volti di donne che lavorano per l'Università di Trento ©UniTrento

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Oltre il recinto dell’8 marzo

Festa, impegno, quotidianità. La giornata internazionale dei diritti della donna vista da chi lavora per UniTrento

6 marzo 2023
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di Alessandra Saletti ed Elisabetta Brunelli
Ufficio Stampa e Relazioni esterne

C’è chi la vorrebbe abolire perché la ritiene inutile e chi, invece, la considera un’occasione per ricordare i passi compiuti e la strada ancora da fare sulla via della dignità, dell’inclusione, dell’equità. Sulla giornata internazionale dei diritti della donna ci sono tante opinioni diverse. Tra chi lavora per UniTrento c’è, però, convergenza sul fatto che rispetto e valorizzazione della donna devono essere vissuti tutti i giorni dell’anno, non solo l’8 marzo. Ecco alcuni dei commenti che abbiamo raccolto.

Paola Iamiceli (prorettrice vicaria)
«Un giorno segnato da pensieri ed emozioni contrastanti. Da un lato il gesto, spesso tenero, di un fiore regalato o ricevuto, il segno umile di un rispetto non scontato. Per altro verso, la consapevolezza della profonda disuguaglianza in cui tuttora vivono donne che, costrette a rivendicare con la vita la loro stessa dignità, quel rispetto non l'hanno mai conosciuto o che, avendolo conosciuto, si sono viste strappare le proprie aspirazioni di vita da barbare violenze e soprusi inauditi. Al gesto tenero di quell'umile fiore che donerò a mia figlia si accompagneranno due semplici parole: dignità e rispetto, che nessuno possa mai negarli ad alcuna donna nel mondo».

Barbara Poggio (prorettrice alle politiche di equità e diversità)
«La giornata dell’8 marzo ha una storia internazionale e un significato importante di lotta per i diritti delle donne e per la loro piena partecipazione alla vita civile e sociale. Rappresenta un’occasione per ricordare i risultati ottenuti dalle battaglie del passato ma, al tempo stesso, per sottolineare la strada che c’è ancora da fare per l’inclusione e l’equità. Purtroppo in Italia, dove è arrivata molto più tardi rispetto ad altri paesi, è stata ben presto trasformata in una festa di consumo un po’ stucchevole, in molti casi si è ridotta a una giornata in cui gli uomini regalano alle donne mimose e cioccolatini. Si tratta di una trasformazione problematica, che ne snatura il significato. Sembra esserci, però, in questi ultimi anni, una riscoperta della giornata dell’8 marzo, soprattutto da generazioni di donne più giovani, una riscoperta di questa giornata e della sua connotazione di lotta e sciopero. E questo mi sembra un segnale da guardare con attenzione».

Consuelo Daud Gonzalez (Consiglio degli Studenti)
«Per me l’8 marzo è una giornata per ricordare il passato, è un giorno per commemorare tutte le donne che hanno lottato per i nostri diritti e non ci sono più. A me piace vivere questa giornata circondata di donne, mi piace andare a un corteo, a una conferenza o soltanto stare con le mie amiche e parlare di femminismo».

Luca Pellegrini (Ufficio Servizi ITC agli utenti dell'amministrazione)
«Per me è una giornata da abolire, al pari di San Valentino e di altre feste che non fanno altro che falsare "per un giorno" comportamenti e pensieri che, se non sono condivisi e vissuti negli altri 364 giorni dell'anno, non possono essere sinceri nemmeno per un giorno. Se la festa della donna (ma anche la festa degli uomini, del papà, della mamma e via discorrendo) è un momento per far festa, facciamo festa, ma non diamo valori morali o etici alla cosa: fatico davvero a immaginarne un’utilità sociale pratica, concreta. La testa delle persone (purtroppo, ma anche per fortuna) non la si può cambiare con una sola giornata. Io, per rispetto alle donne, l'8 marzo faccio e mi comporto esattamente come il 7 e il 9».

Veronica De Sanctis (Core Facilities del Dipartimento Cibio) 
«Da una parte sento la necessità di un momento di riflessione, dall’altra c’è la frustrazione di mettere un recinto intorno a questa data. Credo che l’8 marzo sia un giorno in cui si scende in piazza per quei temi per cui è importante impegnarsi tutti i giorni. È quello che faccio io con le mie figlie, che hanno 12 e 15 anni. Ed è quello che, prima di me, hanno fatto mia mamma e mia nonna. Sono cresciuta in una famiglia dove c’è sempre stata consapevolezza per l’importanza della donna. Ma non è così dappertutto. L’esperienza personale di trovarmi senza stipendio quando sono nate le mie figlie, mi ha fatto aprire gli occhi e capire che c’è ancora tanta strada da fare. I maschi, come padri, fratelli, mariti, sono i nostri compagni di viaggio e li dobbiamo avere accanto per vivere l’impegno per i diritti in maniera inclusiva».

Francesco Scannicchio (Ufficio Sport)
«Quando ero bambino, l’8 marzo mi piaceva raccogliere le mimose dall’albero della casa in campagna e portarle alla mamma, alle mie sorelle, alle maestre e alle compagne di scuola. Crescendo, però, la ricorrenza nel singolo giorno ha perso quel fascino. Ora, come uomo, marito e genitore, credo che il rispetto per il valore di ogni donna vada mostrato in ogni momento, nelle piccole e nelle grandi cose, tanto in famiglia quanto nella società. Cerco di sostenere mia moglie, nel suo ruolo di madre di famiglia, nella sua professione e nella sua dimensione individuale, condividendo e collaborando in ogni aspetto della conduzione familiare e, da padre, spero che mia figlia possa scegliere liberamente la vita che vuole e trovare sempre affetto e considerazione in casa, sul lavoro, nell'ambito sociale. Concentrarsi su una sola giornata è riduttivo: la centralità della donna va vissuta quotidianamente attraverso l’amore, il rispetto e l’aiuto nella condivisione».

