Giuditta decapita Oloferne: affresco del Romanino nella loggia del cortile dei Leoni; Castello del Buonconsiglio, Trento (©gabriffaldi - stock.adobe.com)

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La "Juditha dubitans" e i suoi tormenti

Il 21 settembre debutta a MusicAntica il primo oratorio musicale prodotto da UniTrento

8 settembre 2022
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di Daniele Santuliana
Ufficio Stampa e Relazioni esterne

L'episodio biblico di Giuditta che salva eroicamente la propria città – Betùlia, alle porte di Gerusalemme – dall’assedio dell’esercito nemico – quello degli Assiri del generale Oloferne – è entrato innumerevoli volte nella storia dell’arte. Nelle arti figurative, con le opere, tra gli altri, di Botticelli, Michelangelo, Caravaggio, Rembrandt, Rubens, Gentileschi e Klimt; nella letteratura, con i poemetti anglosassoni e tedeschi e le menzioni nella Commedia di Dante, fino alle riscritture otto-novecentesche; ma anche nella musica, con gli oratori di Scarlatti, Vivaldi e Mozart, di Meyerbeer nell’Ottocento e Honegger nel Novecento.

Ora, per la prima volta, un oratorio musicale dedicato a questo episodio è ideato, progettato, creato, promosso e prodotto da un ateneo italiano. La “Juditha dubitans” dell’Università di Trento debutterà mercoledì 21 settembre alle 20.30 nella chiesa di San Francesco Saverio a Trento nell’ambito della XXXVI edizione del Festival MusicAntica.

L’idea e la musica dell’oratorio sono di Marco Uvietta, professore di Musicologia e storia della musica a UniTrento e compositore, mentre il libretto è di Francesco Ghia, docente di Filosofia morale, e Carla Gubert, professoressa di Letteratura italiana contemporanea. L’esecuzione dell’oratorio coinvolge inoltre la Corale polifonica dell’Università, diretta dal professor Marco Gozzi.

Professor Uvietta, come è nata l’idea di lavorare sul tema della “Juditha dubitans”?

«Da tempo con i colleghi di Filosofia si pensava a un oratorio a tema biblico. Abbiamo quindi cercato un argomento trasversale: quello di Giuditta e Oloferne è fra i più adatti a un’indagine multidisciplinare, perché è stato non solo oggetto di studi biblistici e filosofici, ma anche soggetto di molte opere letterarie, pittoriche e musicali».

Quali sono gli elementi di originalità nella rilettura di questo tema?

«Abbiamo scelto di lavorare sull’elemento del “dubbio”, che è il più rappresentato a partire dall’Ottocento soprattutto nella letteratura e nel teatro. Il tema dell’eroina investita dalla volontà di Dio che uccide senza esitazione è invece diventato desueto un po’ in tutte le arti. Il principale elemento di originalità è proprio l’intento di indagare le motivazioni, soprattutto psicologiche, di Giuditta».

E Oloferne?

«Anche Oloferne è un personaggio inedito. Nelle arti visive lo si riconosce solo in quanto decapitato. Noi abbiamo voluto trovare un elemento psicologico-motivazionale anche in lui, evitando di rappresentare – se non allusivamente – la sua decapitazione. Ne esce probabilmente l’Oloferne più umano della storia della musica, in linea con le interpretazioni letterarie e teatrali otto-novecentesche. Non è più solo un personaggio negativo, ma è portatore di proprie ragioni, nonché, in alcuni passi, di qualche sfumatura ironica».

Nell’oratorio troviamo l’immagine di un muro.

«Il muro è simbolo di divisione. È evidente il riferimento al problema interreligioso, alla contrapposizione fra il “tuo Dio” e il “mio Dio”, ma anche rispetto a chi ha deciso consapevolmente di non averne uno. Oloferne a un certo punto dice: il mio dio vale quanto il tuo. Ci troviamo nella tenda di Oloferne e questo è il momento centrale dell’oratorio. Giuditta decide di ucciderlo in quel momento, apparentemente non per ragioni psicologiche, ma per motivazioni religiose, prese a pretesto per l’impossibilità di accettare la diversità di Oloferne. L’immagine del muro con cui inizia e finisce l’oratorio rappresenta l’incomunicabilità fra culture e religioni, l’intolleranza e la separazione».

Quali prospettive apre il coinvolgimento di un ateneo in un progetto di questo tipo?

«Fare musica in università pone un primo grande problema: quale obiettivo ci poniamo? Lo scopo non può essere semplicemente quello di realizzare concerti, perché ci sono altri soggetti titolati a farlo. Fare musica in università deve essere un’attività formativa inserita in uno specifico progetto culturale, per gli studenti, ma anche per tutte le persone dell’Ateneo che amano la musica (docenti o personale tecnico e amministrativo). A UniTrento si è creata una situazione particolarmente favorevole perché ci sono tutte le risorse necessarie, compreso un musicologo che pratica la composizione come attività integrante della professione di docente universitario (uno degli scopi principali della mia attività didattica e di ricerca è la diffusione, il sostegno e la divulgazione della musica del Novecento e della contemporaneità). “Juditha dubitans” è un progetto pilota che non ha precedenti in Italia. Noi vogliamo andare avanti e probabilmente fra quattro o cinque anni potremo presentare un nuovo lavoro».

"Juditha dubitans. Oratorio in tre quadri" è prodotto dall’Università di Trento, in collaborazione con il Centro Servizi Culturali Santa Chiara. L’iniziativa è cofinanziata dal Miur nell'ambito del CeASUm - Centro di Alti Studi Umanistici del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell'ateneo.
L'ingresso è libero e gratuito fino ad esaurimento posti. Prima dell’evento verrà distribuita una pubblicazione del Dipartimento di Lettere e Filosofia contenente il libretto dell’opera e una serie di saggi che analizzano il tema di Giuditta e Oloferne da varie angolazioni. La pubblicazione è disponibile su IRIS in formato pdf