Cell Technology core facility, CIBIO. Foto archivio Università di Trento.

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CORE FACILITIES: RETE DI PIATTAFORME D’AVANGUARDIA

Al Centro per la Biologia Integrata (CIBIO) il Bio Facility Day con ospiti internazionali

7 marzo 2018
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Valentina Adami
di Valentina Adami
Coordinatrice delle Core Facilities del Centro per la Biologia Integrata (CIBIO) dell’Università di Trento.

La rapida evoluzione delle tecnologie a disposizione della ricerca nel campo delle scienze della vita se da un lato consente di raggiungere traguardi considerati inimmaginabili solo pochi anni fa, dall’altro ha imposto una riorganizzazione delle strutture di ricerca con la creazione di core facilities

Si tratta di piattaforme centralizzate all’interno di una rete o di un singolo centro di ricerca, con lo scopo di facilitare l’accesso a strumentazioni e tecnologie complesse attraverso l’esperienza e la competenza di personale dedicato, “collaboratori che non dicono mai di no, a patto che il progetto sia tecnicamente realizzabile”. Così le ha definite Joanne Lannigan, direttrice della facility di Citofluorimetria dell’Università della Virginia, nella presentazione al Bio Facility Day, giornata organizzata dal Centro per la Biologia Integrata (CIBIO) dell’Università di Trento. 

Come precursore nel panorama delle università pubbliche nazionali, il CIBIO ha introdotto questo modello organizzativo innovativo sin dall’inizio, derivandolo da contesti di ricerca internazionali avanzati; dopo pochi anni dalla sua implementazione sta già rappresentando un elemento distintivo per la produttività scientifica di qualità e per l’attrattività di ricercatori, anche internazionali. Il circolo virtuoso che si è innescato funge da catalizzatore di qualità sia per i ricercatori che per lo stesso staff delle facilities. Si auspica che tale innovazione sia, nel tempo, accompagnata da un quadro normativo di riferimento che possa riconoscere ruoli professionali innovativi a sostegno di questo modello vincente.

CIBIO conta oggi nove piattaforme d’avanguardia, quali la facility di High Throughput Screening, piattaforma chiave nelle prime fasi del processo di scoperta di nuovi farmaci, quelle di Imaging con gli strumenti di microscopia e di Cell Analysis and Separation con tecnologie di citofluorimetria. La facility di Cell Technology applica le più recenti scoperte nell'ambito delle cellule staminali e del genome editing (CRISPR/Cas9), per lo sviluppo di nuovi modelli in vitro, mentre modelli in vivo sono utilizzabili attraverso la facility di Organismi Modello. La facility di Next Generation Sequencing è dedicata al sequenziamento di DNA e RNA, così come quelle di Spettrometria di massa e Protein Technology forniscono attrezzature e competenze per lavorare con le proteine. Nella facility di Bioinformatica infine, viene analizzata ed interpretata l’immensa mole di dati generati dalle moderne tecnologie.

Le facilities del CIBIO sono utilizzate con successo dai 40 gruppi di ricercatori interni, ma anche di altre Università e di aziende. Achim Treumann, direttore della facility di Proteomica dell’Università di Newcastle, ha sottolineato la fondamentale importanza delle reti regionali, nazionali e internazionali di core facilities. Importante è anche il ruolo delle facilities stesse nello stabilire quotidianamente connessioni, tra ricercatori dello stesso istituto, spesso talmente immersi nella loro ricerca da non realizzare che altri colleghi hanno già affrontato problemi comuni, e tra ricercatori interni ed enti esterni, anche privati, clinici ed industriali, creando opportunità di collaborazione e di trasferimento tecnologico. Questo tema è stato ripreso in una tavola rotonda finale, che ha visto la partecipazione di CRO, start up biomedicali e Hub Innovazione Trentino (HIT), in cui è emerso il ruolo delle core facilities e la loro importanza nella creazione di un ecosistema favorevole alla creazione di iniziative imprenditoriali in campo biomedicale.

Lo scorso 15 febbraio il Centro di Biologia Integrata (CIBIO) dell’Università di Trento ha organizzato il Bio Facility Day, evento dedicato alle shared resources, che ha visto la partecipazione di 160 persone. Tra i relatori, oltre ai sopracitati Joanne Lannigan e Achim Treumann, erano presenti Vito Giuseppe D’Agostino e Nicola Segata, ricercatori dell’Università di Trento, l’ematologo Giovanni Roti dell’Università di Parma e Mauro Baruchelli con Elisa Sartori di Biodermol Ambiente srl.