Immagine tratta dalla locandina dell'evento

Internazionale

IMMIGRAZIONE E POTERI CRIMINALI

Trafficanti, vittime e legislazione su un problema di stretta attualità

2 marzo 2016
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Gabriele Fornasari
di Gabriele Fornasari
Professore ordinario di Diritto penale presso l’Università di Trento.

Il fenomeno dell’immigrazione non è certo una novità dei nostri giorni. Ondate migratorie hanno caratterizzato in un modo o nell’altro tutte le fasi della storia e cambiato volto ai continenti. Oggi la tematica è particolarmente sentita e suscita reazioni controverse nell’opinione pubblica e nei mass media. I legislatori sono pertanto sollecitati a intervenire per regolamentare il fenomeno di fronte alle ampie sfere di illegalità che lo contraddistinguono.

La connotazione ”moderna” e più preoccupante del fenomeno dell’immigrazione illegale è data certamente dal monopolio che di questo particolare traffico hanno le più pericolose organizzazioni criminali, specie quelle che hanno una natura transnazionale. Attraverso la tratta di esseri umani queste organizzazioni sono in grado di realizzare giganteschi profitti, funzionali al finanziamento di altre imprese criminose e all’inquinamento dell’economia lecita.

In questo ambito, l’attività svolta è essenzialmente di due tipi: da un lato vi è il servizio di mero trasferimento dei migranti dal luogo di origine al paese in cui intendono introdursi, dall’altro vi è la combinazione di questo servizio con il collocamento in una attività lavorativa, naturalmente in nero, senza garanzie di alcun tipo e totalmente diversa da quella promessa inizialmente: le donne vengono frequentemente avviate alla prostituzione, gli uomini spesso a pesantissimi lavori agricoli.

Anche tra i migranti bisogna distinguere almeno tra la categoria che comprende coloro che sfuggono a gravi situazioni di disagio socio-economico e quella di coloro che sfuggono invece a devastanti conflitti bellici, facendo spesso parte di minoranze o gruppi etnici perseguitati, che aspirano ad essere considerati come profughi. Purtroppo la rappresentazione mediatica, e di conseguenza la percezione sociale, del fenomeno non tengono molto conto di queste fondamentali differenze, sicché passa il messaggio per cui immigrazione irregolare = aumento della criminalità, con una domanda di intervento punitivo a tappeto.

In realtà, l’aspetto che presenta davvero un alto tasso di pericolosità sociale è costituito dallo sfruttamento della disperazione che si traduce nella tratta degli esseri umani, per la quale sono già presenti nel nostro ordinamento norme penali più che sufficienti per qualità e quantità. Il problema è che la reazione più efficace non sta nella continua creazione di norme penali, che comportano spesso solo inutili incrementi di pena, ma in una attività preventiva per la quale troppo spesso le forze dell’ordine non sono fornite dei mezzi necessari.

Considerando invece i soggetti che entrano clandestinamente nel territorio, il nostro legislatore ha concepito recentemente alcuni prodotti normativi che sono frutto di una disarmante insipienza in un caso e di una pericolosa deriva verso un diritto penale del nemico nell’altro. Mi riferisco da un lato all’art. 10 bis della legge Bossi-Fini, che sanziona penalmente l’ingresso e il trattenimento irregolare con l’ammenda da cinquemila a diecimila euro (somma di cui un migrante difficilmente potrebbe disporre), che viene poi convertita nell’espulsione, disposizione la cui inutilità e dannosità è stata sottolineata a gran voce dalla dottrina, dalla magistratura e dai vertici delle forze dell’ordine ed è stata ammessa perfino da autorevoli membri  del governo, che però contro ogni logica, nelle scorse settimane hanno deciso di non abrogarla, benché lo imponesse una legge delega. Dall’altro lato, voglio far menzione di una disposizione del tutto inaccettabile che è stata giustamente spazzata via dalla Corte Costituzionale, ovvero quella che prevedeva un’aggravante obbligatoria, nel caso di commissione di qualunque reato,  se realizzato da un migrante irregolare.

Alcuni legislatori europei hanno scelto una strada che suscita molte perplessità: per la mia generazione, che forse ingenuamente ha creduto in gioventù, cioè purtroppo molti anni fa, nell’ideale di un’Europa saldamente fondata sul principio di solidarietà, è drammatico constatare che alcuni stati europei intendono disporre la chiusura delle frontiere avendo come precipuo obiettivo quello di tenere lontani non tanto i migranti irregolari quanto i profughi, cioè i soggetti più di ogni altro bisognosi di aiuto.
Non si può non auspicare l’emergere di una ben diversa sensibilità.

Lo scorso 23 febbraio si è tenuto l’incontro “Immigrazione e poteri criminali: il diritto ai confini dell’Europa”. Durante l’incontro, moderato dal professor Gabriele Fornasari, sono intervenuti la dottoressa Antonella Chiapparelli e il dottor Paolo Patrizi della Questura di Frosinone, gli avvocati Giovanni Guarini e Nicola Canestrini del Foro di Rovereto e il dottor Gianfranco Schiavone, componente del Direttivo Nazionale dell' Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione - ASGI.