Dettaglio della linea di fascio nella sala sperimentale del Centro di Protonterapia

Vita universitaria

Le radiazioni che curano

Applicazioni alla medicina e alla ricerca preclinica. Il caso protonterapia con Chiara La Tessa e Francesco Tommasino

13 giugno 2023
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di Elisabetta Rossi
Responsabile dello staff al Dipartimento di Fisica

La fisica medica è quella disciplina scientifica per cui i concetti e le metodologie proprie della fisica sono applicati alla medicina. Ma in cosa consiste esattamente questa applicazione? Ne parliamo con i docenti Chiara La Tessa, responsabile del "Laboratorio di biofisica delle radiazioni e fisica medica" del Dipartimento di Fisica e Francesco Tommasino, referente scientifico per l’Università di Trento della scuola di specializzazione interateneo in Fisica medica.

Professoressa La Tessa, qual è il ruolo della fisica nella ricerca preclinica?

«La fisica cerca di capire come funziona l’universo e a volte anche se la ricerca sembra lontana dall’utilizzo pratico, ha di fatto sempre delle applicazioni nel mondo reale. Un esempio è proprio l’uso delle radiazioni nell’ambito della salute, sia per scopi diagnostici che curativi. All’inizio del 900 si è iniziato ad analizzare l’interazione tra radiazione e materia senza un’applicazione specifica. Poi lo studio sulle radiazioni si è tradotto nella parte clinica, fornendo la base a varie applicazioni sanitarie, tra cui l’imaging medica, la diagnostica fino alla radioterapia. All’interno della ricerca preclinica, la fisica svolge un ruolo fondamentale nel fornire i principi fondamentali e gli strumenti necessari per ottimizzare i trattamenti esistenti e aprire nuove possibilità nel campo delle cure mediche».

A Trento esiste il Centro di Protonterapia dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari, attualmente l’unica realtà a livello nazionale interamente dedicata ai trattamenti con fasci di protoni ed inserita in un contesto ospedaliero. In cosa consiste la collaborazione del vostro laboratorio con la protonterapia?

«In questi ultimi anni il laboratorio ha avviato numerose collaborazioni con Centro di Protonterapia. Questo è un aspetto per noi molto interessante, in quanto è proprio attraverso il confronto diretto e continuo tra ricercatori ed area medica che possiamo portare avanti ricerca di avanguardia, tenendo a mente un’immediata applicazione reale. In sinergia con i fisici sanitari del Centro, abbiamo svolto studi in diversi ambiti, quali la dosimetria, la caratterizzazione delle proprietà fisiche del fascio di protoni, il calcolo Monte Carlo dei piani di trattamento. Allo stesso tempo, parlando di analisi più direttamente collegate alle applicazioni cliniche, possiamo citare uno studio dedicato alla stima di insorgenza del rischio di tumori radio-indotti in pazienti trattati con protonterapia, per il quale recentemente abbiamo richiesto l’autorizzazione al Comitato etico dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari. Non da ultimo, al Centro è presente, oltre alle sale di trattamento, un’area sperimentale dove possiamo svolgere attività ad ampio spettro, dallo sviluppo di rivelatori alla radiobiologia. In questo contesto, ci fa piacere ricordare il recente contributo assegnato dalla Fondazione Caritro per sviluppare un laboratorio per ricerca preclinica in protonterapia. Insieme ai finanziamenti ricevuti da INFN e da altri enti e istituti nazionali ed internazionali che coinvolgono il laboratorio, il contributo della Fondazione testimonia l’unicità della realtà trentina in questo settore».

Professor Tommasino, a breve sarà attivata la Scuola interateneo di specializzazione in Fisica medica, nata dalla collaborazione dell’Università di Trento, dell’Università di Padova e dell’Università di Verona. In cosa consiste la professione del fisico sanitario all’interno degli ospedali?

«All’interno di una struttura ospedaliera, il fisico sanitario ha la responsabilità di effettuare valutazioni preventive e controlli specifici, al fine di garantire l’accuratezza e la qualità delle procedure di radiologia, di radioterapia e di medicina nucleare, nonché di radioprotezione. Per alcune di queste attività, quali ad esempio il calcolo e la verifica di un piano di trattamento di radioterapia, il fisico sanitario opera a stretto contatto con gli specialisti di area medica. Diversi studenti che abbiamo seguito in questi anni per progetti di tesi, hanno poi proseguito il loro percorso formativo in una Scuola di Specializzazione in Fisica Sanitaria».