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Sapersi organizzare. Piani, obiettivi, traguardi e altre sfide quotidiane

di Franco Fraccaroli

18 ottobre 2021
Versione stampabile

Siamo chiamati, oggi più che in passato, a pianificare e a regolare il nostro agire finalizzato al raggiungimento di obiettivi. Quali strumenti conoscitivi ci permettono sul lungo periodo di progettare il futuro e sul breve di portare a termine le nostre attività? Dopo una ricognizione delle risorse a nostra disposizione, vedremo come stabilire mete e raggiungere traguardi in relazione ai diversi ambiti (scuola, casa, lavoro, interessi personali) e nei differenti tempi della vita. Sapersi organizzare è un’abilità che possiamo allenare per tenere il timone anche in tempi tumultuosi.

Franco Fraccaroli è professore del Dipartimento di Psicologia e scienze cognitive dell'Università di Trento

Dall'Introduzione (pagg. 7-13)

Oggi, più che in passato, siamo chiamati ad autorganizzarci e ad avere un ruolo attivo nella determinazione del nostro destino. La proattività, l’iniziativa personale, il perseguire scopi autonomi e la capacità di autoregolazione sono divenute doti essenziali per la riuscita sociale, per la ricerca del benessere individuale, per la soddisfazione di vita e l’autorealizzazione. Saper cogliere le opportunità che si presentano nel corso della vita dipende in gran parte da tali doti.
Osservando l’attuale mondo produttivo, lo psicologo delle organizzazioni Robert Roe ha sottolineato come il lavoro stia diventando sempre più virtuale, mobile, autogestito. In conseguenza di questo trend vedremo in futuro sempre meno «persone nelle organizzazioni» e sempre più «organizzazione nelle persone». Ciò significa che è drasticamente aumentata, ed è destinata ad aumentare ancora di più in futuro, la responsabilità individuale nel gestire il proprio lavoro. Aumentano l’autonomia, la discrezionalità, la flessibilità; tendono a diminuire le tutele e le garanzie; il ruolo regolatore del management si fa meno pervasivo e meno prescrittivo.
In breve, nei luoghi di lavoro aumenta la domanda di autorganizzazione sotto forma di obiettivi, progetti, programmazione; diminuisce la regolazione esterna che si manifesta attraverso mansionari, gerarchie, prescrizioni. Basti pensare alla diffusione progressiva del lavoro da remoto (telelavoro; smart working; coworking) che richiede una maggiore autonomia organizzativa dei singoli, mediata dall’uso delle nuove tecnologie. Si pensi alla GIG economy come esempio ancora più estremo. I suoi effetti, talvolta deleteri per l’individuo, sono abbastanza evidenti in termini di richieste di autorganizzazione. Si tratta di forme di lavoro «autonomo», a chiamata e contingente nelle quali al lavoratore è richiesto di organizzare la propria attività (che spesso è la combinazione di più occupazioni), senza l’appoggio di una concreta struttura organizzativa di appartenenza. 

Lo stesso trend può essere individuato per quanto riguarda la gestione del percorso di carriera. Oggi, molto più che in passato, le persone sono chiamate a compiere scelte continue, a muoversi in modo dinamico tra più esperienze professionali, a gestire percorsi «nomadi» tra un’organizzazione e l’altra, a innovare le proprie competenze in modo costante. Si sono rarefatte le situazioni in cui un’organizzazione si fa carico della gestione della carriera «per la vita», dall’ingresso al pensionamento. L’asse portante della gestione delle carriere si è spostato dalle organizzazioni all’individuo seguendo un trend già delineato in modo chiaro da Peter Drucker quando sottolinea l’importanza del managing oneself per il successo di carriera: le organizzazioni oggi tendono a non gestire più le carriere dei lavoratori; quindi ciascuno di noi deve imparare ad essere l’amministratore delegato di sé stesso. 

Un ragionamento analogo può essere sviluppato per quanto riguarda la gestione del tempo libero che oggi offre una gamma di opportunità ben più ampia rispetto al passato e margini di autodeterminazione molto ampi. Anche il tempo libero richiede capacità di autogestione, 
di definizione degli obiettivi e di buone pratiche di conciliazione con altri ambiti di vita. 

Infine, se pensiamo alle conquiste nell’ambito dei diritti civili, possiamo notare come l’autodeterminazione abbia subìto un salutare (anche se ancora insufficiente) incremento. Ad esempio, le scelte riguardanti la costituzione del nucleo familiare, il partner, la natalità – ambiti un tempo molto più esposti a meccanismi di regolazione sociale, soprattutto per le donne – godono oggi di maggiori margini di libertà e di autogestione (nonostante non sia possibile estendere tale considerazione a tutti i modelli culturali). Anche in questo ambito di vita siamo chiamati a una maggiore responsabilità individuale e a un più intenso impegno di autorganizzazione. E si è di recente aperto anche un nuovo fronte nell’autodeterminazione nei comportamenti sessuali e nella gestione dell’identità di genere. […]

Questo libro. In questo libro ci occuperemo delle soluzioni che mettiamo in atto per mantenere un accettabile equilibrio tra noi stessi, le cose che facciamo e il nostro futuro.[ …]

Autorganizzarsi significa fare progetti, metterli in atto e cercare di dare una forma per noi accettabile a ciò che ci accade oggi e ci aspetta domani. Per una buona gestione dei nostri piani è importante mantenere il controllo, per quanto possibile, sulla loro realizzazione. Significa adattare costantemente i nostri comportamenti, i nostri atteggiamenti, le nostre aspirazioni e anche le nostre emozioni in funzione delle mete prefissate e del contesto che le condiziona. Per questo una parte importante del volume è dedicato ai processi di autoregolazione che mettiamo in atto per fronteggiare difficoltà, aumentare l’impegno quando è necessario, modificare i progetti se cambiano le condizioni del contesto, gestire eventuali fallimenti. […]

Questo libro, pur avendo un carattere divulgativo, ha cercato di mantenere il più possibile un profilo scientifico. In altri termini, le considerazioni svolte sono basate su teorie e su una loro solida base di verifica empirica e sperimentale. Le fonti utilizzate, […], sono tratte da volumi e riviste scientifiche di area psicologica (psicologia sociale; psicologia delle organizzazioni), con piccole incursioni nelle aree dell’economia comportamentale, della sociologia del lavoro e delle neuroscienze. Allo stesso tempo, per mantenere un solido contatto con la realtà quotidiana, sono stati utilizzati numerosi esempi concreti talvolta tratti da esperienze dirette o da brani letterari. Nel testo sono anche presenti piccoli esercizi di autovalutazione su alcuni aspetti centrali dell’organizzarsi. Ci auguriamo possano costituire un utile strumento per riflettere su di sé, aumentare la propria autoconsapevolezza, individuare i propri punti di forza e qualche area che merita di essere rafforzata.

Sapersi organizzzare. Piani, obiettivi, traguardi e altre sfide quotidiane di Franco Fraccaroli, Il Mulino, 2021, pp.176