Piera Menghini (Dipartimento di Ingegneria civile ambientale e meccanica)
«L'8 marzo per me più che una festa è una ricorrenza che vale la pena di celebrare in quanto può essere uno strumento per mantenere desta l'attenzione su un tema importante. La condizione della donna in molti contesti al di fuori del nostro paese, ad esempio Iran, Afganistan ma anche molti altri, la priva di parecchi diritti fondamentali della persona e anche nella nostra società siamo ben lontani da una condizione di parità, anzi. La piaga dei femminicidi è solamente la più eclatante delle situazioni in cui la donna, anche nell'occidente civilizzato, viene vista come oggetto di possesso e non come una persona con pari diritti e dignità».

Thomas Cammilleri (Ufficio Archivio, Protocollo e Servizio postale)
«L’8 marzo è una ricorrenza che purtroppo ci è ancora utile per creare consapevolezza. È un simbolo che ci riporta a quel grave incidente che ogni anno ricordiamo. Però il 9 marzo la differenza tra uomini e donne si fa di nuovo sentire. Ed è una differenza ampia, che si nota ancora in molti ambiti della nostra vita quotidiana. A cominciare dalla politica, dove una donna non può rivestire cariche di primo piano senza essere insultata o criticata continuamente, proprio per il suo essere donna. Oppure quando sentiamo parlare di violenza contro le donne: il problema è presente, è reale. Avremo fatto un passo avanti quando la violenza sarà violenza e basta e nessuna più ne sarà oggetto per il suo essere donna. Vogliamo una società che non divide, ma i tempi non sono ancora maturi per superare le tradizionali categorie. Dobbiamo quindi ampliare il senso di questa ricorrenza, anche agli altri giorni. Dobbiamo prenderci un impegno, come uomini e donne, perché questa consapevolezza maturi ancora di più».

Lorenza Dallapiccola (Ufficio Contabilità generale)
«lo festeggio raramente l’8 marzo perché, per i miei parametri, ha un carattere troppo commerciale. Inoltre, considero triste che tutti si ricordino che esistiamo quasi solo una volta l’anno. Da donna che è stata impegnata sui temi femministi, ritengo ci sia ancora moltissimo da fare per la parità sia in casa, dove quasi tutta la responsabilità resta sulle spalle delle donne, sia sul lavoro, dove le donne e le mamme sono tuttora penalizzate nella carriera e nello stipendio. Lo posso dire per esperienza personale, anche se mi ritengo fortunata rispetto a tante altre donne e mamme».

Patrizia Tomio (Diversity Management)
«In un anno come quello presente, che vede il permanere di conflitti ed emergenze internazionali, risuona la straordinaria attualità della Risoluzione delle Nazioni Unite, con la quale si affermava che “la sicurezza della pace ed il pieno godimento dei diritti umani e delle libertà fondamentali hanno bisogno della partecipazione attiva, dell’eguaglianza e dello sviluppo delle donne”. Per questo, oggi, il mio pensiero per l'8 marzo va alle donne in fuga dai loro paesi, alle bambine e alle ragazze cui è impedito frequentare la scuola e l'università, alle giovani e alle donne che non sono libere di scegliere e di esercitare appieno i propri diritti in ogni ambito».

Sandra Iob (Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive)
«Per me l’8 marzo è il giorno in cui rifletto e ricordo quanto altre donne hanno faticato e combattuto nel mondo a vari livelli e ambiti per ottenere diritti negati per anni. Non è una festa, ma un ricordo, un momento di gratitudine per chi mi ha permesso di godere di questi diritti, nella consapevolezza che c’è ancora molto da fare».

Roberto Begliuomini (Divisione Gestione rapporto di lavoro personale docente e ricercatore) 
«Personalmente non la sento molto, ma credo abbia senso una giornata dedicata ai diritti della donna per riflettere su varie questioni aperte. A un primo sguardo può sembrare solo una festa di colore, ed è bello anche festeggiare, ma la vedo anche come occasione per ripensare a certe tematiche come la parità. Penso sia importante che non resti un momento sporadico, e credo non lo sia per il nostro Ateneo che porta avanti questo impegno con tante iniziative tutto l’anno, non solo l’8 marzo».

Alessandra Bergamo (Dipartimento di Ingegneria industriale)
«Non riconosco l'8 marzo come un giorno di "festa". Vorrei piuttosto che fosse una giornata dedicata al riconoscimento del valore femminile nella famiglia, nel lavoro e nella società».

Elisa Baratto (Divisione Sviluppo Risorse umane e Organizzazione e Cug)
«Per me era una buffonata, come tante altre feste. Mi dava quasi fastidio vedere orde di donne uscire a cena con le amiche. Da qualche anno ci penso di più. Sarà l’età che avanza, sarà avere due figlie, l’8 marzo mi sembra un’occasione per fermarci un attimo a pensare a quanto è stato fatto e a quanto ancora siamo lontane dalla parità. È un'occasione per sensibilizzare gli animi di uomini e donne. Noi tre, nel nostro piccolo, lo facciamo anche facendoci regalare le mimose da nostro marito e papà».