Spartiti originali dell'opera Dyscrasing Morphing. @Marco Uvietta

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MUSICOLOGIA E COMPOSIZIONE

Nel programma dell’Orchestra Haydn l’opera Dyscrasic Morphing di Marco Uvietta. Intervista all’autore

8 novembre 2017
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di Marinella Daidone
Lavora presso la Divisione Comunicazione ed Eventi dell’Università di Trento.

Il 14 e 15 novembre verrà eseguita in prima assoluta l’opera “Dyscrasic Morphing (from Girolamo Frescobaldi to Michelangelo Rossi through myself – and others)” di Marco Uvietta, in programma nella stagione dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento. È un altro tassello che si aggiunge alle tante iniziative legate alla musica che si stanno sviluppando in ateneo, prima fra tutte la laurea magistrale interateneo Trento/Bolzano in Musicologia, inaugurata lo scorso anno. Ne abbiamo parlato con Marco Uvietta, professore di Musicologia del Dipartimento di Lettere e Filosofia.

Professor Uvietta, cos’è la “musicologia applicata”?
È un approccio alla musica che considera il sapere musicale come un campo di ricerca privo di distinzioni fra teoria e pratica: fare musica e riflettere su di essa sono interdipendenti e si alimentano a vicenda. Questo è il modello che proponiamo anche nella nostra laurea magistrale in Musicologia. Quest’anno ho tenuto per la prima volta il corso di Stilistica della composizione moderna e contemporanea, unico in Italia; senza l’esperienza diretta della composizione mi sarebbe stato impossibile tenere un corso di questo genere.

Come si può coniugare l’attività pratica del compositore con quella teorica del docente universitario?
Credo che ogni attività di ricerca e di trasmissione della conoscenza dovrebbe essere basata almeno in parte sui principi del metodo sperimentale: si conosce realmente un fenomeno solo quando si è in grado di riprodurlo. È un percorso complesso, anche perché l’accademia italiana non riconosce l’attività compositiva come un valore aggiunto alla ricerca scientifica musicologica. Tuttavia, in ambito musicale, l’unico modo per conoscere approfonditamente le tecniche, i linguaggi, le forme, gli stili, i generi è quello di saperli riprodurre (come compositore, come esecutore consapevole, come direttore di coro, d’orchestra ecc.). Luciano Berio diceva che “la migliore analisi di una sinfonia è un’altra sinfonia”.

Ci può parlare della sua ultima composizione, “Dyscrasic Morphing”? Cosa deve aspettarsi l’ascoltatore?
Una riflessione critica sul linguaggio di due compositori di un passato remoto (Girolamo Frescobaldi e Michelangelo Rossi), filtrata attraverso i linguaggi di compositori di un passato prossimo (Claude Debussy, Aleksandr Skrjabin, Béla Bartók, Igor Stravinskij) e recentissimo (Luciano Berio, György Ligeti e altri). Questo percorso analitico, esposto in chiave creativa, mi ha consentito di comprendere a fondo le particolarità di linguaggi lontani nel tempo. Spero che qualcosa di questo raggiunga anche il pubblico. L’intenzione è esplicitata dal titolo: una metamorfosi la cui discrasia è causata dall’interferenza di elementi estranei e, come in geologia, dalla coesistenza di materiali appartenenti a strati e a epoche diverse.

L’opera è stata commissionata dall’Orchestra Haydn. Com’è nata questa collaborazione?
La direzione artistica dell’Orchestra Haydn ha accolto il mio progetto con favore e ha deciso di realizzarlo, fornendomi tutti i mezzi necessari. Ho potuto contare su un ampio organico orchestrale, formato da professionisti d’alto livello, e su un direttore d’orchestra di grande esperienza sia nella musica contemporanea sia nel grande repertorio storico come Marco Angius. 
La collaborazione è basata su un rapporto di stima reciproca che risale al 2001 (anno in cui la Haydn mi commissionò un brano per orchestra), poi consolidata nel 2011 con la prima esecuzione assoluta di “Stop Time Spinning”, concerto per organo e orchestra d’archi. 
Nel 2015 l’Università di Trento ha stipulato una convenzione con la Fondazione Orchestra Haydn. Da allora la collaborazione fra le due istituzioni si è realizzata in vari ambiti, dall’alta divulgazione alla didattica ai tirocini dei nostri studenti nelle strutture organizzative dell’Orchestra (avviati proprio in questi giorni). 

Cosa si può fare per avvicinare di più le persone, e in particolare i giovani, alla musica?
In Trentino-Alto Adige l’offerta di didattica musicale (scuole musicali, conservatori) e di concerti è eccellente, varia e abbondantissima. Da questo punto di vista si sta facendo già molto per avvicinare i giovani alla musica. Negli ultimi anni anche l’Università di Trento ha contribuito con i sui mezzi e le sue competenze a una rinascita di interesse per la musica colta. È nato il coro dell’Università, diretto dal collega Marco Gozzi, che si è già esibito diverse volte in pubblico riscuotendo numerosi consensi. Abbiamo inaugurato le due rassegne di lezioni-concerto “Chi ha paura del Novecento?” e “Pensa musicale”, che procederanno ad anni alterni nell’intento di avvicinare il pubblico anche alle composizioni musicali più complesse. 
Considerare la musica come una forma di pensiero che può dialogare non solo con le altre arti e con le discipline umanistiche, ma anche con il sapere scientifico, si è rivelato uno strumento didattico e divulgativo estremamente efficace.