Una lezione al Polo Ferrari di Povo. ©UniTrento - Ph. Federico Nardelli

Orientamento

Verso infiniti futuri

Prospettive e orizzonti per chi sceglie un percorso di studi in matematica

31 gennaio 2024
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Arianna Laneve
Studentessa collaboratrice Ufficio Stampa e Relazioni esterne

Pura o applicata, la matematica continua ad affascinare generazioni di studenti e studentesse. Fondamentale è però l’orientamento: in entrata, per chi proviene dalle scuole superiori e deve decidere quale percorso universitario intraprendere; in uscita, per chi sta per arrivare alla laurea e vuole capire come spendere il proprio titolo nel mondo del lavoro. Ne parliamo con Elisa Postinghel e Mima Stanojkovski, rispettivamente professoressa associata e ricercatrice al Dipartimento di Matematica dell’Università di Trento.

Partiamo dalla vostra esperienza personale. Perché avete scelto di studiare matematica?

Comincia Stanojkovski: «La matematica mi è sempre piaciuta, mi sono sempre divertita a ragionarci sopra, anche se ai tempi del liceo non nego di aver avuto qualche dubbio sui possibili sbocchi professionali. Proprio per questo, prima di scegliere di seguire un percorso di questo tipo, ho voluto fare diverse esperienze di orientamento. In questo modo, ho scoperto che la matematica ha tantissime applicazioni e sfaccettature che spesso a scuola non si riescono a cogliere».

Un’esperienza in parte diversa quella di Postinghel: «Per quanto mi riguarda, è stata una scelta soprattutto d’istinto, a partire da quello che mi piaceva studiare. Naturalmente, sono stati fondamentali i consigli di docenti e famigliari, ma ammetto di non essermi interrogata troppo su cosa avrei fatto dopo la laurea».

Perché un giovane o una giovane dovrebbe intraprendere un percorso universitario dedicato alla matematica? E cosa offre il dipartimento in termini di orientamento?

Postinghel: «La matematica è una disciplina poliedrica che accosta lati puri e astratti ad altri applicati e di natura pratica. Questi aspetti sono interconnessi e vanno di pari passo ispirandosi vicendevolmente. Chi studia matematica sviluppa competenze trasferibili e spendibili anche in altre discipline. Per quanto riguarda l’orientamento, OrientaMat è il progetto del dipartimento per chi frequenta la scuola secondaria. Studenti e studentesse delle classi quarte e quinte possono seguire un percorso di autovalutazione delle conoscenze, ma anche vivere una tipica giornata in dipartimento, ad esempio partecipando a una lezione frontale».

«Spesso – prosegue Stanojkovski – non si sa che le competenze di chi studia matematica sono molto richieste in un ampio spettro di impieghi aziendali. Questa disciplina permette infatti di costruire basi strutturate molto utili in tanti contesti e settori. Parliamo ad esempio di scienze come la fisica e la biologia, ma anche di industria, tecnologia e finanza».

Che consigli dareste a un ragazzo o a una ragazza che intende studiare matematica?

«Non c’è una ricetta uguale per tutti perché ognuno ha i propri interessi, talenti, aspettative e desideri per il futuro. A partire da questo, studenti e studentesse devono trovare una propria motivazione. Poi le esperienze di conoscenti ed esperti possono aiutare a farsi un’idea più chiara del percorso da intraprendere», risponde Stanojkovski.

Terminato il percorso di studi, quali sono le prospettive per chi si laurea in matematica? Il dipartimento propone qualche tipo di attività per avvicinare studenti e studentesse al mondo del lavoro?

Postinghel: «Gli sbocchi professionali sono molti. Grazie alle capacità di analizzare problemi complessi e di risolverli in maniera accurata e strutturata, chi studia o ha studiato matematica è in grado di trovare soluzioni applicabili e flessibili. Il Dipartimento propone molte attività per facilitare l’incontro tra chi studia qui e il mondo del lavoro: masterclass e corsi di formazione, cicli di seminari e attività in laboratorio, incontri con le aziende e tirocini formativi. Tutte occasioni preziose per confrontarsi con docenti, ricercatori e ricercatrici ma anche con persone esterne al mondo accademico».

La presenza di donne nelle Stem in ambito accademico è in crescita, ma ancora minoritaria. Cosa scoraggia l’impegno femminile in questo campo di studi?

«Le cause del divario di genere nel mondo accademico sono varie e dipendono da diversi fattori, come il contesto sociale e geografico e la fascia d'età», risponde Postinghel. «È un problema ampiamente riconosciuto nella comunità scientifica e discusso a vari livelli; ciò nonostante a oggi non è completamente compreso, né tanto meno si può ambire a una soluzione univoca. Per parlarne, l’anno scorso il dipartimento ha ospitato la tavola rotonda “Why talk about women in mathematics?”. In quell'occasione, si è parlato anche dello scarto considerevole tra la percentuale di immatricolate alla laurea triennale e quella delle donne che raggiungono i vertici della carriera accademica. Tra le ragioni, c’è senz’altro il fatto che, prima di stabilizzarsi, chi fa ricerca deve spesso attraversare anni di contratti precari e affrontare vari trasferimenti (anche internazionali); questo grava sulla conciliazione tra lavoro e attività di accudimento di famigliari non autonomi, come figli o parenti anziani».