Yves Patrick Epoté, Edoardo Siciliano. Foto archivio UniTrento.

Storie

Masi chiusi e family business

Donne alla guida delle imprese. Premiati Yves Patrick Epoté ed Edoardo Siciliano per le tesi sull’imprenditoria femminile

6 luglio 2021
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a cura di Sonia Caset
Ufficio Eventi e Branding dell’Università di Trento

Patrick ed Edoardo, laureati UniTrento, si sono aggiudicati i due premi istituiti dall'Ateneo e dalla Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Trento. I riconoscimenti, per tesi di laurea magistrale/magistrale a ciclo unico, sono stati assegnati a marzo.

Ecco le loro testimonianze.

Yves Patrick Epoté

Mi chiamo Patrick Epoté, sono nato nella città di Douala, in Camerun, e sono arrivato in Italia nel 2004 per motivi familiari. Nel 2012 ho acquisito la cittadinanza italiana. Oggi lavoro come responsabile della contabilità in un'azienda e vivo in Alto Adige con mia moglie, due figlie e due figli.
  
Mi sono laureato all’Università di Trento nel 2020, al corso magistrale in Gestione delle Organizzazioni e del Territorio del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, con una tesi intitolata “Imprenditoria agricola femminile in Alto Adige e la rottura con il sistema patriarcale. Una ricerca sui masi chiusi gestiti da donne” (relatrice la professoressa Silvia Sacchetti).

Il mio studio affronta i temi dell’imprenditoria agricola femminile, della doppia presenza della donna contadina a casa e nel management del maso chiuso, della conciliabilità tra casa e lavoro, con una riflessione sul ruolo che assume la donna nella rottura con il sistema patriarcale.

Il maso chiuso, chiamato in tedesco “Geschlossener Hof”, è un’azienda agricola familiare, dotata di un’abitazione con relativi annessi rustici, che assicura il sostentamento a una singola famiglia. Le attività che si svolgono in un maso sono principalmente l’agricoltura, la frutticoltura, la viticoltura, la zootecnia e attività di agriturismo. Per diventare chiuso, il maso viene registrato nella sezione prima del libro fondiario della Provincia di Bolzano e può essere dato in eredità indiviso ad un solo componente della famiglia, mentre agli altri fratelli o sorelle spetta una compensazione in denaro. Per secoli questo patrimonio familiare è stato trasmesso da padre a figlio maschio di generazione in generazione, con rare eccezioni nel caso di passaggio alla figlia. 

Con l’aggiornamento della legge provinciale sui masi chiusi in Alto Adige, dal 2001 anche una donna può ereditare il maso chiuso e diventare la titolare della gestione dell’impresa. Come proprietaria del maso, la donna è indipendente economicamente e questo è un passo molto importante verso la sua emancipazione, considerazione e autonomia. Secondo un’indagine esplorativa, volta a capire come cambia il ruolo della donna in questo tipo di azienda agricola, in Alto Adige ci sono circa 22.000 aziende agricole, di cui 13.400 sono masi chiusi; il 13%, vale a dire circa 1.742 masi chiusi, è gestito da donne. 

Ringrazio tutte le contadine che mi hanno aperto il loro maso e mi hanno permesso di fare questa ricerca.

Edoardo Siciliano

Definirei il mio percorso universitario, perfezionato all’Università di Trento, intenso ed entusiasmante. Intenso, perché al corso di laurea magistrale in Management ho appreso nozioni teoriche e pratiche che applico nel lavoro, ed entusiasmante perché mi ha letteralmente appassionato e trascinato.

Oggi sono responsabile amministrativo presso un’azienda di Firenze, che mi permette di avere un'ottima work-life balance. È un’azienda attenta a tematiche sociali a me care come l'ecosostenibilità e imprenditorialità femminile: su circa 30 dipendenti, 25 sono donne con profili di grande responsabilità.
Proprio la condizione femminile nel lavoro è il tema della mia tesi di laurea magistrale intitolata “Donne e performance: la leadership femminile nelle Family Business” (relatori: il professor Sandro Trento e la professoressa Mariasole Bannò).

Le limitazioni basate su stereotipi e pregiudizi riconducibili al divario di genere (gender gap) nel mondo lavorativo, economico e aziendale, non solo rappresentano un problema dal risvolto umano e relazionale, ma possono anche influenzare aspetti connessi alla performance aziendale. L’evoluzione della condizione femminile ha portato a un notevole incremento della presenza di donne imprenditrici e in ruoli di leadership. Ed è molto stretto il legame tra la presenza femminile in ruoli decisionali e la performance economico finanziaria delle aziende, per esempio nelle family business.

Al centro della mia analisi ho posto la relazione tra la redditività delle imprese e la presenza di figure femminili nelle posizioni apicali, distinguendo tra family business e non family business.

Una parte della letteratura sostiene che la leadership femminile abbia un carattere “conservatore” e si caratterizzi per un’azione meno aggressiva e spregiudicata, ma anche più equilibrata e attenta alla gestione delle risorse umane (“Pink Family Business”), capace sia di custodire e consolidare la coesione familiare che di garantire la fattibilità del business.

Il dato, abbastanza scontato, che emerge dall’analisi è che la sola presenza di donne in ruoli di rilievo non influenza direttamente il livello di performance delle Family Business. Nel fare business, le aziende oggi prendono in considerazione le competenze personali, senza lasciare spazio ad aprioristiche considerazioni sul genere. Tuttavia, la recente crisi economica causata dalla pandemia di Covid-19 ha inciso negativamente sull’occupazione femminile, accentuando ancor più il divario tra generi. Oggi l’occupazione femminile è un tema di grande interesse anche per i governi europei, ma la strada verso l’eliminazione del gender gap passa sì attraverso le scelte economiche e politiche, ma anche attraverso il cambio delle sensibilità delle coscienze e della cultura.