Roberto Battiston e Daria de Pretis
Foto Agf Bernardinatti, archivio Università di Trento

Storie

LE NUOVE FRONTIERE DELLA RICERCA SPAZIALE

Ne parla Roberto Battiston, nuovo presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana e docente dell’Università di Trento

27 maggio 2014
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Marinella Daidone
di Marinella Daidone
Lavora presso la Divisione Comunicazione ed Eventi dell’Università di Trento.

Nuovo presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), nominato lo scorso 16 maggio, Roberto Battiston è professore ordinario del Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento. Presidente della commissione di Fisica astroparticellare dell’INFN è stato tra i promotori del Trento Institute for Fundamental Physics and Applications (TIFPA), Centro Nazionale dell’INFN dedicato alla fisica e tecnologia spaziale nel settore delle astroparticelle, fondato a Trento nel gennaio 2013.

Professor Battiston, la nomina a presidente dell’ASI è un prestigioso riconoscimento scientifico e una grande responsabilità. Quali saranno i suoi primi impegni?

Ho già iniziato a rappresentare l’ASI e l’Italia negli incontri internazionali, verificando direttamente quanto sia importante il ruolo del nostro paese nel contesto spaziale. Come terzo contributore di ESA (Agenzia Spaziale Europea), dopo Francia e Germania e prima dell’Inghilterra, l’Italia gioca un ruolo fondamentale nella scena internazionale spaziale.

Dal 1969, quando Neil Armstrong mise piede sulla luna, come è cambiata la percezione dello spazio? Investire in questo campo rappresenta ancora un grande passo per l’umanità? 

Una quantità incredibile di cose nella vita quotidiana dipende dallo spazio, telecomunicazioni, monitoraggio dell’atmosfera e della terra, gestione delle emergenze, solo per citarne qualcuna. Lo spazio è sinonimo di progresso, di miglioramento della qualità della vita. Non investire nello spazio significa non credere nel futuro. 

Lei è rientrato a Trento, suo luogo di origine, dopo una carriera che l’ha portato altrove. Ce ne può parlare?

Dopo gli studi alla Normale di Pisa e a Parigi, ho svolto tutta la mia carriera accademica a Perugia dove ho fondato due laboratori e uno spin off dedicati alla fisica delle particelle a terra e nello spazio. 
Ho sempre mantenuto ottimi rapporti con Trento, in particolare con le ricerche tecnologiche di FBK (Fondazione Bruno Kessler). Nel 2012 si è aperta la possibilità con l’INFN di fondare a Trento il TIFPA (Trento Institute for Fundamental Physics and Applications) un nuovo Centro nazionale dedicato alla fisica spaziale e astroparticellare. Mi è sembrata un’occasione importante e mi sono trasferito con la mia famiglia nella mia terra di origine. È stato molto piacevole ritrovare tanti amici impegnati in ruoli importanti nella società trentina, prima tra tutti la nostra rettrice, Daria de Pretis, con cui ho condiviso gli anni del ginnasio. 

Quali sono i principali progetti a cui state lavorando presso il TIFPA?

Ci sono progetti preesistenti come LISA-Pathfinder del professor Stefano Vitale (responsabile scientifico), passo importante nella direzione della rivelazione di onde gravitazionali nello spazio, e progetti nuovi, come l’analisi dei dati dell’esperimento AMS, relativo alla ricerca dell’antimateria e della materia oscura sulla Stazione spaziale. Recentemente ha avuto inizio una collaborazione con la Cina per metodi innovativi relativi al monitoraggio sismico dallo spazio attraverso il progetto Limadou [nome cinese del gesuita Matteo Ricci, matematico, cartografo e sinologo del XVI sec., da cui prende nome il progetto, ndr]. 

A partire dalla sua esperienza, cosa direbbe a un giovane che desidera fare ricerca? Quali sono i pro e i contro?

Passione, tenacia e studio. Fare ricerca è impegnativo ma certamente è bellissimo. Deve essere come un tarlo, un rovello che non ti lascia mai tranquillo e che ti spinge a capire come funziona il mondo attorno a te. Se uno intraprende questa strada deve essere sicuro di non poterne fare a meno. Ma ne vale la pena.