Cellula tumorale e ingrandimento dei centrosomi. @Luca Fava.

Storie

IL FUNZIONAMENTO DELLE CELLULE TUMORALI

Intervista a Luca Fava, che ha scelto il CIBIO per continuare il proprio progetto di ricerca.

21 settembre 2017
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di Sonia Caset
Lavora presso la Divisione Comunicazione ed Eventi dell’Università di Trento.

Luca Fava ha 34 anni, è un giovane biologo che dal 2011 ha studiato le alterazioni nel comportamento delle cellule all’Università Medica di Innsbruck. Grazie al finanziamento di 600.000 dollari (estendibile fino ad un massimo di un milione) ottenuto dal programma Career Development Award della Fondazione Giovanni Armenise Harvard, Fava è rientrato in Italia. Da agosto è al lavoro con il suo laboratorio presso il Centro di Biologia Integrata (CIBIO) dell’Università di Trento, per proseguire la ricerca sugli errori nella divisione cellulare che portano a generare tumori. 

Dottor Fava, ci parli del progetto di ricerca che la vedrà al CIBIO per 5 anni. Perchè ha scelto l’Università di Trento?
Sono originario di Bolzano e ho seguito il CIBIO fin dai suoi albori, quando ho saputo della sua creazione da colleghi ricercatori, osservandone lo sviluppo e la produzione scientifica. Negli anni Il centro è passato da mero oggetto della mia curiosità a un possibile obiettivo dove poter portare il mio percorso professionale. Questo grazie ai numerosi successi, sia su scala nazionale che internazionale, che il centro ha ottenuto in tempi recenti. Pur non conoscendo nessuno nel dipartimento, una volta preso contatto, ho trovato un ambiente molto aperto ad accogliermi, oltre che un grande entusiasmo fra i colleghi che giá vi lavoravano. La vittoria del finanziamento della fondazione Armenise-Harvard, che aveva portato prima di me altri quattro ricercatori al CIBIO, mi ha poi consentito di realizzare la mia aspirazione di fondare il mio laboratorio al CIBIO.

Come sarà composto lo staff del laboratorio da lei diretto e come avviene la scelta dei ricercatori?
Il laboratorio Armenise-Harvard Laboratory of Cell Division sarà composto da un team di studiosi molto giovani, inizialmente tre persone oltre a me. La prima collaboratrice sarà una neo-dottoressa di ricerca (Federica Alessandrini, 28 anni) che comincerà nel mese di ottobre. Siamo entrati in contatto dopo che ho pubblicizzato la disponibilità del posto su un portale internazionale di annunci e il suo profilo scientifico è emerso, grazie ad esperienze accumulate sia in Italia che negli Stati Uniti, come quello maggiormente rispondente alle esigenze scientifiche del laboratorio. I profili degli altri membri saranno diversi: neolaureati che lavoreranno nell´ambito del dottorato di ricerca. Il bacino da cui attingerò sarà un gruppo di persone selezionate dalla scuola di dottorato del CIBIO, che attira numerose candidature dalle nazioni più varie.

Avrete collaborazioni internazionali?
Certamente! Mantengo ottimi rapporti con chi ha diretto la mia ricerca in precedenza, in Svizzera e Austria. Collaboreremo attivamente anche con laboratori presso l´Institute of Cancer Research di Londra e lo WEHI di Melbourne. Complessivamente i nostri collaboratori operano presso istituti di grande tradizione e ci daranno accesso ad una serie di strumenti scientifici che solo un'esperienza di alcuni decenni può consentire di accumulare.

Studiare le alterazioni nel processo mitotico ci permetterà, in futuro, di individuare nuove terapie. Qual è lo stato delle ricerche ad oggi?
La proliferazione cellulare incontrollata è un segno caratteristico dei tumori e la mitosi è il processo tramite cui una singola cellula da luogo a due. È ovvio quindi che la comunità scientifica si sia concentrata anche sul contrastare la mitosi per combattere i tumori. Uno dei chemioterapici più diffusi, il taxolo, opera disturbando la mitosi e promuovendo quindi il suicidio delle cellule tumorali. Un filone di ricerca che vede molti test clinici in corso si propone di migliorare l´efficacia degli anti-mitotici come il taxolo. Nei prossimi anni il mio laboratorio avrà l´obiettivo di comprendere meglio quali sono le anomalie del processo mitotico nei tumori e i meccanismi con cui le cellule sane riescono a prevenirle. Si tratta di un filone di ricerca di base. La speranza è quella che in futuro queste nuove conoscenze ci forniscano spunti per aggredire le cellule malate con maggior efficacia e precisione.

 

 

 

 

 

 

[Sinistra: colorazione tramite immunofluorescenza di una cellula tumorale (carcinoma al polmone) che ha abortito la mitosi in corso d´opera, dando luogo ad una duplicazione del suo contenuto. In particolare sono visibili i nuclei (in bianco) e i centrosomi (in rosso e verde). Destra: ingrandimento dei centrosomi, un organello cellulare che ha importanti effetti sulla struttura e sul comportamento delle cellule e su cui si concentreranno le attenzioni del laboratorio diretto dal dottor Fava].