Pierangelo Schiera, archivio Università di Trento

Storie

DI POLITICA NON SI MUORE

Il professor Schiera racconta il suo rapporto con Norberto Bobbio

30 maggio 2014
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Monica Agostini
di Monica Agostini
Referente per la comunicazione del Sistema bibliotecario di Ateneo dell'Università di Trento.

“Il libro in questione l’ho trovato nella mia bibliotechina, con una bella copertina bianca e rossa come le edizioni Einaudi di una volta”. Inizia così Pierangelo Schiera, professore emerito di storia delle dottrine politiche dell’Università di Trento, riferendosi al libro Politica e cultura di Norberto Bobbio, che ha scelto di presentare lo scorso 13 maggio in occasione dell’ultimo appuntamento del ciclo di incontri e letture “Come cambiano i libri”, dal titolo Di politica non si muore.

Si tratta di un libro pubblicato nel 1955, che raccoglie alcuni saggi scritti da Bobbio negli anni precedenti e che il professor Schiera ricorda di avere comprato nel 1956, quando, ancora liceale, cercava di capire la politica e la complessa realtà che lo circondava.

Intrecciando abilmente esperienze personali, letture, personaggi e ideologie del tempo, Schiera racconta, nell’atmosfera distesa che caratterizza questi incontri fra professori e studenti, cosa ha significato per lui quel libro, cosa apprezza del pensiero di Bobbio e quali temi sono a suo avviso ancora straordinariamente attuali.

Ricorda come rimase affascinato, lui quindicenne, dalle idee espresse nel libro e dal modo con cui venivano trattate: Bobbio parlava di libertà, dell’importanza della storia per costruire il futuro, del valore della moderazione, preferendo la tecnica del dialogo a quella dell’insulto. Per certi versi una voce originale in quel periodo, caratterizzato dalle ideologie urlate e da esasperate tensioni politiche e sociali.

Negli anni Sessanta l’ideologia liberale entra in crisi e Schiera si allontana da Bobbio, attratto dal realismo di Gianfranco Miglio; ma il filosofo torinese è sempre rimasto per lui un importante punto di riferimento, che ha influenzato notevolmente il suo pensiero. E, dopo aver avuto occasione di incontrarlo personalmente, alla stima per il filosofo si affianca quella per l’uomo.

Il libro per certi aspetti ha fatto il suo tempo: sono passati sessant’anni, la realtà è profondamente mutata e difficilmente potrebbe appassionare un giovane d’oggi. Ma se lo si legge in un’ottica più ampia, ci si accorge di quanto alcune tematiche siano ancora di stretta attualità.

Come ha detto il professore in una recente intervista rilasciata a SanbaRadio, “Oggi bisogna trovare il Bobbio di oggi e ciascuno deve trovare il suo. Occorre cercarlo però e non accontentarsi di grilli parlanti.”

L’attenzione verso i diritti concreti degli individui, la coscienza della pericolosità degli abusi del potere, la visione della libertà come condizione imprescindibile per lo sviluppo della personalità, le riflessioni sul ruolo dell’intellettuale fanno di Bobbio un uomo del nostro tempo, che vale senz’altro la pena conoscere e che per alcuni aspetti merita di essere imitato. Ad esempio, nel modo rispettoso e tollerante di dialogare con gli avversari, del quale oggi spesso si sente la mancanza.