Immagine tratta dal sito http://www.takebackthetech.net/

Eventi

NUOVI MEDIA: ABBATTERE LE DISUGUAGLIANZE PARTENDO DALLA RETE

Una riflessione sugli usi strategici dei nuovi media per promuovere una cultura delle pari opportunità

6 novembre 2015
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Daniela Costantini
di Daniela Costantini
Lavora presso la Divisione Comunicazione ed Eventi dell’Università di Trento.

La disuguaglianza di genere è un ostacolo importante allo sviluppo umano. Le donne hanno fatto grandi progressi negli ultimi decenni, ma non hanno ancora ottenuto l'equità di genere: troppo spesso sono discriminate nella sanità, nell'istruzione, nella rappresentanza politica, nel mercato del lavoro, nell’utilizzo delle tecnologie con ripercussioni negative per lo sviluppo delle loro capacità e la loro libertà di scelta.

È possibile attraverso i canali digitali mettere in atto strategie per dare più “potere” – gender empowerment – alle donne, permettendo loro di raggiungere una maggiore equità di genere? E, soprattutto, come fare perché i new media non diventino ulteriori strumenti di violenza contro le donne?
Attorno a questa equazione si è sviluppato, il 4 novembre scorso, il seminario tenuto dalla dottoressa Elena Pavan dell’Università di Trento sulle peculiarità dei nuovi strumenti di comunicazione digitale e sull’esplorazione degli usi strategici dei nuovi media per promuovere una cultura delle pari opportunità.La relatrice è partita da una premessa: cosa ha a che fare il potere con il genere e in che modo questo viene veicolato attraverso i nuovi media?

I nuovi media fanno ormai parte della vita quotidiana di milioni di persone che usano Internet, guardano la tv digitale e leggono i giornali online, che attraverso la rete giocano, raccolgono informazioni e mantengono le proprie relazioni sociali. È riduttivo vederli come semplici strumenti di comunicazione e informazione, vanno considerati nel loro contesto più ampio (cfr. Lievrouw e Livingstone): sono gli artefatti o i dispositivi utilizzati per comunicare; sono le attività e le pratiche attraverso cui gli individui condividono le informazioni; sono inoltre le forme organizzative (comunità di pratica) che si sviluppano in rete.

Ma cosa li contraddistingue dai media tradizionali, in cosa consiste il “nuovo” nei new media
Rispetto ai mass media, i nuovi strumenti della rete sconvolgono il processo lineare con cui l’informazione intercorre, stabilendo una mediazione, una biunivocità nei processi di comunicazione: questo dà vita a un modellamento reciproco in cui lo sviluppo tecnologico e le pratiche sociali si influenzano a vicenda. I new media hanno una natura ibrida, mescolano cioè fisico e digitale, e ricombinante: le tecnologie si rinnovano continuamente, seguendo le esigenze degli utenti, ma senza snaturare la loro sostanza. La loro natura è reticolare: esiste una rete di partecipazione globale, una rete fisica, ubiqua e interattiva di dimensioni enormi, mai esistita in precedenza, che connette nodi in tutto il mondo.

In questo nuovo panorama, come ha messo in evidenza Pavan, si inserisce il concetto di potere – inteso come capacità di influenzare o determinare il comportamento altrui – che, pur essendo complesso ed eterogeneo, sta alla base di ogni processo sociale o interazione. Nei nuovi media il potere è dato dalla forza della connessione e si può intendere sia nella sua accezione negativa, l’imposizione, sia in quella positiva, la prolusione al cambiamento. Questa forza è spesso “invisibile” e difficile da riconoscere. Ed è proprio qui che emerge il gender empowerment, cioè la capacità di attivare il nesso tra i nuovi media, il potere e le pari opportunità: attraverso gli strumenti digitali riuscire quindi ad invertire la relazione tra gli equilibri di potere nei rapporti, cambiando le prospettive di genere.

Le tecnologie non sono neutrali, conoscerle significa valutare i loro limiti e le loro potenzialità. Pensiamoli ad esempio come strumenti in grado di amplificare e cambiare il fenomeno della violenza, come le molestie online, il cyberbullismo, la violazione della privacy, il furto e la violazione di identità: oltre alla facilità con cui dilagano questi soprusi in rete, si attua un processo di vittimizzazione costante e continuo, che sembra non avere mai fine. Per contrastarli, occorre acquisire consapevolezza e pensare a nuove strategie di comunicazione digitale in grado di sfidare e cambiare le attuali relazioni tra i generi per raggiungere pari opportunità. Tutto ciò, ha sottolineato la relatrice, si può tradurre in azioni concrete che amplifichino la voce delle donne, in grande minoranza in rete, modifichino l’opinione pubblica agendo sulle strutture mentali utilizzando un linguaggio paritario, generino conoscenza con la diffusione di dati, coinvolgano le Istituzioni, mobilitino comunità con la condivisione di storie e bisogni, agiscano velocemente al verificarsi di un’emergenza.

Un esempio di buone pratiche che dimostra quanto le teorie di gender empowerment possano funzionare se messe in atto è rappresentato da “Take Back the Tech!“, una campagna globale, nata una decina di anni fa, che chiede agli utenti di prendere il controllo della tecnologia per porre fine alla violenza contro le donne. Attraverso i principali canali web e social offre un palco globale alle donne per raccontare le loro storie aiutandole a diffonderle, insegna loro le principali regole per un buon utilizzo della rete, i propri diritti anche digitali, condivide piani d’azione su come difendersi dal “potere visibile e invisibile”.

Valorizzazione, coordinamento, strategia, sostenibilità ed educazione: sono le parole chiave su cui si basa il cambiamento culturale necessario per il riconoscimento dei diritti di tutti nella prospettiva di un più giusto equilibrio di genere.

Il seminario “Nuovi media e gender emporwement” tenuto il 4 novembre 2015 dalla dottoressa da Elena Pavan, collaboratrice di ricerca del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Università di Trento e coordinatrice del progetto MADRE, è stato il secondo appuntamento del ciclo “Genere e media: comprendere il nesso, affrontare le sfide”.