Il sito archeologico di Olimpia. Foto Adobe Stock

Eventi

Il federalismo nella Grecia antica tra competizione e cooperazione

Conversazione con Hans Beck, professore alla Westfälische Wilhelms-Universität Münster

10 novembre 2021
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Elena Franchi
di Elena Franchi
Professoressa associata del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento.

Stiamo assistendo, in questa fase storica, a una crescente tendenza internazionale a ricorrere a processi di federalizzazione per gestire conflitti regionali. Il federalismo sembra offrire uno strumento per risolvere divergenze e tensioni etniche, culturali e linguistiche, e persino per promuovere la pace. Non stupisce pertanto la diffusione di studi sul federalismo come strumento per la risoluzione dei conflitti. Proprio questo tema è stato, assieme ad altri, al centro di una recente conferenza, finanziata dalla Fondazione Alexander Von Humboldt, sulle relazioni intrafederali nell'antica Grecia, tenutasi a Trento il 26 e 27 ottobre 2021. Diversi interventi si sono concentrati sulla tensione tra cooperazione e competizione negli stati federali della Grecia antica, mentre una tavola rotonda di studiosi e studiose ha messo a confronto il federalismo antico e quello contemporaneo. Abbiamo avuto il piacere di parlarne con Hans Beck, professore ordinario alla Westfälische Wilhelms-Universität Münster, che è partner del progetto Humboldt "Federalism at War", del quale è responsabile chi scrive, e del nuovo accordo Erasmus promosso congiuntamente dalle Università di Münster e di Trento.

Quando si pensa agli antichi Greci si pensa ad Atene e Sparta e quindi alla polis greca, la “città-stato”. Eppure alcune popolazioni della Grecia antica si erano organizzate in una forma che oggi definiremmo federale. Chi erano e dove vivevano?

In effetti la tela che ritrae la storia e la cultura della Grecia antica si è notevolmente arricchita negli ultimi decenni. Mi ricordo un detto di quand'ero studente, secondo cui "studiare qualsiasi città-stato greca diversa da Atene non è possibile e nemmeno desiderabile". Ebbene entrambe questeHans Beck raccomandazioni sono state smentite. Anzitutto, si è verificato un vero e proprio cambiamento di prospettiva. Oltre ad Atene e Sparta, gli studiosi e le studiose hanno iniziato ad apprezzare la pluralità di popolazioni locali altrettanto protagoniste della storia greca antica, che risiedevano a Tebe, Argo e Corinto nella Grecia continentale o nel Peloponneso, o a Mileto e Efeso oltre il mar Egeo, e a Siracusa, in Sicilia. E questi sono solo alcuni dei principali attori sulla scena.

Un progetto di ricerca promosso dall’Università di Copenaghen ha permesso di individuare complessivamente 1035 poleis! L'incremento significativo di dati materiali e immateriali, unito a un approccio generalmente denominato storico-archeologico, ci consente di decifrare il cosiddetto “ambiente discorsivo locale” di molte di queste città. Parallelamente, vi è anche una maggiore consapevolezza della pluralità di organizzazioni politiche diverse dalla polis. In particolare, numerosi cosiddetti koinà (sing. koinon) hanno recentemente ricevuto l'attenzione che meritano. Lo studio di questi stati federali, per esempio in Beozia, Etolia o nella Focide, per citarne solamente alcuni, ha ampliato considerevolmente la comprensione della cultura politica greca. E anche per questo è auspicabile un più vasto quadro di indagine.

Autonomia e tendenze centrifughe o cooperazione e tendenze accentratrici: quale di questi due binomi caratterizza maggiormente il federalismo nella Grecia antica?

Per definizione il federalismo comporta negoziazioni continue tra diverse parti interessate. A volte queste relazioni sono più facili, altre volte sembrano delicate se non addirittura impossibili. Affinché la partecipazione a uno stato federale rappresenti un'opzione attraente, quest’ultimo va costruito secondo determinati parametri, allettanti per gli stati membri anche in termini di prospettive future. Più o meno come avviene oggi, possiamo immaginare un ampio spettro di interessi che spinse le comunità locali dell'antica Grecia a unirsi in una lega. Sul piano economico, gli scambi sembrano riguardare aspetti del tutto ordinari: dal regime fiscale allo scambio di diritti di proprietà e di matrimonio. Sospetto però che questi aspetti fossero cruciali nella quotidianità degli antichi Greci come lo sarebbero nella nostra. Se poi aggiungiamo a questo una rafforzata capacità di organizzazione delle difese militari e la rilevanza del senso di appartenenza etnica, espresso attraverso tradizioni genealogiche fittizie, ne ricaviamo un quadro sintetico.

