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Eventi

ALLERTA METEO E GESTIONE DELLE EMERGENZE

Ce ne parla Paola Pagliara del Dipartimento della Protezione Civile, ospite del Festivalmeteorologia di Rovereto

18 ottobre 2015
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Marinella Daidone
di Marinella Daidone
Lavora presso la Divisione Comunicazione ed Eventi dell’Università di Trento.

Paola PagliaraTutti noi siamo sempre più abituati a prestare attenzione alle segnalazioni di stati di allerta meteo lanciati dalla Protezione Civile. Nonostante questo, sono ancora molte le vittime di disastri ambientali legati al maltempo. Si poteva fare di più per evitare vittime e danni? Quali sono i soggetti che dovevano intervenire? E qual è il comportamento corretto che devono tenere i cittadini? 
Ne abbiamo parlato con l’ingegner Paola Pagliara (nella foto a destra), dirigente dell'Ufficio II – Rischi idrogeologici e antropici del Dipartimento della Protezione Civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ospite del Festivalmeteorologia (Rovereto, 16-17 ottobre), dove ha tenuto un intervento sul tema “Previsioni meteorologiche e prevenzione dei rischi per la protezione civile. 

Ingegner Pagliara, ci può spiegare come funziona il sistema di allertamento nazionale?

Il sistema di allertamento è di fatto una catena con diversi anelli, ogni anello ha delle responsabilità e dei compiti e funziona soltanto se ogni anello è ben connesso all'altro; ecco perché spesso è oggetto di discussione e polemiche post-evento, perché non si tratta di una singola azione ma di un intervento complesso, dove tutti i soggetti che hanno responsabilità nel sistema devono fare la loro parte. In Italia il sistema di allertamento  è sostanzialmente costituito da 5 fasi.

Il primo passo è sicuramente  costituito da una previsione meteorologica specifica per il sistema di Protezione Civile; quindi non generalista, ma mirata a individuare soltanto quei fenomeni che potrebbero impattare sul territorio, causando danni e costituendo pericolo per la popolazione. Si tratta di una previsione specificamente indirizzata al sistema di Protezione Civile.
Sulla base della previsione meteorologica, il secondo passo è quello di valutare, per quanto possibile, gli impatti sul territorio in termini di frane, attese, allagamenti dei centri urbani, alluvioni dei corsi d'acqua di diverse dimensione; quindi si passa dalla previsione meteorologica alla valutazione di uno scenario di rischio.
Questo è il secondo anello della catena che si va poi a trasformare in una valutazione di allerta definita da un codice colore. Le allerte sul territorio, infatti, sono strutturate su 3 livelli a seconda della gravità (codice giallo, arancione, rosso) e ad ogni codice colore corrisponde una diversa attivazione sul territorio in termini di fasi operative (questo è il terzo anello della catena).
Il quarto punto riguarda le fasi operative definite nei piani di emergenza comunali. Per ogni codice colore nel piano di emergenza comunale deve essere definito cosa fare sul territorio, ad esempio l'attivazione del centro operativo comunale, il presidio delle aree del territorio che sono note come punti critici (attraversamento corsi d'acqua, sottopassi, zone note di frana) che sono molto spesso scenari di eventi tragici.
L’ultimo anello della catena riguarda l'informazione alla popolazione, che nella nostra legislazione è compito specifico del sindaco che deve informare i cittadini in corso di evento, ma anche prima che questo si verifichi, di quelle che sono le zone a rischio sul territorio. Nel caso in cui si abbia il timore che durante l'evento insediamenti e persone possano essere soggetti a rischio , il Comune deve attuare le opportune misure preventive (come l’evacuazione di edifici a rischio, o la comunicazione di andare nei piani alti degli edifici, o l'interdizione delle strade che attraversano i corsi d'acqua o dei sottopassi). Questo tipo di azioni nell'ambito della gestione delle emergenze vengono attuate a livello comunale e disposte dal sindaco, ivi compresa l'informazione specifica alla popolazione.

E i cittadini cosa possono fare per tutelarsi?

Da parte dei cittadini è importante la conoscenza e la consapevolezza, come ad esempio la consapevolezza di vivere in zone a rischio, o che le scuole frequentate dai propri figli sono state costruite in aree a rischio e soprattutto è importante sapere che loro stessi possono fare qualcosa per auto-tutelarsi applicando le norme più corrette di auto-protezione. Queste norme sono ormai abbastanza diffuse sui siti web, in particolare sul sito della Protezione Civile: sono semplici norme di auto-protezione che però spesso fanno la differenza rispetto all’eventualità di rimanere vittima di eventi, anche quelli meno preoccupanti come un temporale.
Quindi avere conoscenza di cosa fare prima degli eventi (nella fase di allertamento) e dopo gli eventi (come l'interruzione delle linee gas e delle linee idriche ed elettriche) e avere la consapevolezza di quali sono i comportamenti corretti riduce anche l'ansia che ciascuno di noi potrebbe avere, soprattutto in una fase di allerta.

La Protezione Civile ha appena fatto una campagna proprio in tal senso, ce ne può parlare?

Si, è una campagna sulle buone pratiche di protezione civile che ha coinvolto 400 piazze italiane e 4000 volontari, si chiama “Io non rischio”. La campagna ha riguardato 3 diversi tipi di rischio - sismico, alluvionale, maremoto - per ciascuno dei quali i volontari hanno allestito nelle piazze principali di 400 Comuni dei punti di informazione alla popolazione, nei quali sono stati forniti dei materiali in cui veniva detto come comportarsi in situazioni di rischio e a che tipo di rischio è soggetto il territorio. Inoltre sono state date informazioni da parte di volontari che hanno fatto una specifica attività formativa presso il Dipartimento della Protezione Civile: i volontari sono una risorsa preziosa perché come cittadini riescono a spiegare anche ad altri cittadini “non tecnici” queste semplici norme di comportamento.

Un suo commento sul Festivalmeteorologia di Rovereto alla sua prima edizione?

L'impressione è stata veramente ottima, un’iniziativa che mi ha sorpreso in maniera molto favorevole, perché è stata un’occasione in cui la comunità scientifica, la comunità istituzionale e il settore privato e dell'industria si sono potute confrontare sul tema della meteorologia, in alcuni casi anche in maniera forte, hanno avuto l’opportunità di conoscersi e misurarsi. È un'occasione che in Italia non esisteva ancora, quindi molto importante per tutto il sistema.