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Eventi

Beata gioventù. Da Faganello a Instagram

A Castel Belasi una mostra organizzata con il Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale

30 giugno 2022
Versione stampabile
di Matteo Largaiolli
Ufficio Stampa e Relazioni Esterne

La fotografia diventa luogo di incontro tra generazioni. Dalle immagini di Flavio Faganello alle nuove forme di comunicazione, una mostra in collaborazione con il Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale getta nuova luce sulla società trentina di ieri e di oggi e sui suoi cambiamenti.

Il fotografo trentino Flavio Faganello (1933-2005) è stato uno straordinario narratore per immagini. Tra gli anni Sessanta e Settanta ha colto in diretta l’irruzione della gioventù come “nuovo” soggetto sociale. «Ha saputo imprimere nella pellicola le origini di una prima, vera e autonoma cultura giovanile». Questa è una delle chiavi di lettura che propone Marta Villa, assegnista di ricerca del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale e curatrice assieme a Katia Malatesta della mostra “Beata gioventù”. «Il rifiuto del passato, la ricerca di nuove forme di socializzazione e di relazioni più autentiche e profonde tra coetanei sono solo alcuni dei temi che ha raccontato con le sue fotografie». 

Sono foto capaci di ritrarre un’epoca nella sua quotidianità. Il cambiamento della scuola, del lavoro, della religione si accompagna a nuove forme di relazione, a moderni modi di vivere il tempo libero e a una moda che diventa fattore di trasgressione e di riconoscibilità, di contrapposizione e di appartenenza. Lo straordinario archivio di Faganello ci consegna anche le sottili contrapposizioni di un’epoca. «Le proteste nelle piazze e i mutamenti sociali dialogano con la partecipazione giovanile alle attività e ai riti del passato, dal lavoro nelle campagne al canto della Stella. Una rappresentazione che conferma un Trentino in bilico tra tradizione e modernità, persistenze e cambiamenti», spiega Villa con l’occhio attento dell’antropologa.

Nelle immagini di Faganello rivive anche la rivolta contro ogni forma di autoritarismo che culminerà nel movimento del Sessantotto. «Ritornano in queste foto le proteste studentesche, che a Trento trovarono un centro propulsore nella Facoltà di Sociologia, nata nel 1962 per volontà dell’allora presidente della Provincia Bruno Kessler», ricorda Giuseppe Sciortino, professore di Sociologia generale. «Quello che al tempo si chiamava Istituto universitario superiore di scienze sociali aveva dato spazio fin dall’inizio alle nuove visioni della gioventù». Sono passati sessant’anni: un anniversario che il Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Università di Trento ricorda con una serie di manifestazioni, aperte da questa mostra. 

Una mostra che in realtà non si ferma all’immagine. «Accanto alle fotografie di Faganello ci sono saggi, romanzi, riviste, citazioni da scritti contemporanei. Ma anche la musica, i brani di allora come potenti veicoli di espressione, identificazione e aggregazione. È una vera e propria colonna sonora, che ogni visitatore e visitatrice può ascoltare su Youtube». In questo modo il progetto vive in una dimensione transmediale. Che ha uno spazio essenziale nel profilo Instagram dedicato alla mostra e ai suoi temi, curato da Linda Leveghi, Arissa Ferrari e Giulia Raffi, studentesse dell'Università di Trento, in un vero e proprio team intergenerazionale.

Ma parlare del passato è anche un’occasione per osservare il presente. Le testimonianze dei “giovani di ieri” incontrano infatti le immagini di un progetto del 2021, “Ti conosco mascherina” del Centro Cultura Fotografica@Trento, che si è confrontato con l’esperienza della pandemia. Un progetto che parla della diversa percezione dei volti coperti da una mascherina. Ma anche di una gioventù trentina più diversa e plurale di quello che si pensa. «Nel suo insieme il progetto invita quindi ad estendere la riflessione al nostro tempo e alla generazione Z, segnata dalla pandemia, che ha stravolto la vita dei ragazzi e delle ragazze ancora più radicalmente rispetto ad altri gruppi demografici, ma anche dal nuovo impegno per l'ambiente, puntualmente evocato dai partecipanti più giovani», spiega Marta Villa. 

La mostra “Beata Gioventù. Da Faganello a Instagram” è stata organizzata nell’Anno europeo dei giovani da una rete di realtà e istituzioni che vede come main partner il Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Università di Trento, la Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento, il Comune di Campodenno. Inaugurata il 24 giugno, è ospitata fino al 30 ottobre 2022 a Castel Belasi (Campodenno, Trento), recentemente riaperto al pubblico dopo anni di restauro. 
Orari di visita e condizioni di ingresso sul sito di Castel Belasi.