Sono proprio questi gli elementi accentratori cui fece riferimento Polibio di Megalopoli, influente uomo politico della Lega Achea, quando descrisse il suo koinon. Tuttavia, personalmente dubito che questi valori prevalessero costantemente sulle istanze di autonomia e auto-affermazione politica e culturale a livello locale. Per esempio, a volte le comunità locali di uno stato federale erano sottoposte a forti pressioni perché si schierassero a favore o contro il governo centrale in seguito a rivalità con altri membri del koinon. In un contesto fortemente caratterizzato da tensioni intrafederali, i negoziati federali erano particolarmente delicati. Sarebbe molto interessante approfondire ulteriormente questo aspetto ed esaminare i punti critici che emergevano quando il processo di federalizzazione poneva i membri della federazione di fronte a una scelta netta: se restare nella federazione o uscirne. Forse questo ci permetterà di individuare certe dinamiche ricorrenti. Penso che la ragione per cui gli Achei di Polibio furono così resilienti al rischio di disintegrazione avesse a che fare con la loro coesione interna, che era cresciuta costantemente e significativamente nel tempo.

Il federalismo come strumento di risoluzione dei conflitti è un tema ricorrente, quasi uno slogan, negli studi contemporanei in materia. Funzionò per gli antichi Greci, notoriamente sempre in guerra tra loro?

Difficile dirlo. Penso che dipenda da cosa intendiamo per "funzionò". Vero è che la cultura politica che animava le relazioni interstatali nell’antica Grecia è stata descritta come fortemente competitiva. Negli scritti dei principali storici greci si esprimono preoccupazioni per la guerra. La storiografia offre, in effetti, un'immagine di tensioni violente persistenti, ma forse questa visione è un po' di parte. È vero però che quando si considerano i reperti epigrafici, compresi gli innumerevoli accordi arbitrali tra le comunità greche, ne ricaviamo l’impressione che le relazioni interpoleiche fossero spesso tese, per non dire violente: una parte dell’esperienza greca.

Ed è ancor più sorprendente che molti koinà sopravvissero per un lungo periodo di tempo. Il koinon della Beozia per esempio, fondato nel VI secolo a.C., continuò a esistere per sei secoli fino al periodo imperiale romano. Certo, si susseguirono cambiamenti e interruzioni, alcuni di questi violenti ed endogeni, ma una volta risolti i Beoti riattivarono assetti di tipo federale. Occorre tenere a mente che le politiche "globali" di potere del tempo subirono sconvolgimenti profondissimi in quell'epoca. La lega beotica proseguì comunque, dando prova di notevole longevità. La crisi del koinon non comportava necessariamente la chiusura definitiva dell'esperienza federale. Quando cerchiamo di capire una crisi andando al di là degli aspetti che compromettono lo stato corrente delle cose possono emergere prospettive più creative. Penso che si possa affermare che i Greci trassero il massimo vantaggio dal principio federalista proprio nei momenti di crisi, che furono capaci di sfruttare riprogrammando, rimodellando e ricominciando da capo. L’esperienza federale è fatta anche di queste dinamiche.

[Traduzione dall'inglese a cura della redazione]

Il 26 e 27 ottobre 2021 si è svolto il convegno internazionale “Neighbourhood in the Greek Federal State: Cooperation, Competition and Local-regional Tension” (responsabile scientifica Elena Franchi) organizzato dall’Università di Trento in collaborazione con la Fondazione Alexander Von Humboldt. Nell’ambito della conferenza si tenuta la tavola rotonda “Federalism: Cooperation and Competition, Past and Present”.


Federalism in ancient Greece between cooperation and competition
An interview with Hans Beck, Professor of the Westfälische Wilhelms-Universität Münster

By Elena Franchi

There is now a growing international trend to use federal arrangements as a way of handling intrafederal conflicts. Federalism appears to offer a means for accommodating ethnic, cultural and linguistic differences and tensions – even promoting peace. It is therefore hardly surprising that the effectiveness of federalism as a tool for conflict resolution has become a popular area of study in both ancient and modern federal studies. In fact, this topic was a key focus of a recent conference on intra-federal relations in ancient Greece, funded by the Alexander Von Humboldt Stiftung, which took place in Trento on 26 and 27 October 2021. A number of talks focused on the tension between cooperation and competition in federal states in ancient Greece, while a round table of scholars compared ancient and modern federalism. We also enjoyed a lively discussion with Hans Beck, full professor at the Westfälische Wilhelms-Universität Münster, host university for the Humboldt Project “Federalism at war”, of which I am the principal investigator, as well as partner in a new Erasmus agreement jointly promoted by the universities of Münster and Trento.

