Un momento dell'incontro | foto Roberto Bernardinatti, archivio Università di Trento

Ricerca

AL SERVIZIO DELLA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO: LA RICERC-AZIONE

Dal puro trasferimento di conoscenze accademiche allo scambio di competenze e azioni concrete da e verso Paesi in via di sviluppo

25 marzo 2015
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Serena Beber
di Serena Beber
Lavora presso la Divisione Comunicazione ed Eventi dell’Università di Trento.

Ricerca accademica e cooperazione allo sviluppo: due ambiti che più di altri soffrono della mancanza cronica di finanziamenti, ulteriormente inasprita dall'attuale situazione economica. Quando questi due mondi si incontrano e la ricerca riguarda, incentiva e si traduce in cooperazione allo sviluppo, essi devono affrontare ulteriori difficoltà: instabilità politica dei Paesi in Via di Sviluppo (PVS), catastrofi naturali ed epidemie. Questo scenario non ha tuttavia rallentato le attività dell'Università di Trento: il convegno “Università e territorio trentino nei nuovi scenari di sviluppo internazionale. Verso un sistema locale per uno sviluppo globale”, organizzato presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale lo scorso 19 marzo, ha infatti riempito l'aula Kessler con oltre un centinaio di partecipanti.

L’interesse suscitato dall’incontro si è riflesso anche nell’ampia partecipazione dei vertici universitari. Il rettore eletto Paolo Collini ha sottolineato che “Sappiamo come esista una forte correlazione tra livello di formazione e tasso di sviluppo di un Paese. Su molti degli squilibri e delle situazioni drammatiche a cui oggi assistiamo a livello locale e globale, si sarebbe potuto intervenire con la leva della formazione mirata alla cooperazione allo sviluppo”.
“Un’università internazionale pensa a un mondo globale e alle diverse possibilità di globalizzazione, a partire dal suo vissuto e da quello del suo territorio”, ha affermato Carla Locatelli, prorettrice per gli accordi internazionali dell’Università di Trento, nell’aprire la sessione dedicata agli approfondimenti e alla riflessione sui progetti avviati e sulle prospettive. 
Marco Tubino, nella doppia veste di direttore del Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica (DICAM) dell’Università di Trento e presidente del Comitato scientifico del Centro per la Formazione alla Solidarietà Internazionale ha moderato la sessione. I lavori si sono aperti con la relazione di Emanuele Fantini dell’Università di Torino: “L’esperienza dell’Università di Torino e del progetto Uni.Coo” che ha sintetizzato nella parola RICERC-AZIONE la filosofia della ricerca nell'ambito di cooperazione e sviluppo. L'ateneo torinese ha sviluppato progetti attenti sia all'integrazione di giovani ricercatori e laureandi nei PVS, che qui sviluppano soprattutto la parte di AZIONE, sia all’accoglienza di dottorandi provenienti dagli stessi PVS, dando loro l'opportunità di utilizzare strumenti e ricerche inaccessibili nei Paesi di origine, concentrandosi quindi più sulla parte di RICERCA. In questo particolare momento di difficoltà economica l’Università di Torino ha adottato un metodo innovativo per finanziare queste attività: alle risorse destinate dal MIUR l'ateneo aggiunge infatti 5 euro a studente, che toglie dall'importo delle tasse universitarie.

Guido Zolezzi, delegato per la cooperazione allo sviluppo dell'Università di Trento, nel suo intervento “L’Università di Trento e la cooperazione allo sviluppo” ha spiegato come la cooperazione allo sviluppo si traduca in azioni concrete, quali l’accesso alle riviste scientifiche, l’interazione con i territori beneficiari che si struttura come uno scambio e non come mero trasferimento di conoscenza, azioni possibili anche grazie al coinvolgimento del Coordinamento Universitario per la Cooperazione allo Sviluppo (CUCS), della CRUI e del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. In ambito didattico UniTrento ha attivato il corso di Metodologie di cooperazione internazionale e gestione partecipata dei progetti, attraverso la propria Cattedra UNESCO in Engineering for Human and Sustainable Development, presentato dai coordinatori Marco Bezzi e Massimo Zortea (DICAM). I partecipanti, provenienti da diverse aree disciplinari, imparano a comprendere il contesto di intervento, definire obiettivi, strumenti e metodi secondo una logica partecipata ai progetti, coinvolgendo il territorio e suoi attori, per beneficiare della loro esperienza diretta e prevenire conflitti in fase esecutiva. L'ateneo trentino ha inoltre attivato corsi specifici, quali la Scuola di Studi Internazionali. 

Il professor Corrado Diamantini (DICAM) ha illustrato un'esperienza di ricerca più pratica e applicativa: la progettazione e realizzazione dei piani urbanistici di Caya e Sena (Mozambico, 2012-2013), affiancati dallo studio di un piano territoriale coerente. Questo lavoro ha permesso agli studenti e ai ricercatori coordinati da Diamantini di rafforzare la propria motivazione, fare un'esperienza formativa e applicativa e di verificare sul campo la necessità di coinvolgere la popolazione e le istituzioni locali, coniugando quindi le competenze acquisite durante il corso relativo alla gestione partecipata con le attività di ricerca e di progettazione sul campo. Zolezzi si augura che in futuro le già soddisfacenti attività di UniTrento possano essere ulteriormente potenziate grazie alla collaborazione con i soggetti tradizionalmente coinvolti nella cooperazione allo sviluppo – ONLUS, ONG, associazioni di volontari – e con le imprese del territorio, in un’ottica di esportazione e scambio della conoscenza con i PVS. 

Il pomeriggio si è concluso con una carrellata di testimonianze sull'esperienza di collaborazione tra fondazioni, associazioni e piccole imprese locali e università, che hanno saputo leggere in chiave creativa le opportunità insite nella cooperazione allo sviluppo. La Fondazione Ivo de Carneri, ad esempio, ha creato a Pemba (arcipelago di Zanzibar), un laboratorio di microbiologia per l'analisi delle acque e la prevenzione della diffusione di malattie parassitarie, con un’esperienza "in uscita" (outgoing), dato che le attività sono state condotte da ricercatori trentini che si sono recati in Tanzania. Diverso il caso estremamente creativo di DoloMit, piccola realtà trentina che offre corsi di lingua e cultura italiana a studenti stranieri, combinando le attività in aula con l'esplorazione del territorio Trentino, con un approccio quindi "in entrata" (incoming), i cui destinatari sono infatti stranieri che risiedono per qualche tempo in Trentino. 

Numerosi gli studenti presenti nell'Aula Kessler: la tendenza alla fuga dei cervelli può essere quindi positivamente trasformata RICERC-AZIONE attraverso uno scambio permanente di competenze e conoscenze, grazie a una sorta di esportazione e importazione temporanea dei cervelli. Si tratta di sostituire, il modello tradizionale da donatore a beneficiario con un’ottica di reciprocità degli scambi, come ha concluso Mauro Cereghini, presidente del Centro per la Formazione alla Solidarietà Internazionale, di cui l’Ateneo trentino è socio fondatore.