Immagine tratta dalla copertina @Nutrimenti editore

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La voce della gente comune

Il conflitto anglo-irlandese nel libro "Il piccolo di papà" di Tony Doherty

20 aprile 2022
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Maria Antonietta Binetti
di Maria Antonietta Binetti
Traduttrice del libro, alumna UniTrento

Il piccolo di papà. Storia di un’infanzia nell’Irlanda del Bloody Sunday di Tony Doherty è il toccante memoir dedicato al padre dell’autore, Patrick “Patsy” Doherty, che il 30 gennaio 1972 perse la vita per mano dell’esercito inglese. Quel giorno i parà inglesi aprirono il fuoco contro la folla inerme durante una manifestazione pacifica uccidendo 14 persone. In questo memoir, Doherty torna indietro nel tempo per ripercorrere la sua infanzia attraverso lo sguardo innocente del Tony bambino, rievocando gli anni tra il 1967 e il 1972, l’inizio del lungo periodo che verrà definito dei “Troubles” e che terminerà solo con il “Good Friday Agreement” del 1998.

«Stamattina avevo il cuore pieno di odio per i soldati che hanno ucciso Damien Harkin. È sbagliato, vero papà?»
«Sì, figliolo. L’odio ti mangia il cuore. La morte del piccolo Damien è una cosa terribile ma l’odio non lo riporterà indietro».

Tony non ha nemmeno nove anni quando la guerra si porta via uno dei suoi compagni di scuola. Non capisce subito cosa sia successo, fino a quel momento i soldati, le autoblindo, le armi erano sembrate un gioco, qualcosa di nuovo in un piccolo mondo fatto di divertimento, scuola e famiglia. E invece una mattina suo padre lo sveglia e gli dice che il suo amichetto è stato ucciso dall’esercito. 

Queste poche battute racchiudono molto di ciò che è questo memoir. Il racconto di Tony comincia in un periodo di relativa tranquillità, durante il quale le tensioni sociali e politiche che attraversano l’Irlanda del Nord non sono ancora tali da influire in modo evidente sulla vita dei cittadini. Tony ci racconta una quotidianità povera ma serena, fatta di bambini che giocano per strada, vanno a scuola e combinano marachelle tipiche della loro età. Le descrizioni del giovane narratore ci permettono di immergerci nel distretto di Brandywell, quartiere operaio di Derry, e di rivivere un mondo che in gran parte ormai non esiste più. Un mondo non troppo diverso da quello rappresentato in Belfast, uscito di recente per la regia di Kenneth Branagh e ambientato negli stessi anni. Tuttavia l’ombra del conflitto si allunga sempre di più sulle vite degli abitanti di Derry e cambia tutto: le strade si popolano di soldati, gli scontri a fuoco sono all’ordine del giorno e il quartiere si trasforma. Eppure per Tony tutto questo è poco più che un gioco, finché il dolore e la morte non lo toccheranno direttamente, con la morte del suo amichetto prima e con quella straziante di suo padre poi.

Tradurre Il piccolo di papà, che esce in Italia per i tipi di Nutrimenti editore, significa non solo riportare l’attenzione sul conflitto anglo-irlandese, un’opposizione che dura da secoli e non è riducibile a una mera contrapposizione religiosa, ma significa soprattutto dare voce a chi quel conflitto lo ha subito, talvolta senza avere gli strumenti per comprenderne le ragioni. Questo libro offre una prospettiva su cui spesso la Storia sorvola, mettendo in rilievo il dolore e le sofferenze della gente comune: alla fine rimane un bambino di appena nove anni che, insieme ai suoi fratelli e a sua madre, si ritrova a piangere un padre scomparso troppo presto e senza una ragione. A cinquant’anni dalla “domenica di sangue”, benché siano stati individuati, i colpevoli non sono mai stati processati e sul Bloody Sunday, come su altri massacri compiuti dall’esercito inglese, aleggia lo spettro di una vergognosa amnistia, che giustificherebbe ogni genere di atrocità in nome di quello che altro non è che controllo coloniale.

La traduzione de Il piccolo di papà, nonostante le difficoltà, è stata molto stimolante e a volte persino divertente. Si tratta di un libro completamente immerso nella realtà di Derry, anche dal punto di vista linguistico: non solo Doherty ricostruisce con cura le strade di Brandywell, ma le anima con le espressioni linguistiche tipiche della città, quindi è stato fondamentale restituire questa caratteristica del testo senza però scadere nel caricaturale, per esempio attraverso l’uso di dialetti italiani esistenti. D’altra parte, molti termini sono stati mantenuti in originale perché chi legge possa entrare meglio in sintonia con il mondo altro a cui si affaccia scegliendo questo testo: è vero che questo potrebbe richiedere uno sforzo in più, ma permette di ricreare l’atmosfera della storia in maniera più precisa, e anche di imparare qualcosa di nuovo, su cui magari altrimenti non ci saremmo mai informati.

Tradurre un libro come questo significa far conoscere le sofferenze di un popolo che per decenni ha vissuto in uno stato di guerra e di privazione, tenere alta l’attenzione su queste tematiche e approfondire la storia di un paese dilaniato dalle divisioni. E soprattutto tenere vivo il ricordo delle vittime, perché il loro sacrificio non venga dimenticato.

Maria Antonietta Binetti presenterà il libro nell’incontro “Storia di un'infanzia nell'Irlanda del Bloody Sunday. 'Il piccolo di papà' di Tony Doherty”, il 27 aprile alle 18, a Palazzo Paolo Prodi di Trento. Con lei in dialogo il giornalista irlandesista Riccardo Michelucci e Andrea Binelli, dell’Università di Trento. Partecipazione libera, con prenotazione.