period. This suggests that the policies contributed disproportionately to control crimes in more problematic areas. Second, communities with a higher level of income diversity were linked to statistical reductions of narcotics-related crimes and assaults, but the same link was not found for burglaries and robberies. These latter two are appropriative crimes and the findings reveal the likely role of relative deprivation in guiding offending dynamics during a period of economic, financial and labor strain.

These two studies offer a quantitative portrait of the heterogeneity of effects that the pandemic has indirectly caused on several criminal phenomena, and have been made possible by the availability of open, machine-readable data that are uploaded weekly by many Police Departments in the US, including Los Angeles and Chicago. They both have strong policy implications that encompass a variety of different issues in terms of public interventions and policing: from the need to recalibrate resource allocation strategies to the necessity to reason about tailored interventions designed to match the characteristics of different areas within the same city.