Jacquelyn Cranney, foto archivio Università di Trento

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SELF MANAGEMENT E GLOBAL LITERACY PROPOSTI COME NUOVE MATERIE D'INSEGNAMENTO

La docente australiana Jacquelyn Cranney ne spiega contenuti e importanza

17 dicembre 2014
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Serena Beber
di Serena Beber
Lavora presso la Divisione Comunicazione ed Eventi dell’Università di Trento.

Jacquelyn Cranney, docente di psicologia presso la UNSW di Sydney e Visiting Professor al Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive, ha tenuto una lezione sul self-mangement e la global literacy, in occasione di un incontro organizzato presso il Dipartimento di Economia e Management dell’Ateneo lo scorso 9 dicembre. Si tratta di concetti nuovi per l’università italiana. Ma di cosa si tratta in concreto?

Cranney ha introdotto il self-management - letteralmente auto-gestione – che è la capacità di gestire le proprie risorse, paure, tempo e capacità in un periodo particolarmente stressante per un giovane adulto: i primi anni di università. Gli studenti si devono muovere in un ambiente sconosciuto, strutturato in modo molto diverso rispetto alle scuole superiori. Si confrontano con nuovi compagni di corso, spesso vanno a vivere fuori casa per la prima volta. Per questo necessitano di un supporto che li aiuti ad affrontare in modo positivo questi cambiamenti e la risposta è un migliore self-management, che si traduce in una buona gestione del tempo, dello stress, dei fallimenti e dei successi. Questo supporto può essere proposto in due modalità diverse agli studenti: come un corso indipendente, in modo che tutti ricevano gli strumenti per migliorare la propria auto-gestione, oppure in modo integrato nei diversi corsi di laurea, durante le normali ore di lezione. Secondo Cranney si crea una spirale positiva: gli studenti sono più a loro agio e gestiscono meglio il loro programma di studi e conseguentemente il tasso di abbandono diminuisce, consentendo agli atenei di pianificare meglio le proprie risorse, modulandole su un numero di studenti più preciso e costante.

Un secondo insegnamento che Cranney ritiene fondamentale integrare nei corsi di studio universitari è la global literacy, letteralmente la competenza globale. La crescente interconnessione a livello globale degli individui con altre persone di ogni continente coinvolge tutti gli ambiti della nostra vita, attraverso le nostre relazioni economiche, sociali, culturali, politiche e ambientali. Questa condizione richiede una competenza globale, che si traduce nell'essere al corrente di eventi storici riguardanti tutti i continenti, nel saper accettare le differenze culturali e trarne vantaggio, nella tolleranza nei confronti del diverso unita ad un rafforzamento della propria individualità e delle proprie caratteristiche culturali. “Rhoads & Szelényi" (2011) la considerano il punto di partenza per una cittadinanza globale, intesa come consapevolezza dell'interconnessione e corresponsabilità di tutte le nazioni nel perseguire il bene comune,  dovute a diritti e responsabilità globali e condivise da tutti", ha sottolineato la docente australiana. Cranney ha poi spiegato il ruolo delle università nella diffusione della global literacy. "Le università hanno il compito di internazionalizzare il piano di studi degli studenti. In questo modo saranno in grado di utilizzare le conoscenze acquisite in diversi contesti culturali, con benefici sia professionali, in quanto saranno più mobili e in grado di lavorare in ambienti diversi, sia sociali, poiché la società potrà contare su questi individui più formati alla differenza e all'interculturalità. Gli atenei devono individuare i blocchi e i catalizzatori di questo processo di apprendimento. In questi studenti, futuri professionisti e cittadini globali, bisogna innescare un processo di apprendimento interattivo e collaborativo".

Jacquelyn Cranney ha concluso auspicando che il concetto ormai largamente diffuso di long life learning, cioè la formazione continua durante l'intera vita degli individui, sia affiancato dal life-wide learning come illustrato da Barnett, ovvero la capacità di sopravvivere, progredire e arricchirsi nelle fasi alterne della vita universitaria, personale e professionale, affrontando positivamente l'elemento ineluttabile della vita di ognuno: il cambiamento.