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L’ASSISTENZA AGLI ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI

Aspetti clinici e sociali, strumenti di governo e modalità di finanziamento

30 giugno 2017
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L’ASSISTENZA AGLI ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI
di Andrea Francesconi
Professore presso il Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Trento.
L’invecchiamento della popolazione e la presenza di pazienti affetti da pluri-patologie rappresentano due dei principali fattori di crescita della spesa sanitaria nei prossimi decenni. In Italia, l’assistenza sanitaria e socio assistenziale agli anziani non autosufficienti rappresenta una grande sfida anche alla luce del notevole divario che qualifica l’approccio delle diverse regioni italiane. Il problema è acuito dall’attuale contesto economico e sociale caratterizzato da un generale fenomeno di impoverimento della popolazione che si combina a un sostanziale calo delle risorse pubbliche. La non autosufficienza riguarda il 20% della popolazione al di sopra dei 65 anni ed è strettamente associata con patologie croniche che non causano mortalità immediata o veloce, ma determinano una lunga permanenza della persona nella disabilità. In tale contesto, l’obiettivo clinico non è quello della cura/guarigione, bensì quello di ottenere la migliore convivenza possibile con la disabilità garantendo al paziente una continuità con la sua storia personale, con la capacità di scelta e l’indipendenza.
 
Le stime in merito alle implicazioni in termini di incremento della spesa pubblica in Italia variano dal + 90% (l’Ageing Report 2015 della Commissione Europea, nello scenario “shift to formal care”) tra il 2013 e il 2060 al + 171% (OCSE nello scenario “cost-pressure”). Il problema, ovviamente, non riguarda solo il nostro Paese, tanto che recentemente sono state portate all’attenzione del G7 le tematiche relative alle sfide poste dalle malattie neurodegenerative nel contesto dell’invecchiamento della popolazione “Challenges of Neurodegenerative diseases in aging population”, considerate come una delle principali questioni critiche a livello globale. In tale ambito si è sottolineata la particolare rilevanza da attribuirsi all’ideazione e alla successiva implementazione di programmi volti a integrare gli aspetti clinici con quelli sociali sviluppando adeguate soluzioni tecnologiche a supporto delle esigenze degli operatori assistenziali. 
 
Il fenomeno deve, quindi, essere affrontato con approcci innovativi e discontinui rispetto a quanto fatto fino ad ora. Dal lato della domanda, si dovranno prevedere specifiche azioni di prevenzione, quali la promozione dell’invecchiamento attivo e in buona salute e incentivi mirati per modificare gli stili di vita e controllare i fattori di rischio. Dal lato dell’offerta, gli approcci dovranno prevedere modelli assistenziali innovativi e orientati ad assicurare l’integrazione socio-sanitaria (tra Aziende Sanitarie Locali - ASL e enti locali), a garantire la continuità assistenziale centrata sul paziente (coordinamento ospedale-territorio, Disease/Case Management, Chronic Care Model CCM, Long Term Care LTC Model); a potenziare l’assistenza domiciliare e sistemi di assistenza a distanza; a supportare i prestatori di cure (anche con l’intervento di sollievo e il counselling); ad agire congiuntamente con gli stake-holder del territorio per ridurre i fattori di rischio economici, sociali e ambientali; a favorire la rete dei fornitori di servizi (pubblici e privati) operanti all’interno della filiera dei servizi socio-sanitari agli anziani non autosufficienti.
 
Le iniziative di intervento, sia sul fronte della domanda, sia sul fronte dell’offerta, non potranno, infine, prescindere dalla ricerca di nuovi equilibri tra finanziamento pubblico e finanziamento privato dei servizi di assistenza agli anziani non autosufficienti. In particolare si potrebbero ipotizzare diversi canali di finanziamento tra loro integrati, quali il finanziamento pubblico di un programma nazionale di protezione da definire esplicitamente (le necessarie risorse potrebbero essere garantite dalla riforma dell’attuale indennità di accompagnamento da graduare secondo il bisogno); compartecipazioni degli utenti calibrate in relazione anche alla situazione patrimoniale; coperture assicurative e fondi integrativi della copertura pubblica eventualmente collegati con fondi pensione, con incentivi fiscali mirati (in Italia nel 2013, si stimavano circa 1 milione di persone con copertura LTC, per la maggior parte fondi aziendali basati su accordi collettivi); il ricorso a strumenti di equity release (es. prestito vitalizio ipotecario).
 
In conclusione, la sostenibilità dei sistemi socio-sanitari, in particolare nel caso dei servizi di assistenza agli anziani non autosufficienti, richiede strumenti di governo della domanda e dell’offerta innovativi, nonché nuove modalità di finanziamento. Particolarmente importanti paiono essere alcune iniziative dal lato della domanda quali le politiche di prevenzione dei fattori di rischio di patologie croniche e di decadimento fisico e cognitivo che si fondano sulla promozione di corretti stili di vita e sulla responsabilizzazione e sulla consapevolezza dei cittadini potenzialmente soggetti, in età avanzata, all’insorgere di cronicità determinanti la non autosufficienza.
 

Su queste tematiche hanno discusso Andrea Francesconi, Marco Augusto Maria Pagani, Nicola Pinelli, Vincenzo Rebba in un confronto che si è svolto il 4 giugno durante il Festival dell’Economia. L’incontro è stato curato dal Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Trento.