When one thinks of the ancient Greeks, one always thinks of Athens and Sparta, and thus of the polis, the city-state. Yet some of the ancient Greeks organised themselves in a form that today we would call federal. Who were they and where did they live?

The canvas of ancient Greek history and culture has indeed diversified in recent decades. I do recall a saying from the days when I was a student: ‘that it is neither possible nor desirable to study any Greek city-state except for Athens.’ Both aspects have been thoroughly dismissed. For one, there has been a true shift in perspective. Beyond Athens and Sparta, scholars have come to appreciate the plurality of local voices that speak to Greek affairs in antiquity – for instance, in places such as Thebes, Argos, and Corinth in the mainland and Peloponnese, or in Miletos and Ephesos across the Aegean and Syracuse on Sicily. And these are only a few major contestants. A research network based in Copenhagen has identified 1,035 city-states overall! The dramatic increase in material and immaterial datasets, combined in an approach that is typically labelled archaeohistorical, allows us to decode the local discourse environment in many of these cities. At the same, there has been a growing awareness of political organizations beyond the polis. Most notably, many so-called koina (sing. koinon) have received due attention. The study of these federal states, for instance, in Boiotia, Aitolia, or Phokis, to name but a few, has widened the understanding of Greek political culture in tremendous ways. In this sense, too, a wider investigative frame of reference is desirable. 

Ancient Greek federalism: autonomy with centrifugal tendencies or cooperation with centripetal tendencies?  

Federalism implies, by default, ongoing negotiations between multiple stakeholders. Sometimes these exchanges are easier than at other times, and sometimes they appear delicate, if not impossible. In order to make the participation in a federal state worthwhile, member states naturally require some type of reasoning and, in terms of future perspectives, enticement. Much like today, we can imagine a wide gulf of interests that inspired local communities in ancient Greece to band together and shape a league. Economic exchanges appear somewhat mundane – anything from tax regulations to integrated land holding and intermarriage rights. But I suspect they were as critical to the lived experience in ancient Greece as they are to people today. Add to these enhanced capacities to organize military defenses and the notion of ethnic belonging, expressed in traditions of primordial descent, and this should summon the scene. Polybios of Megalopolis, himself a high-ranking official of the Achaian League, pointed to precisely these centripetal assets when describing his own koinon. Yet I am hesitant to say that these assets permanently prevailed over ideas of autonomy and local self-assertions in politics and culture. At times, local communities in a federal state were hard pressed to make a stand in favour or against the central government, for instance, in light of rivalries with other members of the koinon. In such a scenario – a stress test, as it were – federal negotiations were particularly delicate. It would be promising, I believe, to explore this aspect further and examine points of crisis when the development of federal affairs was put before choices: staying in or opting out. Maybe this will allow us to see certain patterns. If Polybios’ Achaians were so resilient to the jeopardy of disintegration, I think this had to do with the fact that the internal union between them had grown both steadily and meaningfully, over time. 

Federalism as a tool for conflict resolution is a recurring theme, almost a slogan, in contemporary studies of federalism. Did it work for the ancient Greeks, who were notoriously always at war with each other?

That’s a tough call. I guess it depends on what we mean by ‘did it work’. True, Greek interstate culture has been described as highly competitive. The writings of most Greek historians were concerned with war. Historiography, therefore, offers an image of ongoing violent tensions. Maybe this is a little one-sided. But when you turn to the epigraphic record, including countless acts of arbitration between Greek communities, there can be no doubt that the possibility of interstate violence was ubiquitous, a part of the Greek experience. It is all the more remarkable that many koina endured over a very long period of time. For instance, founded in the late 6th century BCE, the Boiotian federal state continued over six centuries into the Roman Imperial period. True, there were changes and disruptions, some of them violent and from within, but once these issues were settled the Boiotians gravitated back to their koinon. Bear in mind that ‘global’ power politics at the time underwent tidal waves of change during that time. The Boiotian League continued nonetheless, displaying a remarkable longevity. Crisis in the koinon didn’t necessarily imply discontinuation of the federal venture overall. When we extend the rigid understanding of a crisis as something that jeopardizes the existing state of affairs, more creative perspectives might transpire. I believe it is fair to state that the Greeks made the most of the federal principle to master moments of crisis, through redesigning, remodelling, and retrying. This, too, is part of the federal journey. 

The international conference "Neighbourhood in the Greek Federal State: Cooperation, Competition and Local-regional Tension" (scientific coordinator: Elena Franchi), organized by the University of Trento in collaboration with the Alexander Von Humboldt Foundation, was held in Trento on 26 and 27 October 2021. The round table "Federalism: Cooperation and Competition, Past and Present", was part of the programme.