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Eventi

Politica globale sotto esame

Il richiamo di Anne-Marie Slaughter al ventennale della Scuola di Studi internazionali

16 giugno 2022
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Dottorandi e dottorande della Scuola di Studi internazionali
Elif Cemre Besgür, Laura Chiara Cecchi, Valeria Fappani, Claudio Christopher Passalacqua, Andrei Tarasov, Vanessa Ugolini

La Scuola di Studi internazionali ha compiuto vent’anni. Il 9 e il 10 giugno, ha organizzato una rassegna di eventi e incontri per ricordare i traguardi raggiunti e per riflettere sulle prospettive future: che cosa la aspetta? E quali sono le sfide che la ricerca dovrà affrontare nei prossimi anni? In questa occasione è stata conferita ad Anne-Marie Slaughter la cattedra onoraria “Bruno Kessler”

Anne-Marie Slaughter è professoressa emerita alla Princeton University e CEO di New America. La Scuola di Studi internazionali ha deciso di conferire a lei, quest’anno, la cattedra “Bruno Kessler”, per il suo profilo multidisciplinare e internazionale e la sua capacità di combinare l’esperienza accademica con quella professionale. 

A dare il via alle due giornate della Scuola, è stata proprio la sua lectio magistralis, “Beyond Transnationalism: people and planet-centred global politics” (Oltre il transnazionalismo: una politica globale basata su individui e pianeta). Un contributo, in cui Slaughter ha messo in discussione il ruolo delle istituzioni internazionali nella risoluzione di problemi globali. La sua riflessione parte dalla storia del Novecento in cui queste istituzioni sono nate e pone l’accento sulle differenze tra quel contesto e quello attuale. I problemi contemporanei, come la pandemia o la crisi climatica, interessano insiemi di persone, associazioni, aziende e organizzazioni, che vanno oltre la territorialità degli stati. Sono dunque problemi globali. E devono essere affrontati con un approccio che superi i singoli stati e le relazioni tra essi. 

Slaughter lancia allora una sfida al mondo accademico: pensare a un nuovo assetto istituzionale globale. Per farlo, si può partire da tre interrogativi. Quali sono i problemi globali che minacciano la sicurezza degli individui? Quali livelli di governance, dal locale all’internazionale, devono essere coinvolti per far fronte a queste minacce? Come possiamo dare forma a istituzioni capaci di riunire questi diversi livelli di governance e di coniugare inclusività ed efficacia?

Il problema è di grande complessità e non c’è una soluzione semplice. Slaughter però suggerisce alcuni accorgimenti di cui tenere conto nel concepire un nuovo ruolo delle istituzioni internazionali: attribuire loro scopi e missioni chiare; capire quali attori, oltre gli stati, devono essere coinvolti; valutare quali attori sono più efficaci e fare tesoro di questi feedback. 

Queste due giornate di riflessione non sono state quindi soltanto un ricordo del percorso che la Scuola ha compiuto finora, ma hanno contribuito a tracciare i contorni di dibattiti e sfide accademiche per i prossimi anni. Questo stesso spirito di scoperta e di apertura si è visto negli accesi dibattiti del secondo giorno. Studenti e studentesse della Scuola hanno avuto l’opportunità di interagire, ad esempio, con un esperto del calibro di Andrew Moravcsik.

Nella sua lezione, Moravcsik ha descritto l’impatto dei partiti populisti europei sulla politica estera. Un impatto descritto come tendenzialmente marginale, ma che sembra estendersi per la capacità dei partiti populisti di farsi eleggere. Una volta al potere, infatti, questi partiti sono in grado di influenzare la politica estera del proprio e di altri paesi. È una capacità variabile in base a tre aspetti fra loro interconnessi. I partiti populisti sono capaci di raccogliere consenso dal bacino elettorale moderato pur mantenendo anche quello del proprio elettorato di base, sanno ottenere il sostegno dei partiti moderati in parlamento e riescono a garantirsi il sostegno dei paesi moderati a livello internazionale. Un aspetto, quest’ultimo, legato alla grandezza del paese: un governo populista negli Stati Uniti avrebbe un’influenza maggiore rispetto ad uno ungherese.

Il presente e il futuro dell’Unione Europea hanno animato anche la tavola rotonda del secondo giorno. Ma sono molte le questioni emerse durante queste due giornate. Un’occasione di incontro che ha dimostrato quanto il lavoro della Scuola di Studi Internazionali sia una risorsa preziosa per affrontare un contesto globale che cambia rapidamente e che presenta problemi inediti e sempre nuovi

Dottorandi e dottorande
Andrei Tarasov, Vanessa Ugolini, Valeria Fappani, Elif Cemre Besgür, Laura Chiara Cecchi, Claudio Christopher Passalacqua

 

I punti di riflessione e le sfide che sono state sollevate in occasione degli eventi ci hanno dato spunti di cui faremo tesoro durante il nostro percorso accademico.