Conferenza / Incontro

​Temi scientifici nella filosofia moderna

14 ottobre 2021
Orario di inizio 
17:30
Online
Destinatari: 
Tutti/e
Partecipazione: 
Online su prenotazione
Scadenza prenotazioni: 
13 ottobre 2021, 12:00
Referente: 
Federico Laudisa
Contatti: 
Staff di Dipartimento di Lettere e Filosofia
0461 281788

Lo sviluppo della filosofia moderna è intimamente legata al contemporaneo sviluppo della scienza, e numerosi filosofi moderni ingaggiano un confronto diretto tra i propri orientamenti speculativi e svariate sollecitazioni di origine scientifica. Questo incontro è dedicato ad presentare e discutere alcuni tra i principali episodi di questo confronto: la teoria dello spazio (Leibniz), il ragionamento induttivo (Hume), la natura dei giudizi matematici (Kant).

  • Vincenzo De Risi (CNRS Paris & Max Planck Institute for the History of Science, Berlin)

La teoria dello spazio di Leibniz, fra fisica e geometria

Abstract

L’intervento presenterà alcuni aspetti filosofici e scientifici della teoria relazionale dello spazio di Leibniz. La prima parte delineerà brevemente l’evoluzione della nozione di spazio negli scritti di Leibniz, a partire dalla teoria giovanile nella quale Leibniz considerava lo spazio una sostanza, fino alla famosa disputa con Samuel Clarke. Si prenderà poi in considerazione il ruolo della teoria relazionale dello spazio nella teoria leibniziana del moto e delle forze, in riferimento alla teoria di Newton difesa da Clarke. Infine si tratterà dell’epistemologia della geometria di Leibniz e di come gli studi matematici leibniziani siano stati influenzati e abbiano a loro volta influenzato la sua teoria dello spazio.

  • Paolo Garbolino (IUAV Venezia)

Hume e la nascita della scienza statistica

Abstract

Nelle Ricerche sull’intelletto umano David Hume proponeva alla filosofia empirista del suo tempo il problema della giustificazione dell’induzione, cioè dell’inferenza dall’osservazione di un certo fenomeno alla previsione che, in circostanze simili, lo stesso fenomeno si ripeterà. La risposta dello scettico Hume era che una giustificazione razionale non fosse possibile e che le nostre inferenze induttive si basassero solamente sull’abitudine. Una risposta molto diffusa alla “sfida di Hume”, data dai filosofi empiristi, fu che la giustificazione dell’induzione fosse possibile solo assumendo a priori un Principio di Uniformità della Natura. Ma un matematico contemporaneo di Hume, Thomas Bayes, probabilmente stimolato dalla lettura del filosofo, aveva formulato, in termini matematicamente precisi, un principio di simmetria che era più modesto di un Principio di Uniformità della Natura, ma sufficiente a dimostrare quando e come sia possibile prevedere un fenomeno sulla base dell’osservazione della frequenza con la quale quello stesso fenomeno è accaduto in passato. Il Teorema di Bayes è oggi uno strumento fondamentale della scienza statistica e nel secolo scorso il matematico italiano Bruno de Finetti riuscì a formulare un principio di simmetria più semplice e più generale di quello di Bayes, offrendo così, almeno per quanto riguarda l’inferenza statistica, una risposta alla “sfida di Hume”: la previsione della futura frequenza con la quale un certo evento accadrà è razionalmente giustificata perché è una conseguenza logica del principio di simmetria congiuntamente con l’osservazione delle frequenze passate.

  • Marco Panza (CNRS Paris & Chapman University)

Kant: Giudizi Sintetici (a priori), Oggetti e Intuizione (Empirica o Pura?)

Abstract

Nell'Introduzione alla Critica della ragion pura, Kant scrive questo (prima parte solo in A, seconda parte anche in B): “nei giudizi sintetici io ho bisogno, oltre che del concetto del soggetto, di qualcos'altro ancora (x), su cui si appoggi l'intelletto per riconoscere che gli appartiene un predicato non compreso in quel concetto. Nei giudizi empirici o sperimentali non v'è, quanto a ciò, nessuna difficoltà. Giacché questa x è la completa esperienza dell'oggetto che io penso mediante un concetto [...]  Ma nei giudizi sintetici a priori questo sussidio manca assolutamente. Se devo uscire dal concetto A per conoscerne un altro B come legato al primo, su che cosa mi fondo, e da che cosa è resa possibile la sintesi, poiché qui non ho il vantaggio di orientarmi per ciò nel campo dell'esperienza? [...] Che cos'è qui l'incognita x, su cui si appoggia l'intelletto, quando crede di trovar fuori del concetto A un predicato B, ad esso estraneo, e che, ciò malgrado, stima con esso congiunto? Non può essere l'esperienza [...]”. Stranamente Kant non risponde esplicitamente alla questione, passando a considerare piuttosto i diversi tipi di giudizi sintetici a priori. Nella mia presentazione, cercherò di capire come una risposta possa essere data nel caso dei giudizi matematici.