Un momento del convegno. Foto archivio Università di Trento.

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MIGRAZIONI E DIRITTO INTERNAZIONALE

Una riflessione sugli strumenti legislativi per superare l'emergenza

17 luglio 2017
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MIGRAZIONI E DIRITTO INTERNAZIONALE
di Giuseppe Nesi
Professore di diritto delle istituzioni internazionali presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Trento.

Le migrazioni riguardano da sempre tutto il mondo e appartengono dunque alla storia del genere umano. È tuttavia innegabile che ormai da alcuni anni il fenomeno migratorio abbia raggiunto dimensioni e caratteristiche che hanno creato preoccupazione e allarme nell’opinione pubblica, spesso divisa tra i sostenitori del principio di accoglienza e coloro che invece manifestano perplessità, riserve e anche feroci critiche a posizioni di apertura delle frontiere ai migranti.

Come è noto, accanto alle migrazioni causate da conflitti armati esplosi nei luoghi dai quali si fugge da persecuzioni politiche, religiose o razziali -situazioni gravissime e tutelate da strumenti convenzionali, come ad esempio la Convenzione ONU sui rifugiati del 1951 - si è di recente assistito a un sempre maggior esodo da Paesi che, seppur a volte ricchissimi di risorse naturali, sono colpiti da carestie o altri disastri naturali oppure offrono pessime condizioni di vita a gran parte della loro popolazione. La necessità di fuggire da tali catastrofi naturali, nonché più in generale la speranza di migliorare il proprio status e quello dei propri discendenti, è spesso alla base di quella forma di migrazione che, per comodità di linguaggio, è definita “economica”, ma che spesso nella realtà non è  meno grave della fuga da guerre e persecuzioni.  

Dopo che per decenni sono caduti nel vuoto gli appelli a una maggiore solidarietà che avrebbe dovuto indurre gli Stati ricchi a destinare una parte dei propri bilanci a quelli più poveri per superare il sottosviluppo e promuovere decisi passi in avanti nell’economia e nello stato di diritto, il mondo occidentale si rivela ancora una volta incapace di affrontare un fenomeno che appare oggi incontrollabile. L’inadeguatezza della risposta si è spesso risolta in reazioni scomposte, nell’innalzamento di muri e barriere, nel respingimento “a priori”, nello schieramento, proclamato o realizzato, di forze di polizia o addirittura di eserciti per impedire il superamento del confine da parte dei migranti. Più in generale, soprattutto da parte di alcuni Stati, si adotta un approccio emergenziale che porta sempre con sé il rischio di gravi violazioni dei diritti umani. Ed è quello che sta accadendo da ormai troppo tempo con conseguenze tragiche in Europa e in Italia, Paese il nostro che, dopo avere promosso scelte umanitarie condivise solo a parole dai partner europei, appare esso stesso vittima di questi fenomeni.

Da queste premesse ha preso le mosse il XXII Convegno Annuale della Società Italiana di Diritto Internazionale e di Diritto dell’Unione europea (SIDI), tenutosi nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento l’8 e il 9 giugno e al quale hanno partecipato circa 300 studiosi italiani e stranieri che hanno esaminato il tema delle migrazioni anche rispetto ad altre scienze, diverse dal diritto e si sono poi soffermati su alcune delle questioni giuridiche più rilevanti di questo tema. E ciò con particolare attenzione non solo all’Europa e all’Italia, ma anche agli Stati Uniti nell’era di Trump, all’Australia, al Sudafrica. Allo stesso tempo le questioni rilevanti per il diritto internazionale pubblico e privato, ma anche per il diritto delle Nazioni Unite e il diritto dell’Unione Europea, sono state trattate in maniera approfondita.

I numerosi temi che hanno formato oggetto di relazioni e di dibattito non sono qui sintetizzabili, ma faranno parte degli atti del convegno, mentre gli interventi sono fin d’ora reperibili sulla pagina dell'evento.