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SISTEMI DI DIALOGO PERSONA - MACCHINA

L’impatto economico e sociale delle tecnologie della comunicazione parlata. Intervista a Giuseppe Riccardi

12 settembre 2017
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di Sonia Caset
Lavora presso la Divisione Comunicazione ed Eventi dell’Università di Trento.

Al Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione dell’Ateneo trentino c’è un gruppo di ricerca che si occupa di analisi, riconoscimento e interpretazione di segnali che spaziano dal linguaggio parlato, scritto e multimodale a quelli fisiologici generati da sensori. Il secondo ambito di ricerca è quello della modellazione, progettazione e valutazione di sistemi di interazione persona-macchina con tecniche di apprendimento automatico. Gli studi avvengono nel laboratorio Signals and Interactive Systems (SiS LAB), fondato e diretto Giuseppe Riccardi. 
Recentemente, il professore ha ricevuto il titolo di Fellow, una delle più alte onorificenze dell’International Association of Speech Communication (ISCA), che riunisce i ricercatori a livello mondiale nel campo delle scienze e tecnologie della comunicazione parlata. La motivazione del titolo di Fellow menziona i contributi alla modellizzazione del linguaggio, ai sistemi di comprensione del linguaggio e ai sistemi di dialogo persona-macchina. A lui abbiamo rivolto qualche domanda sullo stato dell’arte nel campo della scienza del linguaggio e del progresso tecnologico.

Professor Riccardi, lei è il primo in Italia a ricevere la fellowship dall’ISCA. Quali risultati di ricerca sono alla base di questo importante premio internazionale?
Le motivazioni della fellowship si riferiscono alla ricerca svolta negli ultimi venti anni passati a sviluppare modelli matematici per la comprensione del linguaggio e modelli di dialogo per sistemi di interazione persona-macchina. Questi lavori hanno permesso di costruire i primi prototipi di agenti dotati di “intelligenza artificiale” per gestire conversazioni con milioni di utenti usando direttamente il linguaggio naturale. Alla fine del secolo scorso queste tecnologie sono state sperimentate in ambiti specialistici e in scala ridotta, rispetto a ciò che noi abbiamo l’opportunità di fare oggi per supportare utenti che utilizzano dispositivi molto diversi tra di loro. Attualmente una interazione tramite linguaggio naturale si confermerà come l’unica in grado di connetterci a differenti tipi di entità sociali e tecnologiche.

A che punto è oggi la sfida sull’interazione persona-macchina e quali benefici ha portato e porterà nella vita di tutti i giorni?
Sono stati fatti molti passi avanti. Da circa dieci anni a questa parte milioni di utenti di tutte le fasce sociali hanno la possibilità di interagire con strumenti sofisticati come gli smarthphone che, oltre a possedere enormi capacità di gestire applicazioni, permettono di accedere a una rete molto complessa e non-uniforme di conoscenza (dati) e persone. Il tipo di interazione si sta reinventando nei laboratori di ricerca seguendo paradigmi tradizionali ma anche nuovi. Sicuramente, a differenza degli anni ottanta, dove le tecnologie avevano un impatto diretto solo su processi produttivi e aziendali, ora la tecnologia ha un impatto su un’intera popolazione mondiale a velocità maggiore. 

In particolare, su quali fronti è impegnato il laboratorio Signals and Interactive Systems del DISI? 
Oltre ai settori industriali di ICT (Information and Communication Technologies) di ovvio interesse, che per anni hanno investito in queste tecnologie, un importante settore ad alto impatto sociale ed economico è quello della salute. Negli ultimi anni abbiamo proposto nuove forme di interazione e sistemi chiamati “personal healthcare agents” che supporteranno e miglioreranno l’intero ecosistema fatto da medici, pazienti, aziende sanitarie, personale specializzato. La gestione della salute, nel senso più largo, deve includere non solo un percorso di cura integrato con tecnologie di intelligenza artificiale e sistemi di interazione persona-macchina, ma anche il percorso di prevenzione. Si tratta della fase in cui queste tecnologie possono dare un notevole contributo economicamente e socialmente sostenibile. In questa direzione stiamo lavorando con ricercatori, medici ed operatori industriali nazionali e internazionali per costruire una visione condivisa della ricerca e dei servizi di supporto.

Quali sono le professionalità e le discipline coinvolte negli studi di intelligenza artificiale e interazione persona-macchina?
Da una parte ci sono le competenze “dure” delle scienze computazionali dell’informatica e dell’ingegneria dell’informazioni. Dall’altra ci sono competenze di carattere cognitivo, psicologico e comportamentale, per citare le maggiori, nel progettare interazioni “nuove” per le quali non esistono riferimenti nel mondo reale o virtuale. Ovviamente per fare ricerca e costruire sistemi di interazione persona-macchina basati sull’intelligenza artificiale bisogna avere gruppi di ricerca interdisciplinari e questa è una complessità da gestire per poter fare progressi. In ambito accademico nel nostro dipartimento abbiamo lanciato molte iniziative che mettono in connessione sia discipline che dipartimenti dell’ateneo. Questa tendenza a livello mondiale, sarà la chiave per creare la necessaria contaminazione e cooperazione e costruire questo nuovo futuro.