Incontro progetto SuXr. Foto archivio Università di Trento.

Vita universitaria

Studenti e studentesse per i rifugiati

Il progetto SuXr: i numeri e le parole dei partecipanti. Breve resoconto a cinque anni dall’inizio

4 novembre 2019
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Manuel Beozzo
di Manuel Beozzo
Dottorando in Sociologia presso l’Università di Eichstätt-Ingolstadt, collabora al progetto SuXr dell’Università di Trento.

Con l’anno accademico 2019-2020 è partita la quinta edizione del progetto Studenti Universitari per i Rifugiati (SuXr), promosso dall’Università di Trento, in collaborazione con Cinformi e Provincia autonoma di Trento.

Il tema perno del progetto si mantiene costante nel dibattito pubblico e politico a livello regionale, nazionale e internazionale. L’attualità, la portata e la complessità della specifica questione migratoria rendono inevitabile la presenza della discussione all’interno dell’Università. 

Obiettivo primario del progetto è la sensibilizzazione di studenti e studentesse sul tema dei rifugiati e richiedenti asilo politico. Parallelamente il progetto mira ad avvicinare il mondo studentesco al mondo del volontariato, anche in un’ottica di comprensione partecipata del fenomeno. Il progetto si propone inoltre come momento di incontro tra domanda-offerta nel settore del volontariato. Studenti e studentesse stanno rispondendo in maniera molto positiva alle proposte formative del progetto (prima edizione: 24; seconda edizione: 122; terza edizione: 109; quarta edizione: 151), garantendo oltre 20.000 ore di volontariato. I numeri aiutano a collocare un fenomeno, a capirne le dimensioni e gli sviluppi e a monitorarlo. 

Associare un nome, un vissuto, una riflessione personale alle cifre aggiunge una nuance di emozionalità. Francesca (25 anni), Giorgia (21 anni) e Maria Gaia (24 anni) hanno raccontato la loro esperienza di partecipanti a SuXr nell’ambito dell’iniziativa Well come! UniTrento for refugees che si è tenuta lo scorso maggio presso il Dipartimento di Economia e Management. Il senso di responsabilità, l’entusiasmo e la sensibilità trasmesse al pubblico dalle tre studentesse rappresentano un evidente successo del progetto, anche sul piano qualitativo. 

Questa una breve sintesi delle loro testimonianze.

“Sono Francesca, laureanda in Gestione delle organizzazioni. Nell’anno accademico 2017-2018 ho partecipato al progetto SuXr con grandi aspettative. Stavo cercando un’esperienza attinente a quello che i telegiornali nazionali definivano ‘emergenza umanitaria’ e che nei social si trasformava in ‘aiutiamoli a casa loro’. Un’esperienza che mi permettesse di toccare da vicino la realtà di queste persone, consapevoli di quello che lasciavano nei loro Paesi, ma non di ciò che avrebbero trovato. Ho svolto la mia attività di volontariato nel progetto ‘Mai più soli’ di Famiglia Materna, una comunità educativa per minori stranieri non accompagnati. Inizialmente ho scelto questa realtà per le mie precedenti esperienze con i minori, per la mia esperienza da capo scout e per la mia spensieratezza educativa. Con il passare del tempo, dopo aver conosciuto ragazzi e ragazze, condiviso le nostre storie, visto e toccato con mano le loro cicatrici fisiche e psicologiche ho capito che nessuna esperienza pregressa avrebbe potuto aiutarmi a sostenere quello che di nuovo stavo vivendo. Ho insegnato loro qualche parola d’italiano e ricevuto sorrisi di riconoscenza, ma ciò che rimane più importante di questa mia esperienza sono le relazioni e i legami che si sono creati, oltre alla consapevolezza che la diversità è bella e arricchente.”

“Sono Maria Gaia, studentessa fuorisede al secondo anno del corso in Metodologia, organizzazione valutazione dei servizi sociali. Per le ore di volontariato mi sono rivolta all’associazione ‘Il Gioco degli specchi’ svolgendo babysitteraggio durante i corsi di italiano per donne straniere e insegnando talvolta io stessa italiano alle mamme. Ho inoltre integrato le ore di volontariato con attività di accoglienza presso Casa Baldè per migranti senza fissa dimora.

SuXr mi ha permesso di conoscere il mondo dei migranti, entrare in relazione con loro e conoscere le loro storie. Nella maggior parte dei casi ho avuto a che fare con persone della mia età, percependo con loro una forte vicinanza. È stato bellissimo condividere aspettative, paure, progetti e comprendere che in fondo si trattava degli stessi di un qualsiasi altro giovane. Svolgo da molto tempo attività di volontariato; SuXr mi ha permesso di avvicinarmi al volontariato, per la prima volta con i migranti, anche a Trento”.

“Sono Giorgia, studentessa del terzo anno di Lingue moderne. Tra novembre 2018 e settembre 2019 ho svolto servizio di volontariato presso la Comunità Famiglia Materna (progetto ‘Mai Più Soli’). Posso dire con certezza che non mi sarei mai aspettata di diventare una volontaria. Ho scelto la realtà di via Palermo perché accoglieva (al passato perché purtroppo ha dovuto chiudere) minori stranieri non accompagnati, quindi ragazzi di un’età più vicina alla mia. L’ho vissuta come una sfida da vincere con me stessa, contro quella parte di me più timida. Inoltre, come studentessa di lingue, volevo capire cosa volesse dire insegnare una lingua partendo da zero. Nel concreto il mio compito era di insegnare l’italiano, ma ho avuto anche la possibilità di insegnare matematica a chi stava svolgendo un percorso per ottenere la licenza media o superiore. L’imparare l’italiano si è trasformato in un’opportunità per instaurare un rapporto di comunicazione e ascolto, con una naturalezza inaspettata. In noi volontari e volontarie i ragazzi hanno trovato degli amici, persone vicine alla loro età, pronte ad ascoltare le loro storie, confidenze e paure. Mi ha colpito moltissimo la loro voglia di comunicare; se non erano in grado con l’italiano cercavano di farsi capire tramite esempi, disegni, altre lingue. È difficile esprimere a parole tutto quello che si può imparare e guadagnare da esperienze come queste.”

[Per informazioni: suxr [at] unitn.it]