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GUERRA E MEMORIA NELLE MONETE DI ETÀ AUGUSTEA

Una conferenza di Victoria Györi del King’s College London, ospite del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Ateneo

12 marzo 2015
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Elena Franchi
Giorgia Proietti
di Elena Franchi e Giorgia Proietti
Elena Franchi e Giorgia Proietti, docenti presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Ateneo, sono rispettivamente responsabile operativo e collaboratrice del LabSA.

Guerra e memoria così come si “leggono” sulle monete dell’epoca di Augusto: questo il tema di cui ha parlato Victoria Győri (King’s College London) martedì 3 marzo al Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento. 

La moneta nelle società in guerra. Le monete costituiscono una tipologia di evidenza documentaria per gli antichisti: le monete romane, nella fattispecie, in virtù delle immagini e delle didascalie che le corredavano, forniscono importanti informazioni relative a fatti politici, militari, religiosi. Iconografia e contenuti mutavano infatti di pari passo con le trasformazioni istituzionali, politiche, sociali: se durante l’età repubblicana le monete per lo più commemoravano le gesta dei membri delle grandi famiglie romane, durante l’impero esse riportavano invece l’effigie dell’imperatore e pubblicizzavano eventi contemporanei e le ideologie del potere. Alla luce di ciò le monete, lungi dal costituire asettici pezzi d’antiquariato, possono talora gettare una luce nuova sulle interpretazioni di determinati periodi storici, compresa l’età augustea.

Guerra e pace sulle monete di Augusto: l’analisi di Victoria Győri. Convenzionalmente immaginata come un’epoca di pace (la famosa Pax Romana, o, appunto, Pax Augusti), l’età di Augusto fu in realtà caratterizzata dalla presenza pervasiva della guerra: le campagne militari promosse dal princeps, infatti, possono essere descritte, paradossalmente, come uno strumento della pacificazione dei territori soggetti al dominio romano. Augusto stesso, sul piano dell’autorappresentazione pubblica, si presentava come un conquistatore e un portatore di pace: infatti egli amava richiamarsi da un lato a Romolo, il primo leggendario re guerriero di Roma, dall’altro a Numa, il secondo re, noto per la sua pietas. La celeberrima Ara Pacis, dedicata da Augusto nel 9 a.C., vede infatti significativamente giustapposte le figure di Romolo e Roma con quelle di Numa e della Pax. La pace, rispetto alla politica espansionistica di conquiste militari, non era che l’altro lato della medaglia. Le monete spesso intervenivano a rinforzare, con capacità comunicative forse anche più pervasive e capillari, proprio la propaganda imperiale promossa dai monumenti. Il tempio di Mars Ultor, annunciato nell’occasione in cui Augusto celebra il successo diplomatico che nel 20 a.C. aveva portato alla restituzione delle insegne prese ai generali romani nei decenni precedenti, è infatti raffigurato (assieme ad altri simboli) su numerose monete coniate tra il 19 e il 16 a.C. 

Tra ideologia imperiale e consenso popolare: la moneta come veicolo di informazioni nelle terre conquistate. Entro questa cornice, è facile immaginare come le monete non funzionassero soltanto come mezzi di espressione della propaganda imperialistica, in una prospettiva unidirezionale, ma, su un piano semantico ben più complesso, come un fondamentale strumento di negoziazione tra l’ideologia imperiale e il consenso popolare. Il tema del consensus publicus, assieme a quello, a esso inerente, della costituzionalità, sono peraltro temi cruciali nel principato augusteo: in quest’ottica deve infatti essere intesa la sempre crescente trasposizione su supporto monetale dei vari onori attribuiti a Augusto dal senato e dal popolo di Roma. I decreti onorifici del senato appaiono con grande frequenza sulle monete, che li richiamano sia nel testo che nelle immagini, e a partire dal 19 a.C. la didascalia SPQR (Senatus Populusque Romanus) diventa standard. Last but not least, va ricordato infine il grande potere delle monete quale mezzo di comunicazione: la moneta diviene veicolo di informazioni relative all’attualità dell’impero e per sua stessa natura capace di raggiungere territori e popoli lontani, i quali proprio grazie ai temi raffigurati e commentati sulle monete venivano a conoscenza di quanto accadeva in altri angoli dell’impero globale di Roma.

La conferenza di Victoria Győri costituisce il terzo dei quattro appuntamenti previsti dal progetto ‘Memorie di guerra. Forme, modelli e racconti tra antico e moderno’. Il progetto è stato ideato dalle dottoresse Elena Franchi e Giorgia Proietti sotto la responsabilità del professor Maurizio Giangiulio. Dopo le conferenze di Peter Davies (Center for Spartan and Peloponnesian Studies, Nottingham) e Birgit Bergmann (Universität Regensburg), ‘The memory of war and Augustan coin legends’ ha concluso il ciclo di incontri di avvicinamento al convegno ‘Commemorating War and War dead: Ancient and Modern’ (4-5 giugno). Il convegno, organizzato dal Laboratorio di Storia Antica (LabSA), si inserisce nella cornice delle iniziative per il centenario della Grande Guerra coordinate dal professor Gustavo Corni.