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Eventi

ACCOGLIERE NELL'EMERGENZA

L’azione degli enti territoriali nella gestione del fenomeno migratorio

11 dicembre 2015
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Gracy Pelacani
di Gracy Pelacani
Dottoressa di ricerca in Studi giuridici comparati ed europei dell’Università di Trento e visiting professor presso l’Università Pompeu Fabra di Barcellona.

Uno dei punti fermi che rimane dopo una giornata di studio sul diritto d'asilo e sulle pratiche d'accoglienza dei migranti adottate a livello locale, è l'evidenza della complessità delle cause e delle conseguenze legate ai movimenti di persone a cui stiamo assistendo negli ultimi due anni, in numeri mai osservati prima. Infatti, sono i tempi e le cifre che descrivono gli arrivi di migranti sul territorio italiano che possono giustificare l'utilizzo del termine "emergenza", intesa come situazione di crisi da affrontare in tempi brevi. Il suo accostamento al termine "accoglienza" rende quasi antitetico questo binomio. Una reale “accoglienza” dovrebbe essere svincolata da tempistiche emergenziali, perciò di breve respiro, e indurre a pensare, trovare e, infine, mettere in pratica soluzioni di sistema di lungo termine. 
Lo sforzo a cui è chiamato chi non intende negare questa complessità è, quindi, quello di provare a tenere insieme i pezzi di un puzzle che in più di qualche momento sembrano essere stati pensati per non combaciare affatto tra loro.

In primo luogo, la complessità risiede nella natura mista dei flussi migratori e nell’erronea, perché limitata, concentrazione dell'attenzione sul solo aspetto della  protezione internazionale. Al contrario, sembra di poter affermare che è il sistema complessivo di governo e gestione della migrazione verso l'Unione europea, e di accesso al suo territorio, a essersi dimostrato inadatto e sotto più di un aspetto fallimentare. È innegabile l'inadeguatezza dimostrata dai sistemi di protezione internazionale degli Stati in cui si sono registrati il maggior numero di arrivi, come quello greco e italiano. Per altro, l'incremento esponenziale delle persone richiedenti asilo e l'alta percentuale di domande fallite, porta a ritenere che anche i complementari ambiti dell'immigrazione regolare, della politica di contrasto all'immigrazione irregolare e di controllo delle frontiere esterne necessitino di un ripensamento e adeguamento non più rimandabile.

Un secondo fattore di complessità è dato dalla molteplicità di attori coinvolti nella produzione di atti normativi e di politiche che hanno l'obiettivo di regolare e gestire i movimenti migratori. Uno sguardo complessivo deve, pertanto, includere i trattati e le organizzazioni internazionali, l'Unione europea e i suoi Stati membri,  così come gli Stati confinanti non membri interessati dai medesimi flussi migratori. Allo stesso tempo, occorre considerare le cause dei flussi. Dunque, ai conflitti siriano, afgano e iracheno - per citare i tre paesi da cui provengono il maggior numero di richiedenti protezione internazionale nell'Unione europea - va affiancato il conflitto libico, e l'instabilità che si osserva in molte parti del continente africano. Questo conduce a esaminare anche gli effetti che le politiche estere messe in atto dagli stessi attori hanno sui movimenti migratori e sulle vie di ingresso al territorio dell'Unione europea. 

Al netto della complessità, però, è rilevante notare come siano gli enti locali - regioni, province e comuni - a dover far fronte ai compiti di accoglienza nelle sue più concrete manifestazioni e nei tempi imposti dall'emergenza. Sono questi gli enti deputati a offrire vitto e alloggio durante il tempo d'esame della domanda di protezione internazionale, assistenza legale, accesso alla sanità, prestando attenzione alle necessità delle persone con specifiche vulnerabilità, come minori non accompagnati e le vittime di tratta. Oltre a questo, gli stessi enti devono porre in atto misure  capaci di condurre a un’integrazione nella società dei richiedenti protezione internazionale, così come all'integrazione della società tramite e grazie a queste dinamiche migratorie. 
Vediamo, allora, come i territori delle Province autonome di Trento e Bolzano/SüdTirol, e del land Tirolo si trovino a dover affrontare situazioni comuni - in primis, la necessità di reperire luoghi adatti alla permanenza dei richiedenti protezione internazionale - e come, sulla base di simili problematiche, sia possibile per questi enti territoriali immaginare soluzioni condivise e coordinate. Per far fronte a queste necessità di coordinamento nelle attività che integrano l'accoglienza, è appena stata creata tra i tre enti una task force, non ancora operativa ma in procinto di avviare la propria attività quest’inverno. 

Nonostante le immagini di questi mesi e le scomposte reazioni delle istituzioni che, al contrario, dovrebbero gestire i flussi, un importante tentativo volto a trovare soluzioni di sistema e durature pare venire dagli enti territoriali che nel concreto e quotidiano si fanno carico dell'accoglienza. La speranza è che si possa assistere in tempi non troppo lunghi a una virtuosa reazione a catena. 

Il 30 novembre scorso si è svolto a Trento il convegno “Accoglienza nell'emergenza. Il ruolo degli enti territoriali nella gestione del fenomeno migratorio”. L’evento è stato organizzato dalla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento nei trent’anni dalla sua fondazione, in collaborazione con l’Associazione Euroregionale di Diritto Pubblico Comparato ed Europeo e con il sostegno del Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale (GECT/Euregio: Tirolo-Alto Adige-Trentino). Coordinamento scientifico: Jens Woelk, Flavio Guella e Gracy Pelacani.