Un momento dell'incontro, foto di Marco Simonini, archivio Festival dell'Economia

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CIBO, SALUTE E CITTÀ

Un dibattito organizzato dall’Università di Trento al Festival dell’Economia

15 giugno 2017
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CIBO, SALUTE E CITTÀ
di Francesca Forno
Docente presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Università di Trento

L’attuale modello di produzione e consumo di cibo provoca impatti significativi nel territorio per ciò che riguarda la sostenibilità ambientale, sociale ed economica. In particolare, in ambito ambientale, le coltivazioni e la zootecnia intensiva rilasciano nell’ambiente grandi quantitativi di fertilizzanti e pesticidi chimici, oltre che di gas climalteranti, provocano l’erosione e la salinizzazione dei suoli e il depauperamento delle falde acquifere, con un forte impatto sulla stabilità degli ecosistemi e la perdita di biodiversità. Inoltre, in ambito sociale, è spesso messa a rischio la sicurezza e la sovranità alimentare di interi paesi, la salubrità degli alimenti è minacciata, mentre aumenta la separazione dei luoghi di consumo da quelli della produzione, cresce il metabolismo urbano, aumentano le minacce alla salute dei consumatori. In ambito economico, infine, la liberalizzazione globale del commercio spinge a una forte competizione sui prezzi che induce i produttori a sfruttare le risorse naturali oltre la loro capacità di autogenerazione e usare ritmi e condizioni di lavoro non sostenibili, essendo schiacciati dal cosiddetto fenomeno cost-price squeeze. Ciò, da un lato, mette in difficoltà i produttori non industrializzati e standardizzati, minacciando anche la sopravvivenza d’intere comunità rurali del sud del mondo, dall’altro, rischia di fornire al mercato prodotti di qualità inferiore o meno salubri.

Come viene sempre più spesso messo in evidenza, la riduzione delle esternalità negative delle filiere agroalimentari, sia a monte che a valle della filiera del cibo è aggravata anche da un modello di “consumo occidentale” basato su una logica di prezzi bassi, di alta disponibilità di cibo e di alto spreco. Consumi e sprechi di cibo crescono inoltre con lo stile di vita tipico delle aree urbane, che sono peraltro anche quelle che hanno maggior bisogno di importare risorse dall’esterno.

Incidere dunque sui consumi della città è una sfida-chiave della sostenibilità, anche perché è proprio qui che sia i modelli di consumo globali come quelli del “fast food”, ma anche quelli dei vari tipi di “slow food” attecchiscono con maggiore facilità.

Non è un caso che sia proprio su questo piano - ovvero sui cambiamenti che possono essere attivati a partire da un cambiamento della “domanda” (di consumo) - che si concentra oggi una attenzione crescente da parte sia delle associazioni della società civile, sia delle istituzioni a partire da quelle locali. Un ampliamento della cosiddetta area del “consumo critico” potrebbe infatti indurre cambiamenti su chi produce, influenzando il comportamento delle imprese verso modelli di produzione più sostenibili.

Gli ultimi anni, complici anche la crisi economica in atto e le crescenti preoccupazioni dei cittadini circa l’impatto sociale e ambientale dei prodotti, hanno visto il moltiplicarsi di esperienze di costruzione di sistemi di approvvigionamento “alternativi”, spesso attivati da soggetti periferici rispetto agli attori centrali nel sistema convenzionale di produzione di cibo e da gruppi di cittadini auto-organizzati (in Italia, particolarmente rilevante è ad esempio il fenomeno di Gruppi di Acquisto Solidale).

Sebbene si tratti di fenomeni ancora largamente di nicchia, la grande diffusione e il grande interesse che hanno suscitato le cosiddette Alternative Food Networks (AFNs, i sistemi di approvvigionamento alternativo) sta portando ad un’accelerazione della loro diffusione, in qualche caso favorita da politiche locali che stanno promuovendo nuove governance del cibo.

Sebbene si tratti ancora di sperimentazioni in atto, da sempre più parti si sostiene che un supporto istituzionale all’espansione delle AFNs potrebbe permettere la diffusione di forme di approvvigionamento più sostenibili capaci di valorizzare la produzione locale, tutelando sia l’economia che la biodiversità territoriale. In molte città europee e anche italiane, proprio per questo, soprattutto nell’ultimo decennio, hanno iniziato a prendere avvio tavoli multi-attoriali spesso definiti “Food Policy Council”, tavoli di lavoro e di discussione tra consumatori, produttori e altri soggetti intermedi coinvolti nella filiera agroalimentare.

Il confronto, che si è svolto il 2 giugno, è stato organizzato presso il Dipartimento di Economia e Management in collaborazione con il Comune di Trento e il Tavolo dell’Economia Solidale Trentina. Hanno partecipato Francesca Forno, professoressa dell’Università di Trento, Andrea Calori, membro di Economia e Società (Està), ed Edigio Dansero, professore dell’Università degli studi di Torino, coordinati da Walter Nicoletti.