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Eventi

Solitudini tra le pagine

Se ne parla mercoledì 8 novembre nell’incontro organizzato nell’ambito del ciclo Narrativa alla Bur

31 ottobre 2023
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Daniele Santuliana
Ufficio Stampa e Relazioni esterne

La solitudine è un tema ricorrente in letteratura. Ma da quali e quanti punti di vista viene di solito esaminato? E, inoltre, c’è stata un’evoluzione di questo concetto in ambito letterario? Ne parliamo con Lucia Rodler, docente di Letteratura italiana al Dipsco e coordinatrice di Narrativa alla Bur - Gruppo di lettura per futuri psicologi e future psicologhe e con Paola Bergamini, Martina Dal Lago e Miriana Crosara, le tre studentesse che hanno selezionato i libri proposti all’appuntamento mercoledì 8 novembre dedicato al tema delle “Solitudini”.
 

«La letteratura e le arti in genere – ci dice Rodler – narrano la solitudine perché fa parte dell’esperienza umana. Parlerei però di solitudini al plurale, perché ne esistono tante. Per rimanere agli elementi base della comunicazione, ci sono le solitudini di scrittori e scrittrici (il De vita solitaria di Petrarca, le Fantasticherie del passeggiatore solitario di Rousseau, Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf o Scrivere di Marguerite Duras, solo per citare alcuni titoli). Ma ci sono anche le solitudini dei testi (“macchine pigre”, per Umberto Eco, quando restano senza interpreti) e di lettori e lettrici. Va ricordato anche che la lettura solitaria si è affermata solo nel XVIII secolo, sollevando molti sospetti perché pareva poco controllabile. Prima, pochi lettori leggevano a voce alta pochi testi, come la Bibbia o le favole, a gruppi di ascoltatori, analfabeti, di tutte le età».

Ci sono poi le solitudini dei personaggi, quelle su cui si è concentrato il gruppo di lettura proposto insieme alla Biblioteca universitaria di Psicologia a Rovereto. Ancora Rodler: «Anche qui c’è solitudine e solitudine: a noi interessano individui contemporanei che vivono una solitudine poco eroica, molto quotidiana e anche densa di angosce. Ci tengo a dire che il tema e i romanzi sono stati proposti da alcune studentesse di Psicologia che avevano seguito il gruppo di lettura lo scorso anno e che quest’anno si sono proposte come coordinatrici del progetto. Sono perciò solitudini che hanno uno spessore particolare perché sollevano questioni di disagio molto attuali. Vale la pena perciò ascoltare la loro voce».

Con Paola Bergamini, Martina Dal Lago e Miriana Crosara andiamo ad approfondire i tre testi oggetto di lettura e dibattito.  

In “Un giorno questo dolore ti sarà utile”, uno dei libri oggetto di discussione, Peter Cameron racconta di un adolescente solitario, al limite dell’asociale. Abbiamo davvero bisogno degli altri o possiamo bastare a noi stessi?

Paola Bergamini: «James Sveck, il protagonista del libro, un romanzo di formazione che nel 2011 è diventato anche un film di successo con la regia di Roberto Faenza, affronta la solitudine come un percorso necessario per stare meglio. Trovare serenità significa infatti mettersi in discussione e lavorare sulla propria salute, sia fisica che mentale; significa, ad esempio, interrogarsi sul perché stare con gli altri “richiede uno sforzo”, “non viene naturale”. James lo fa, cerca se stesso e gli altri».

“Se ti abbraccio non aver paura” di Fulvio Ervas è invece il racconto di un’avventura, quella di un padre e di suo figlio autistico che attraversano l’America “in solitudine”. Di quale solitudine si tratta in questo caso?

Martina Dal Lago: «Andrea è un ragazzo affetto da una forma grave di autismo che riesce a comunicare soltanto tramite poche parole sul computer. Questa è una solitudine che isola perché “quello che lascia trapelare è concentrato” e bisogna “imparare a sentire”. Il padre, Franco, ci prova e porta con sé Andrea in una avventura azzardata. Fa bene? Fa male? Leggendo è inevitabile interrogarsi su questa scelta. Certo, nel romanzo Andrea dimostra che la sua condizione non è un limite; anzi, egli riesce a instaurare rapporti e amicizie con quelli che incontra raccontando loro il mondo attraverso i suoi occhi».

L’ultimo libro letto e discusso durante l’incontro è “Tutto chiede salvezza” di Daniele Mencarelli. Il libro racconta la storia di un ragazzo incapace di non soffrire e non amare a dismisura. La solitudine è necessariamente sofferenza o può diventare uno spazio in cui ritrovarci?

Miriana Crosara: «La solitudine non è di per sé negativa, ma spesso viene vissuta con angoscia. Questo romanzo racconta una solitudine assoluta e feroce. Però, Daniele, il protagonista, ha i suoi compagni di Tso - trattamento sanitario obbligatorio che vivono lontani dalle persone ‘sane’, ma sono accomunati da “una stessa lingua” in un rapporto di fratellanza che aiuta a riconoscersi. Ed è già tanto. Si tratta di un romanzo potente che ha giustamente ricevuto il Premio Strega giovani nel 2020 e da cui è anche stata tratta una serie sulla piattaforma Netflix nel 2022.

Professoressa Rodler, leggere e commentare insieme libri può aiutare a superare le proprie piccole e grandi solitudini?

Rodler: «Nel 2022, con Sonia Stenico e Claudia Plotegher, abbiamo dato avvio al progetto del gruppo di lettura senza grandi aspettative. Ci sono già tante iniziative in città, ci siamo dette, anche molto stimolanti. E invece ci siamo rese conto che la “lettura partecipata” è molto apprezzata da studentesse e studenti che vengono anche solo ad ascoltare: lettura a voce alta di alcuni passi (pratica importante, da recuperare anche tra adulti), domande, curiosità, riflessioni. E proposte: perché la sorpresa più bella è stata la richiesta di studenti e studentesse di argomenti e generi letterari, ad esempio il graphic novel. Ma di questo parleremo un’altra volta. Intanto vi aspettiamo numerosi per i prossimi due appuntamenti: Solitudini l’8 novembre e Socialità il 6 dicembre».