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Pioniere della medicina

Una mostra al CISMed su sedici donne che hanno dato un contributo alla scienza. Ce ne parla Simona Casarosa

8 marzo 2022
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di Matteo Largaiolli
Ufficio Stampa e Relazioni Esterne dell'Università di Trento.

Chi entra al CISMed, il Centro interdipartimentale di Scienze mediche dell’Università di Trento, è accolto dai ritratti di sedici donne: scienziate, mediche, tecnologhe, ma non solo, che con le loro ricerche hanno aperto strade inesplorate e segnato dei punti di svolta nella medicina. Le loro storie sono raccontate nella mostra permanente “Pioniere. Vite e intuizioni fra medicina e tecnologia”. Voluta e curata da Simona Casarosa, professoressa di istologia e biologia dello sviluppo e delegata alla comunicazione e all’orientamento del CISMed, la mostra è la prima attività pubblica del Centro. Costruita con l’aiuto di alcune studentesse dell’alternanza scuola-lavoro, prevede attività per le scuole e, in futuro, visite guidate aperte a tutta la città.

Le “pioniere” raccontate dalla mostra ci fanno attraversare il tempo, lo spazio, le discipline. I racconti coprono un millennio di storia, da Trotula, figura sfuggente del Medioevo italiano, alle scienziate protagoniste delle più recenti scoperte. Coprono territori sempre più ampi e interconnessi, dall’Europa all’America all’Asia. E coprono campi in cui la creatività delle scienziate si è rivelata decisiva: la fisica, la chimica, la genetica, la farmacologia. 

“Abbiamo cercato di rappresentare paesi diversi, diverse origini, percorsi e contesti di vita”, spiega Simona Casarosa. “Per certi paesi non è stato facile, ma volevamo far vedere che il ruolo delle donne è sempre fondamentale”.

Professoressa Casarosa, da dove è nata l’idea della mostra?simona casarosa
È nata quando è nato il CISMed. Quando l’Università ha dato vita al Centro di Scienze Mediche abbiamo subito pensato che fosse giusto far conoscere alla popolazione le nostre attività e fare anche divulgazione scientifica. Credo che per le persone che fanno scienza la comunicazione sia essenziale. Raccontare la ricerca è parte del nostro lavoro. Per questo mi piace intercettare chi ha curiosità e interesse, e cercare di interagire con loro. Inoltre, con questa mostra possiamo far vedere che le donne ricoprono ruoli di primo piano in tutti i campi, anche nella scienza. E infine volevamo dare un riconoscimento anche a figure meno conosciute. Se si uniscono tutti questi aspetti, si vede come promuovere questa mostra sia stato davvero appassionante.

Raccontare un mondo così ricco come quello della medicina non è facile. Come avete scelto le scienziate della mostra?
La cosa più difficile è stata dover rinunciare a molte altre donne a cui avevamo pensato. Nell’opinione pubblica c’è il pregiudizio secondo cui le scienziate non sono poi così numerose. Si conoscono bene alcune scienziate famose, come Marie Curie o Rita Levi Montalcini, ma in realtà le donne che hanno cambiato il mondo della medicina sono molte di più. Siamo partite preparando una lista sulla base delle nostre conoscenze personali, legate alla formazione in biologia. E le abbiamo integrate con letture come i libri di Sara Sesti, una scienziata e divulgatrice. Per le donne più recenti, abbiamo cercato in Internet, proprio per trovare idee nuove, uscire da quelle che conosciamo tutti.

Anche se i ritratti sono soltanto una scelta tra i molti possibili, si scoprono molte cose inaspettate.
Abbiamo cercato di far capire che le donne si sono sempre occupate di diverse discipline: le scienziate non sono soltanto mediche, ma anche ingegnere, informatiche, tecnologhe. Quello che le accomuna sono le loro scoperte, che hanno contribuito all’avanzamento medico e biomedico, in moltissimi campi, dalla disabilità alla genetica alle esplorazioni spaziali.
Tante di loro hanno vinto un premio Nobel. Molte invece hanno contribuito anche in maniera indiretta al progresso della medicina. Penso a Sara Little, che era una straordinaria designer, un vulcano di idee innovative, e che ha creato, di fatto, le mascherine chirurgiche come le conosciamo oggi. Ma abbiamo fortemente voluto anche Henrietta Lacks, che non era una scienziata, ma le sue cellule sono usate nei laboratori di tutto il mondo per moltissime ricerche. Raccontare la sua storia è un segno di riconoscimento anche personale e una presa di responsabilità da parte di tutto il mondo della medicina.

La mostra viene inaugurata l’8 marzo, la giornata internazionale della donna. Non è una scelta casuale. 
La scelta dell’8 marzo è un messaggio importante. Certo, la data è simbolica, ma è l’occasione per riconoscere che le donne possono fare tutto. Il nostro pensiero non è però soltanto rivolto al passato. Innanzitutto perché molte delle nostre “pioniere” sono ancora in piena attività. Ma anche perché raccontare la loro vita vuole dire anche proporre un modello di donna nelle professioni scientifiche oggi. Nel costruire la mostra abbiamo cercato storie concrete, interessanti, contemporanee. La nostra speranza è che le giovani donne che visiteranno la mostra possano trovare un’ispirazione, una motivazione a un lavoro di ricerca. Questo percorso dimostra che le idee dell’equità e della diversità possono davvero tradursi in realtà.

La mostra è anche il frutto di un progetto di alternanza scuola-lavoro. Come avete lavorato per l’organizzazione? Avete previsto attività legate alla mostra?
Le visite guidate sono state pensate da quattro ragazze del progetto di alternanza scuola lavoro: Desideria Degiampietro, Alessandra Fazio, Vanessa Midolo, Camilla Tomasi, della Scuola Ladina di Fassa, del Liceo da Vinci, dell’Istituto Tecnico Tecnologico Buonarroti e del Liceo Galilei di Trento. Per i testi e l’organizzazione abbiamo avuto l’aiuto di Tobia Ronco, laureando in Lettere della nostra università, e Sara Cricenti, tutor studenti ed ex corsista del master UniTrento in Gestione delle Diversità. Abbiamo progettato alcune attività per le scuole, soprattutto per la scuola secondaria di secondo grado, dalla prima alla terza superiore. Non si tratta tanto di una visita guidata tradizionale, ma di attività in grado di coinvolgere le ragazze e i ragazzi in un cammino di scoperta. Non appena possibile, però, vogliamo aprire la mostra a tutta la cittadinanza, con visite guidate.

La mostra permanente "Pioniere. Vite e intuizioni fra medicina e tecnologia" è stata curata dal CISMed, in collaborazione con la Direzione Comunicazione e Relazioni Esterne, il Centro Studi Interdisciplinari di Genere, l’Ufficio Equità e Diversità dell’Università di Trento
Ideazione e supervisione di Simona Casarosa.
A breve, la mostra sarà visitabile negli spazi dedicati della sede del CISMed, di Palazzo Consolati, via S. Maria Maddalena 1, Trento.