Daniele Sormani, Eleonora Brisotto, il rettore Flavio Deflorian, Luca Cerutti e Barbara Poggio, prorettrice alle politiche di equità e diversità. Foto UniTrento

Vita universitaria

Cittadinanza attiva contro le mafie

Si rinnova la collaborazione tra l’associazione Libera e l’Ateneo

21 luglio 2021
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Marta Costamagna
di Marta Costamagna
Studentessa del corso di laurea in Giurisprudenza UniTrento, fa parte del presidio universitario di Libera ed è referente per i rapporti con l’Ateneo.

Diffondere la cultura della legalità e la cittadinanza attiva, contrastando le mafie e le altre forme di criminalità organizzata che alterano il democratico svolgimento della vita pubblica. Questi alcuni dei presupposti alla base della collaborazione che vede impegnate in questo campo l’Università di Trento e Libera, l’associazione creata da don Luigi Ciotti.

Il 7 luglio scorso è stato rinnovato il Protocollo d'intesa tra l'Ateneo e Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie. Continua così un percorso iniziato tre anni fa con la prima firma di tale accordo, raggiunto grazie all'impegno dei ragazzi e delle ragazze del presidio universitario di Libera "Celestino Fava". 

Questo presidio nasce nel giugno 2016 dalla volontà di un gruppo di studenti e studentesse, che decisero di creare un punto di riferimento e un luogo d’incontro e confronto sui temi collegati al contrasto alle mafie, sotto il nome di Celestino Fava, giovane vittima innocente della 'ndrangheta.
Un passo alla volta, il presidio è riuscito ad ampliarsi e organizzarsi, collaborando con altre associazioni - universitarie e non - e cogliendo sempre spunti per nuove attività e per un miglioramento della propria presenza sul territorio. Elemento centrale di questa evoluzione è stata la collaborazione con l'Università, sancita ufficialmente con il Protocollo del 2018 ora riconfermato per un altro triennio.

L’accordo si basa sul principio per il quale "l’educazione alla legalità e alla cittadinanza è atto fondamentale di crescita civile e democratica" e sull'idea che "lo sviluppo di una cultura della legalità democratica alla cittadinanza attiva richiede che i principali soggetti preposti alla formazione dei/delle giovani partecipino pienamente alla promozione di competenze e di motivazioni necessarie a questi fini". Da queste convinzioni nasce un impegno da entrambe le parti: Libera mette a disposizione le competenze professionali di propri esperti ed esperte, mentre l'Università fornisce spazi e sostegno, oltre a competenze tecniche e accademiche. In tale cornice i due enti decidono di collaborare per fornire a studenti, studentesse e docenti maggiori conoscenze sulle mafie, sulla criminalità organizzata e sui meccanismi alla loro base, "approfondendo aspetti di natura giuridica, sociale, economica, istituzionale, politica e culturale".

Nel triennio passato, questo patto ha portato alla realizzazione di cicli di conferenze e seminari, soprattutto nei Dipartimenti di Economia e Management, di Sociologia e Ricerca Sociale e nella Facoltà di Giurisprudenza. Il primo ciclo di incontri ha riguardato i beni confiscati dal punto di vista giuridico, il panorama mafioso internazionale e alcune esperienze di giustizia riparativa. In seguito si è deciso di adottare la duplice prospettiva sociologica ed economica: da una parte lo studio delle organizzazioni criminali come entità interdipendenti rispetto al terreno economico e sociale di riferimento, dall'altra il loro ruolo di attori di mercato ma soprattutto l'importanza dell'economia civile e delle dinamiche imprenditoriali virtuose. Infine, lo scorso aprile si è indagata l'intersezione tra questioni di genere e fenomeno mafioso, analizzando di quest'ultimo le relazioni interne e le dinamiche affettivo-relazionali, che si traducono in violenza e prevaricazione.

Nelle discussioni precedenti al rinnovo, all'interno del presidio sono emerse numerose idee e progetti da mettere in atto da qui in avanti. Al centro di tali variegate proposte c'è l'intenzione di consolidare e ampliare la collaborazione iniziata negli anni passati, includendo nel dialogo i restanti dipartimenti e centri dell'Ateneo, attraverso percorsi specifici per ogni settore. Si vogliono infatti aumentare le attività, senza fermarsi esclusivamente alla ricerca e divulgazione in ambito sociale, giuridico e culturale, ma fornendo strumenti pratici per riconoscere e combattere il malaffare nei più diversi campi, in modo da formare futuri/e lavoratori e lavoratrici con la capacità e la volontà di orientare la propria attività nel segno della legalità e della giustizia.
La speranza, dunque, è di offrire nuove occasioni di riflessione e crescita per il maggior numero possibile di studenti, studentesse e docenti, oltre che per tutte le altre persone coinvolte. 

Il punto focale di tutte le attività resta sempre questo: la volontà di sensibilizzare e diffondere consapevolezza su problemi che possono essere risolti solo tramite lo sviluppo di una coscienza collettiva riguardo all'esistenza di fenomeni legati alle mafie e alla necessità e ai modi per arginarli.
L’impegno condiviso da Libera e UniTrento risulta ancora più importante alla luce dei recenti fatti portati all'attenzione pubblica nei mesi scorsi dall'Operazione Perfido, inchiesta della Procura e delle Forze dell’ordine sul mondo del porfido, che ha fatto sorgere molti dubbi, mandando in frantumi l'illusione dell'ambito trentino come oasi felice immune dalla contaminazione mafiosa. A maggior ragione, rinnovare il Protocollo d’intesa, e realizzare le iniziative ad esso collegate, contribuisce a mettere in evidenza il ruolo dell'Università come promotrice di legalità nel territorio e come punto di riferimento per attività di ricerca e denuncia di determinate realtà.