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Ricerca

Essere genitori

Uno studio pubblicato su Brain Sciences fa il punto della ricerca sulla relazione fra attività cerebrale e cure parentali

15 giugno 2021
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Donatello Baldo
di Donatello Baldo
Giornalista, collaboratore del Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive dell'Università di Trento.

Quasi uno “scavo archeologico”, un’immersione nella letteratura scientifica degli ultimi 50 anni alla ricerca di articoli dedicati allo studio di una precisa porzione del cervello: la medial preoptic area, una regione dell’ippocampo fondamentale per l’attivazione e il mantenimento del comportamento genitoriale. Un viaggio partito dalla raccolta di 677 articoli pubblicati dal 1972 ad oggi – analizzati, raggruppati, revisionati e organizzati per poter diventare una nuova base solida su cui poggiare nuove scoperte – intrapreso da Alessandro Carollo, studente del primo anno del corso magistrale in Psicologia (percorso Psicologia Clinica) del Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Università di Trento.

«Abbiamo considerato tutta la letteratura esistente – afferma Carollo – e la peculiarità della ricerca è proprio quella di aver esaminato un campione amplissimo di pubblicazioni scientifiche per fare il punto su quale sia ad oggi il livello della conoscenza su quest’area fondamentale per comprendere meglio il comportamento parentale. Un’analisi scientometrica di tutte le citazioni contenute negli articoli raccolti, della loro rilevanza, per mettere in risalto i collegamenti esistenti tra lavori scientifici e per poter identificare così i domini tematici di ricerca che si sono susseguiti nel corso degli anni». 

Quattro i macro-sviluppi della ricerca sulla medial preoptic area: «Negli anni ’90 l’interesse era anzitutto quello di identificare quest’area; si scoprì che essa mostrava attività neuronale in particolare quando le femmine di ratto – i primi esperimenti erano appunto sui roditori – si occupavano della cura della prole. Molte ricerche di quel periodo confermarono questi risultati – spiega lo studente – e gli studiosi ipotizzarono che l’area in questione fosse necessaria per attuare un comportamento di cura parentale».

«Negli anni successivi – e questa è la seconda macro-area di studi – vennero indagate le condizioni necessarie affinché quest’area si attivasse, scoprendo l’importanza dei fattori ormonali. Nelle femmine, quelli legati alla gravidanza».

Dal 2010, queste evidenze emerse nei ratti vengono messe in relazione con i comportamenti parentali negli esseri umani: «Questo il terzo dominio tematico. Intorno al 2010, le conoscenze ottenute su quest’area del cervello vengono estese anche alla nostra specie – spiega Carollo – portando i ricercatori a ipotizzare che lo studio del suo funzionamento potesse essere utile nella comprensione della depressione post partum. Variazioni dell’equilibrio dell’attività delle regioni cerebrali e l’interazione con i fattori ormonali possono portare a disturbi dell’umore, anche rilevanti dal punto di vista psichiatrico, che molte donne sperimentano subito dopo la gravidanza».

«Ma oltre che sulle donne, in quegli anni, le conoscenze ottenute sulle femmine di roditori sono estese anche ai maschi della stessa specie, che a differenza delle femmine non incontrano la cascata ormonale tipica della gravidanza». Nei maschi, quindi, nonostante non siano coinvolti gli ormoni, l’area preottica si attiva comunque attraverso altre influenze, e determina il comportamento di cura della prole e l’inibizione dell’istinto di uccidere la prole stessa tipico dei maschi di questa specie. «Tra gli studi più recenti – sottolinea Alessandro Carollo – anche quello del professor Gianluca Esposito del Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Ateneo trentino, che dimostra come l’attività dell’area mediale preottica nei roditori maschi permette di prevedere accuratamente la loro motivazione nel comportamento parentale o infanticida».

L’analisi di tutto il materiale scientifico – svolta in collaborazione con la Nanyang Technological University di Singapore – si è poi concretizzata in un articolo pubblicato su Brain Sciences, rivista scientifica edita da MDPI: «Aver messo ordine nel mare delle pubblicazioni sull’argomento – spiega lo studente, prima firma dell’articolo – diventa fondamentale come base di partenza per ricerche future. I risultati di ricerche recenti, infatti, sembrano essere promettenti nella comprensione dei meccanismi sottostanti alla depressione post-parto. Ulteriori studi potrebbero permettere di sviluppare strumenti di screening per individuare le donne a rischio sotto questo punto di vista, in modo da fornire loro un supporto precoce e mirato che faciliti la relazione con il figlio o la figlia. I risultati delle ricerche sulla medial preoptic area e il comportamento genitoriale sembrano anche promettenti per capire le dinamiche e i comportamenti genitoriali in entrambi i sessi».

Soddisfazione per la pubblicazione è espressa anche da Gianluca Esposito: «Oltre al valore scientifico dello studio, l’articolo di Alessandro Carollo rappresenta un ottimo esempio del buon funzionamento della laurea magistrale in Psicologia, dove le studentesse e gli studenti sono incoraggiati sin dall’inizio del loro percorso a fare ricerca di alto livello e vengono inseriti in gruppi internazionali».

L'articolo, dal titolo A Scientometric Approach to Review the Role of the Medial Preoptic Area (MPOA) in Parental Behavior, pubblicato il 20 marzo 2021 sulla rivista Brain Sciences, edita da MDPI, è stato scritto da Alessandro Carollo (Università di Trento), Jan Paolo Macapinlac Balagtas (Nanyang Technological University, Singapore), Michelle Jin-Yee Neoh (Nanyang Technological University, Singapore ) e Gianluca Esposito (Università di Trento e Nanyang Technological University, Singapore). 
L'articolo può essere scaricato gratuitamente.