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Ricerca

EDUCARE ALLA CONVIVENZA MULTICULTURALE E AL PLURALISMO RELIGIOSO

Un progetto pilota di ricerca e sperimentazione didattica che usa il metodo dell’argomentazione giuridica

7 ottobre 2015
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Serena Tomasi
di Serena Tomasi
Assegnista presso la Scuola di Studi Internazionali dell’Università di Trento.

Come si risolvono i conflitti multiculturali? Si tratta di una domanda cruciale e urgente, posta dalla realtà sociale e giuridica dei nostri giorni, caratterizzata per un verso dalla convivenza multiculturale e, per l’altro, dal pluralismo delle fonti giuridiche. La questione è stata sinora oggetto di attenzione soprattutto da parte dei sociologi e degli studiosi delle discipline giuridiche positive, i quali hanno proposto il multiculturalismo e l’intercultura come possibili approcci alla diversità.

Guardando alla dimensione concreta del problema, si ha la sensazione che le risposte, in assenza di un quadro normativo definito e di un modello condiviso di soluzione, siano complicate da stereotipi e da tensioni inconciliabili. La risposta alla domanda suggerirebbe perciò lo studio di un metodo capace di educare alla convivenza multiculturale e al pluralismo religioso, facendo acquisire ai singoli quelle social skills che consentono, nel quotidiano, di comporre i conflitti.  

È questo il quadro nel quale ha preso avvio la ricerca sul tema “Differenze, migrazione, integrazione: educare alla cittadinanza nell’età del pluralismo giuridico”. Il progetto, finanziato da Caritro, mira a predisporre uno strumento concettuale e operativo per la soluzione delle controversie multiculturali, modellato sulle peculiarità della realtà territoriale trentina. Il contesto, in particolare, è quello scolastico: scuole secondarie di primo grado, frequentate da minoranze linguistiche e religiose sempre più consistenti. Il progetto è “pilota”, poiché comporta una ricerca e una sperimentazione didattica inedite per la loro destinazione finale. La realizzazione del progetto è frutto di una sinergia tra Scuola di Studi Internazionali dell’Università di Trento, Istituti Comprensivi di Trento, CERMEG (Centro di Ricerche sulla Metodologia Giuridica, distretto trentino) e Centro interculturale “Millevoci” di Trento.

Il progetto è stato promosso nelle scuole con il titolo “Integrazione tra diritto e parola”. Questa formula serve a chiarire il fine e i mezzi della ricerca. Scopo ultimo è quello di favorire l’integrazione, cioè la convivenza in contesti multiculturali potenzialmente conflittuali, mediante l’acquisizione di capacità di ragionamento e discussione critica necessarie all’esercizio attivo della cittadinanza. Il metodo impiegato è quello dell’argomentazione giuridica, cioè del complesso di ragionamenti che hanno luogo nel processo. L’approccio è duplice: da un lato il modello processuale, dall’altro la teoria dell’argomentazione (e lo strumentario da essa predisposto per la buona argomentazione). Il processo è considerato come esperienza, diretta o indiretta, che ognuno può avere del diritto e della sua applicazione nella dimensione giudiziale. Il processo, così come si svolge nelle aule giudiziarie, è contraddistinto da ritualità istituzionali e da regole logiche e pragmatiche che impongono alle parti un certo “galateo” della discussione, che il progetto ritiene utilizzabile nella sua struttura di base in altri ambiti regolati della convivenza civile. Nel campo della teoria argomentativa esistono numerosi studi che forniscono consigli per una buona argomentazione e per valutare gli errori più ricorrenti. Alcune tecniche fondamentali sono state elaborate dagli studiosi del Critical Thinking (il “pensiero critico”) e successivamente affinate da altri ricercatori, tra cui i pragma-dialettici della Scuola di Amsterdam, che hanno sintetizzato in “dieci comandamenti” le regole necessarie affinché si possa stabilire una discussione e risolvere la divergenza di opinioni con soddisfazione per entrambi i partecipanti.

La ricerca ha preso le mosse da queste premesse filosofiche, per poi elaborare un codice argomentativo nuovo, adatto alla soluzione dei conflitti multiculturali che possono sorgere fra i ragazzi delle scuole medie. La parte teorica della ricerca è stata integrata da uno studio sulla realtà scolastica locale: in base ai dati raccolti, grazie alla collaborazione del Centro interculturale “Millevoci”, e considerando l’incidenza del numero di alunni stranieri presenti nelle classi, è stato individuato un istituto scolastico, la Scuola Secondaria di Primo Grado S. Pedrolli di Gardolo di Trento, atto alla sperimentazione e, al suo interno, due classi. In questo istituto sono stati organizzati un corso di formazione rivolto ai docenti della scuola e un laboratorio per l’esercizio della discussione argomentativa in aula. Il programma del laboratorio didattico terminerà a metà dicembre con alcuni test di valutazione incrociati, estesi anche a studenti estranei alla sperimentazione.

La combinazione della prospettiva di argomentazione giudiziale (proveniente da un contesto apparentemente diverso), con la prova pratica rivolta a cittadini in giovane età scolare, è del tutto inedita e rappresenta una vera e propria sfida nel campo della ricerca e della sperimentazione. Gli esiti del progetto saranno presentati e discussi in un incontro pubblico, subito dopo la conclusione della parte sperimentale.