Immagine tratta dalla locandina dell'evento

Storie

NUMERI ROSA

Da Ipazia di Alessandria a Maryam Mirzakhani: donne matematiche nella storia

4 maggio 2016
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di Sonia Mazzucchi
Ricercatrice presso il Dipartimento di Matematica dell’Università di Trento.

Se vi chiedessi di pensare ad un grande matematico chi vi verrebbe in mente? Archimede? Gauss? Pitagora? Hilbert? Non so quale nome proporreste ma sono pronta a scommettere che uno studioso di sesso femminile non verrebbe in mente proprio a nessuno. A pensarci bene non c'è da sorprendersi: tante sono le difficoltà che dall'antichità ai giorni nostri le donne hanno dovuto affrontare per poter intraprendere degli studi scientifici.

Fino alla fine dell'Ottocento infatti le donne erano considerate oggetti di proprietà, del padre da ragazze e del marito in età adulta. Non solo non godevano di diritti politici, ma non potevano neppure accedere ad un'istruzione superiore, spesso neanche a quella elementare. Persino la rivoluzione francese, fondata su principi di libertà e uguaglianza, non mirava necessariamente a modificare la situazione: in quel periodo fu addirittura presentato un disegno di legge che proponeva il divieto per le donne di imparare a leggere. Non stupisce come i contributi femminili alla matematica siano dei casi sporadici e le biografie delle più importanti matematiche siano un esempio non solo di talento, ma anche di tenacia e di dedizione

Cominciamo con la storia di Ipazia di Alessandria (350- 415), astronoma, filosofa e prima matematica dell’antichità. Oggi viene considerata un simbolo della lotta per la libertà di pensiero perché venne barbaramente uccisa da una folla di integralisti cristiani. Istigatore dell’aggressione fu il vescovo di Alessandria, Cirillo, poi santificato, che vedeva in lei un ostacolo all'affermarsi del cristianesimo. 

Esemplare è anche la vicenda di Sophie Germain (1776-1831), matematica francese praticamente autodidatta che per poter ottenere i testi delle lezioni universitarie e pubblicare i propri lavori fu costretta ad utilizzare uno pseudonimo maschile. 

Nel secolo successivo la matematica russa Sofia Kovaleskaja (1850-1891) fu costretta a contrarre un matrimonio di comodo per poter emigrare in Germania e frequentare l'università.

Emmy Noether (1882-1935), probabilmente la più grande matematica del secolo scorso, nonostante fosse autrice di risultati fondamentali non poté mai ottenere ufficialmente una cattedra universitaria e tantomeno uno stipendio per mantenersi col proprio lavoro, ma teneva lezioni di altissimo livello facendo figurare un collega (il grande matematico D. Hilbert) come titolare del corso. 

Accanto a questi esempi di tenacia e perseveranza ne troviamo altri di modestia. Fa riflettere la vicenda di Maria Gaetana Agnesi (1718-1799) studiosa milanese che, religiosissima, avrebbe voluto prendere i voti e dedicarsi alla cura del prossimo ma portò avanti i suoi studi assecondando il volere del padre. Fu la prima donna a pubblicare un libro di matematica, che scrisse con esplicite finalità didattiche, e la prima a cui venne offerta una cattedra universitaria in matematica, che rifiutò. Alla morte del padre Maria Gaetana Agnesi abbandonò gli studi per dedicarsi alla religione e alle opere di carità trasformando la sua casa in un rifugio per donne inferme.

Completamente differente fu la vita di Ada Byron Lovelace (1815-1852), figlia del poeta inglese G.G. Byron, che condusse una vita mondana e piena di vizi. Traducendo in inglese un trattato sulla "macchina analitica" di Charles Babbage, una sorta di computer meccanico, aggiunse delle annotazioni personali in cui mostrava come questa potesse essere "programmata" esibendo quello che oggi molti riconoscono come il primo esempio di un programma per un computer. 

Al giorno d'oggi molto è cambiato: con la fine del 1800 l’accesso all’università è stato garantito alle donne, il numero delle studentesse nelle facoltà scientifiche è gradualmente cresciuto uguagliando, e in alcuni casi superando, quello degli studenti. Rimane un divario di genere a livello accademico, in particolare tra i professori ordinari. Potremmo riflettere a lungo sulle possibili cause di questa situazione, sicuramente la conciliazione tra vita familiare e carriera accademica è tutt'altro che banale.

Un segnale positivo è comunque arrivato nel 2014, con l’assegnazione della prestigiosa medaglia Fields (considerata una sorta di "premio Nobel per la matematica") alla matematica iraniana Maryam Mirzakhani, prima donna a ricevere questo riconoscimento. 

L’11 aprile è stata inaugurata presso la Biblioteca di Scienze la mostra Numeri rosa: donne e matematica, che presenta, attraverso l'esposizione di 13 poster tematici, alcune figure di donne matematiche, dall’antichità ai nostri giorni. 
La mostra è stata organizzata dal Dipartimento di Matematica e dalla Biblioteca di Scienze dell’Università di Trento, in collaborazione con “Il Giardino di Archimede”.
Orari di apertura: lunedì-venerdì: 8.00-22.00; sabato: 8.00-13.00.