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SETTIMANA DELLA SOCIOLOGIA

Nel convegno "Adolescenti e alcol in italia", il 14 ottobre a Trento, verranno presentati i dati di una recente indagine nazionale

5 ottobre 2017
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SETTIMANA DELLA SOCIOLOGIA
di Paola Fusi
Responsabile della Divisione Comunicazione ed Eventi dell’Università di Trento.

Adolescenti e alcol: il tema è estremamente attuale e interessa genitori, famiglie, operatori sociali, decisori politici, studiosi. Viene approfondito dal Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento in occasione della Settimana della Sociologia in un convegno che si svolgerà a Trento il prossimo 14 ottobre. Per saperne di più sulla Settimana della Sociologia, sul convegno e sui dati che verranno presentati proprio il 14 ottobre, abbiamo intervistato il professor Carlo Buzzi, docente di Sociologia e coordinatore scientifico dell’indagine condotta su Giovani e alcol.

Professor Buzzi, il convegno su adolescenti e alcol che si svolgerà il 14 ottobre è un’iniziativa inserita nella Settimana della Sociologia, di che cosa si tratta?
La Settimana della Sociologia è un evento nazionale che si svolge dal 13 al 20 ottobre, a cui partecipano una quarantina di dipartimenti di Sociologia o con una componente sociologica. È questa la prima edizione ed è la prima volta che i vari gruppi di ricerca sociologici si coordinano svolgendo in tutta Italia, nelle rispettive sedi, iniziative sulla sociologia. Gli obiettivi di questo evento sono sostanzialmente due: 
- evidenziare la capacità della Sociologia di leggere i mutamenti sociali in atto, sia come tendenze macro a livello complessivo, che collocandoli nei concreti contesti sociali e territoriali;
- rimarcare il ruolo pubblico dell'Università come istituzione fondamentale non solo nella formazione di competenze in grado di intervenire positivamente sulla realtà, ma anche come sede privilegiata di sviluppo e culturale, in grado di rapportarsi con le istituzioni e gli attori sociali.

A Trento il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale organizza, in collaborazione con l’Osservatorio Permanente sui Giovani e l’Alcool, un convegno previsto per sabato 14 ottobre in aula Kessler. Nel corso della mattinata saranno presentati i risultati dell’indagine nazionale giunta alla terza edizione “Giovani ed alcol”. Inoltre nel pomeriggio di mercoledì 18 ottobre, in aula 7 di via Verdi 26, sarà presentato il libro sulla Sociologia in Italia da parte degli autori: Andrea Cossu, del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento e Matteo Bortolini, dell’Università di Padova.

Che cosa ha indagato nello specifico la ricerca su Giovani e alcol?
L’indagine Giovani e alcol è stata condotta nel 2017 su un campione rappresentativo di circa 2000 adolescenti italiani frequentanti la terza media. Organizzatore di questa ricerca biennale è l’Osservatorio Permanente sui Giovani e l'Alcool che ha la sede a Roma. Oggetto dell’indagine è lo studio su opinioni, atteggiamenti e comportamenti degli adolescenti tredicenni nei confronti delle bevande alcoliche. Essendo la ricerca alla terza edizione i risultati riescono a tracciare un trend evolutivo, seppur ristretto nel tempo, del fenomeno.

Cosa emerge dalla indagine su Giovani e alcol?
Volendo riassumere in alcuni punti sintetici i principali risultati dell’indagine emergono:
Il debutto in famiglia: nella maggioranza dei casi il primo assaggio di bevande alcoliche avviene in famiglia, a volte anche in età molto precoce; i giovani bevono per la prima volta durante un pasto oppure in concomitanza con una occasione particolare.
La diffusione del bere: grossomodo poco meno della metà dei giovani adolescenti non beve mai, i due quinti beve occasionalmente, un sesto beve abitualmente. Si beve prevalentemente a pasto, prevalgono birra e soft drink.
L’effetto sensoriale: il primo assaggio sembra legato al rapporto successivo col bere: qualora l’evento sia stato associato al piacere è più probabile che poi si beva mentre avrebbe un ruolo dissuasivo se la prima sensazione è stata sgradevole.
La caduta della trasgressività: l’accesso all’alcol come comportamento trasgressivo appare molto limitato dal momento che, come si è visto, il debutto avviene nella normalità della famiglia; chi ha bevuto la prima volta con i genitori sembrerebbe essere meno portato a diventare un bevitore abituale
Il gruppo come veicolo verso l’abuso: i bevitori abituali hanno con maggiore frequenza iniziato a bere con gli amici; è tra loro che l’abuso di alcolici diventa più probabile; l’essersi ubriacati riguarda l’esperienza di circa un giovane ogni cinque.
Lo sballo come concetto positivo: tra i giovani bevitori lo sballare è visto come una delle motivazioni per cui si bevono alcolici insieme alla motivazione del “divertimento”, non viene invece riconosciuta l’importanza dell’adeguamento al gruppo dimensione invece indicata dai non bevitori o dai bevitori occasionali.
Le tre dimensioni legate al consumo: i tratti culturali che emergono sono divergenti: tendenza a considerare il consumo di alcol come comportamento desiderabile; tendenza a giustificare il bere sminuendo gli effetti negativi; tendenza a stigmatizzare il consumo in ogni sua forma.
La convergenza tra i generi: le distanze tra maschi e femmine sono assai ridotte mostrando una sostanziale omologazione nei comportamenti e negli atteggiamenti, soprattutto nei fenomeni di abuso; per quanto riguarda la frequenza del bere i maschi mantengono tuttavia valori più alti delle loro coetanee.
La debolezza socializzativa della famiglia: i genitori parlano molto poco con i loro figli sul bere alcolici; tuttavia l’aver iniziato alla presenza dei genitori sembra avere un effetto protettivo
Il facile accesso al mercato: molti giovani non trovano ostacoli alla possibilità di procurarsi alcolici, probabilmente nella loro stessa casa; l’accesso è condizione necessaria seppur non sufficiente al bere.

Quali indicazioni per le politiche giovani offre questa ricerca?
L’analisi svolta ha evidenziato la necessità di differenziare le campagne di sensibilizzazione tenendo conto delle caratteristiche del target giovanile a cui si rivolgono, delle specificità legate alla transizione verso l’adolescenza e l’età adulta, oltre che delle differenze di genere. Non sembra che messaggi generali riescano ad intercettare le varie sensibilità presenti nell’universo adolescenziale. Tuttavia un elemento trasversale che sembra emergere è che gli orientamenti proibizionistici sono destinati al fallimento: molto più produttivi i modelli educativi indirizzati alla responsabilizzazione del giovane e al consumo consapevole e moderato di bevande alcoliche.