Riparare, ma come?
Lorena de Vita è Assistant professor in storia delle relazioni internazionali presso l'Università di Utrecht. É autrice del volume Israelpolitik: German-Israeli Relations, 1949-69 (Manchester, Manchester University Press, 2020)
Che ruolo hanno le riparazioni per le vittime di crimini internazionali nel ripristinare il dialogo politico e i legami sociali all'indomani di atrocità di massa? Nel marzo 1952, i rappresentanti della Repubblica Federale Tedesca, di Israele e della Jewish Claims Conference si incontrarono in Olanda, in segreto, nella villa Oud Kasteel a Wassenaar per negoziare un accordo (Wiedergutmachung/Shilumim) senza precedenti. Fino ad allora, le riparazioni venivano negoziate a fine guerra tra i vincitori, che chiedevano risarcimenti, e i vinti, che non avevano altra scelta che pagarli. Ma queste categorie, all'indomani dell'Olocausto, non avevano senso. Inoltre, all’epoca non esisteva alcun meccanismo legale che avrebbe costretto la Germania a negoziare riparazioni per far fronte ai crimini di genocidio e crimini contro l’umanità. Firmato quell'anno a Lussemburgo, l'accordo del 1952 era senza precedenti. E fece storia. Ma cosa ci ricordiamo oggi di quei negoziati difficili? Cosa rimane di quei mesi complicati nella memoria collettiva, e nelle pratiche di istituzioni cruciali come la Corte Penale Internazionale?
Modalità di partecipazione
Ai possessori di Green Pass sarà permessa la partecipazione in presenza, previa prenotazione del posto compilando il form online; sarà inoltre possibile partecipare alla conferenza da remoto previa iscrizione.