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Disabilità e autodeterminazione: un convegno per combattere pregiudizi e stereotipi

L’incontro è aperto alla comunità universitaria e a tutta la cittadinanza

13 dicembre 2022
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di Daniele Santuliana
Ufficio Stampa e Relazioni esterne

Venerdì 16 dicembre, a poca distanza dalla Giornata internazionale delle persone con disabilità, Palazzo Prodi ospita il convegno “Disabilità in movimento: percorsi di autodeterminazione”, organizzato da Diversity Management - Servizio Inclusione personale con la supervisione scientifica di Paolo Macchi, Lucia Busatta e Carla Maria Reale. Abbiamo chiesto a Busatta e Reale di anticiparci i temi del convegno.

Di cosa si parlerà? 

«Il convegno – ci dicono le organizzatrici – tratterà l’universo delle disabilità da diverse prospettive. L’apertura sarà sulle definizioni di disabilità e sui modelli che, soprattutto a livello giuridico, sono stati elaborati. Molta attenzione verrà dedicata al superamento del modello medico/individuale in favore di quello sociale e dei diritti umani. Vedremo anche gli strumenti che la nostra Costituzione offre per l’inclusione delle persone con disabilità.

Seguirà poi una tavola rotonda sul ruolo delle istituzioni nell’abbattimento delle barriere sociali, con una particolare attenzione al ruolo dell’università e alla dimensione locale.

Nella seconda parte, il focus sarà invece sui diritti delle persone con disabilità, indagando gli strumenti per promuovere lo sviluppo della personalità e la vita relazionale. La tavola rotonda conclusiva ci offrirà una serie di esperienze concrete di attività inclusive: arti, spettacolo, sport, senza tralasciare la salute e l’accoglienza delle persone straniere».

In che modo l’autodeterminazione può essere metro per la garanzia dei diritti fondamentali?

«L’autodeterminazione della persona è il perno intorno al quale ruota la nostra Costituzione. Spesso, accostiamo il significato di autodeterminazione ai concetti di autonomia e libertà. Quando si parla di disabilità, questo termine ci suggerisce di individuare i percorsi per consentire alla persona di esprimere a pieno se stessa, sia individualmente, sia nelle relazioni con gli altri.

Abbiamo scelto di articolare la giornata su questo proprio per distaccarci da un certo modo di vedere la disabilità come tragedia individuale. Vorremmo invece iniziare a parlarne in termini di responsabilità collettiva, per creare una società in cui determinate caratteristiche fisiche o mentali non siano più ostacoli al pieno godimento dei diritti».

Qual è il quadro giuridico internazionale e nazionale sulla disabilità?

«A livello internazionale – spiega Reale – nel 2006 è stata approvata la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Un documento incredibile, frutto del coinvolgimento di associazioni e della società civile. Si tratta di una convenzione che non crea "nuovi" diritti per le persone disabili, ma riafferma la necessità di tutelare i diritti umani delle persone con disabilità in ogni contesto, dalla vita relazionale e familiare a quella lavorativa, passando per il diritto alla salute. Inoltre il documento dedica una particolare attenzione alle donne con disabilità e alle persone più giovani.

Per quanto riguarda il quadro nazionale, nel 2022 ricorrono i 30 anni della legge 104/1992, che per quanto abbia un linguaggio a oggi desueto, rimane una legge di ampio respiro, fondamentale sotto molti punti di vista.

Sarà interessante inoltre vedere cosa verrà fatto in seguito alla Legge delega n. 227/2021 che ha dato al Governo il compito di revisionare e riordinare le disposizioni vigenti in materia di disabilità».

Quali modelli d'inclusione e autodeterminazione verranno proposti durante il convegno?

Busatta: «Dedicheremo molta attenzione al modello bio-psico-sociale, quello che considera la persona nella sua globalità e complessità, non solo dal punto di vista socio-sanitario o rispetto alle singole barriere da superare.

L’inclusione, in altre parole, non è solamente rimozione degli ostacoli, ma rappresenta la via per una piena partecipazione della persona alla vita della comunità».

Perché è importante un approccio multidisciplinare al tema della disabilità? 

«Nessuna disciplina, da sola, riesce a dare risposte soddisfacenti alle diverse questioni che il mondo contemporaneo pone. Il dialogo interdisciplinare ormai è necessario in qualunque ambito: nel mondo del diritto, ad esempio, da tempo si riconosce la necessità che ogni decisione pubblica sia il risultato di un confronto con tutti gli attori potenzialmente interessati e di un’analisi della molteplicità dei problemi che vengono in rilievo. Nel mondo delle disabilità questo è particolarmente evidente».

Il convegno si svolgerà venerdì 16 dicembre dalle 8.45 alle 19 nell’aula 5 di Palazzo Prodi. Per partecipare, è necessario compilare il form disponibile a questo indirizzo: https://webapps.unitn.it/form/it/Web/Application/convegni/PercorAutodet.

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Cosa intendiamo per inclusione?

«Tra le possibili definizioni mi sembra significativa quella proposta dall’ONU, che intende l’inclusione come un diritto universale dell’essere umano, un diritto che consente a ogni persona di esprimere al meglio le proprie potenzialità e di contribuire allo sviluppo della società e del bene comune. Personalmente, considero l’inclusione come un modus operandi volto ad abbattere ogni forma di barriera e discriminazione».
Quali obiettivi si è posta l’Università di Trento su questo tema?
«Sono attivi diversi progetti per l’inclusione, declinati nell’ambito del nuovo piano strategico di Ateneo: formazione e aggiornamento del personale docente, ricercatore, tecnico amministrativo sui temi della disabilità, DSA e bisogni speciali; progetti per l’accessibilità delle sedi, dei documenti, delle informazioni sul portale di Ateneo, degli eventi; nell’ambito della salute e sicurezza, prosegue il percorso con il Tavolo per la sicurezza inclusiva; lavoriamo per rafforzare le competenze di studenti e studentesse su temi quali inclusione, disabilità, DSA, bisogni speciali; monitoriamo e promuoviamo la ricerca scientifica, anche al fine di contribuire all’innovazione nell’ambito dell’inclusione; promuoviamo una cultura dell’inclusione che favorisca il benessere organizzativo in tutte le sue dimensioni e una piena ed equa partecipazione ai percorsi di studio, nonché alla vita culturale, sociale, lavorativa e ricreativa da parte delle persone con disabilità».
Quali sono gli ambiti su cui porre più attenzione?
«Occorre lavorare tanto sull’accessibilità dei documenti e sulla qualità dei siti web. Dobbiamo produrre documentazione magari meno “bella” esteticamente, ma sicuramente accessibile. Non dimentichiamo che un documento prodotto in un’ottica inclusiva sarà di facile lettura e utilizzo da parte di tutti e tutte. In questo periodo, stiamo lavorando anche per aumentare la segnaletica accessibile, importante soprattutto durante le emergenze. Di fronte a un’emergenza ciascuno di noi potrebbe sperimentare bisogni particolari, o avere deficit e limitazioni: avere segnaletiche inclusive e un piano di gestione dell’emergenza in ottica inclusiva può essere quindi di supporto a ogni persona».