Le "women in mathematics" intervenute all'evento UniTrento ©UniTrento - Ph. Pierluigi Cattani Faggion

Eventi

Un’università per le matematiche

Gli stereotipi e gli ostacoli delle donne in matematica e come è possibile superarli

22 novembre 2022
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di Paolo Fisichella
Studente collaboratore Ufficio stampa e relazioni esterne

L’Italia, come dimostrato dai dati TIMSS, ha uno tra i più alti divari di genere in matematica tra tutti i 57 paesi membri che partecipano alle rilevazioni internazionali (Invalsi). Questo è indice non solo di un dislivello concreto che si traduce poi nei diversi cicli di istruzione, ma anche di una riproduzione di stereotipi immaginari. Alcune ricerche ed esperienze di vita aiutano a capire come superare queste difficoltà.
Gli stereotipi e gli ostacoli che le donne devono ancora affrontare nello studio della Matematica sono stati oggetto della tavola rotonda "Why talk about women in mathematics?" organizzata al Polo Ferrari di Povo da Roberto Pignatelli, Alessandro Oneto ed Elisa Postinghel. Sono intervenute Ana María Alonso Rodríguez, professoressa di Analisi numerica e direttrice del Dipartimento di Matematica, Alessandra Bernardi, professoressa di Algebra, Kaie Kubja, ricercatrice e docente di Algebra alla Aalto University (Finlandia), Camilla Felisetti, ricercatrice e docente di Geometria all’Università di Modena e Reggio Emilia.

"Non è un paese per matematiche" qualcuno potrebbe dire riscrivendo il titolo di un vecchio cult del cinema. In effetti l’Italia, a differenza di altri paesi presenta un gender gap profondo nel mondo dei numeri e delle figure. Eppure, come dimostrato da alcune ricerche non vi è alcuna differenza tra la capacità matematica di un bambino o una bambina durante la prima infanzia. I problemi sembrano arrivare da un retaggio culturale che si manifesta a partire dal ciclo elementare. "Questo a suggerirci - come ricorda Camilla Felisetti, docente di Geometria all’Università di Modena – che le differenze sono causa di radicati fattori sociali, che determinano il fatto che può essere più difficile essere donna in alcuni contesti che in altri".

Il dislivello, già presente nei cicli precedenti, trova poi il suo culmine nell’istruzione superiore e nelle università. Come dimostrato dalle rivelazioni OCSE PISA l’Italia in matematica si classifica negativamente al terzo posto nel divario di genere liceale. Nelle università sembra invece solo apparentemente che la situazione sia migliore. Nonostante, come attestato dai dati Almalaura, le donne presentino un voto più alto negli studi (103.6 contro il 101,6 degli uomini) e una maggiore regolarità, le differenze di genere non sono certo annullate. Basta infatti valutare cosa avviene successivamente alla laurea per accorgersi di questo. Come mostrato a esempio dal rapporto sulle pari opportunità dell’Università di Trento relativo all’anno 2019/2020 il divario di genere nel dipartimento di matematica per i ricercatori e il personale docente è ancora molto alto. Gli uomini sono ancora l’84.4% contro il 15.6% delle donne. Questo significa che nell’anno 2020 su 45 docenti 38 erano uomini e solo 7 donne.

"Il problema a ben guardare – ricorda Alessandra Bernardi, professoressa di Algebra e segretaria dell’Unione matematica italiana (Umi) - nasce da un fattore culturale. Osservando gli studenti, non ci sono poi grandi differenze. Eppure, come documentato dall’Umi, ci sono molte donne che iniziano matematica per poi diminuire nel proseguimento della carriera. C’è insomma un momento di evidente divisione quando è il momento di entrare nel mercato del lavoro. La società spinge perché i maschi vadano verso gli ambiti scientifici e le donne negli ambiti cosiddetti creativi".

Non esiste quindi alcuna condizione biologica che porti a giustificare questi numeri. Si tratta della presenza di pregiudizi e stereotipi, molti dei quali sono dovuti alla reiterazione del pensiero dei genitori o degli insegnanti. Tuttavia, non si tratta solo di un retaggio culturale ma anche di condizioni economiche e possibilità che sole giustificano l’abbandono così elevato delle donne nel mondo della ricerca matematica. Questo sembra essere dovuto a diverse problematicità quali la forte egemonia maschile nei vertici decisionali del mondo del lavoro, la scarsa retribuzione alla ricerca o ancora il quasi assente sostegno alla genitorialità, che ricade, ancora per un radicato stereotipo, unicamente sulla donna.

È proprio a causa di questo che è così importante sensibilizzare all’idea che è sempre possibile fare matematica per chiunque senza alcuna differenza di genere, e creare dei contesti che possano permettere questo. "Con Umi ad esempio – afferma Bernardi – avevamo realizzato che c’erano pochissime donne partecipanti alle olimpiadi della matematica. Quando ne abbiamo fatta una esclusivamente per le donne l’incremento è stato notevole". Esistono altri progetti vincenti per fare questo, molti dei quali ancora al di fuori dell’Italia. Come quello di Carolina Araujo, matematica brasiliana, e il suo network internazionale per superare il divario di genere nella disciplina; o come l'EWM - European Women in Mathematics, di cui la professoressa Kaie Kubjas è stata deputy convenor fino all'agosto 2022.  

L’obiettivo, quindi, è agire sull’aumento della parità di genere in un duplice fronte: dalla riduzione degli stereotipi culturali attraverso una maggiore informazione e consapevolezza fino all’equa distribuzione delle risorse materiali che permettano alle donne una maggiore partecipazione al mondo del lavoro.

Solo in questo modo, prendendo consapevolezza di un problema e agendo per risolverlo è possibile arrivare a un nuovo equilibrio che permetta finalmente alle matematiche di seguire i propri sogni e le proprie passioni liberamente.

Per maggiori informazioni:
https://www.lenius.it/donne-e-matematica/
https://www.aauw.org/resources/research/the-stem-gap/
https://docs.iza.org/dp12503.pdf