didattica attiva per educazione professionale foto ©UniTrento 

Formazione

Piena occupazione per chi cura il disagio

Il corso di laurea interdipartimentale in educazione professionale dell’Università di Trento prepara a lavorare per il benessere

26 settembre 2022
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di Elisabetta Brunelli
Ufficio Stampa e Relazioni esterne

Il disagio ha tante facce diverse, vecchie e nuove. A problemi di salute mentale, disabilità, emarginazione, immigrazione, abuso, maltrattamento e devianza si aggiungono progressivo invecchiamento della popolazione, varie forme di dipendenza, insorgenza di disturbi alimentari in età sempre più precoce, il fenomeno hikikomori che colpisce adolescenti e famiglie, difficoltà a gestire la propria affettività e sessualità e altro ancora. Per questo, per chi promuove il benessere, come nel caso delle professioni sanitarie, il rischio disoccupazione è davvero remoto. Ne è un esempio la laurea in Educazione professionale: la domanda del territorio è alta e in continua crescita.
AlmaLaurea, in Italia, registra il 100% di laureati e laureate al lavoro dopo un anno dalla laurea. E le 30 persone laureate ogni anno, nell’ambito della collaborazione interateneo che era stata attivata nel 2006 tra l’Università di Trento e quella di Ferrara, si sono dimostrate insufficienti per coprire il fabbisogno del territorio.
Di qui la decisione dell’Ateneo di Trento di apportare delle modifiche al progetto iniziale. Dopo un anno di pausa e riflessione, il nuovo corso di laurea interdipartimentale in Educazione professionale (classe di laurea: L/SNT2) è stato attivato dal Cismed - Centro interdipartimentale di Scienze mediche con il Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive di UniTrento. Il numero programmato è stato elevato a 40 posti, per i quali in poche settimane sono arrivate ben 92 candidature. Il 15 settembre si è tenuta la prova di ammissione. Le lezioni, con frequenza obbligatoria, si terranno dal 3 ottobre 2022 a Palazzo Piomarta di Rovereto.
Il nuovo corso di laurea fa tesoro dell’esperienza maturata nei 15 anni di collaborazione con la Facoltà di Medicina dell’Università di Ferrara. «Siamo stati dei pionieri in Italia nella formazione all’educazione professionale» ricorda Dario Fortin, responsabile dello specifico settore scientifico disciplinare.
Il corso di laurea deve essere incardinato in una Scuola di Medicina o in una struttura accademica in ambito sanitario, com’è il Cismed. A sottolinearlo è Olivier Jousson, direttore del Centro interdipartimentale di Scienze mediche. Per questo motivo nel 2006 l’Università di Trento non avrebbe potuto attivarlo senza un accordo con un altro ateneo.
L’obiettivo formativo è preparare figure competenti nel favorire il benessere bio-psico-sociale e l’inclusione sociale di persone fragili per età, malattia o circostanze della vita. Fornisce conoscenze sociali, psicologiche, educative e mediche e abilita alla professione sanitaria di “Educatore professionale”. Figura istituita in Italia nel 1984 e dal 2018 riconosciuta da un albo.
Jeroen Vaes, direttore del Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive, spiega che il dipartimento ha collaborato con il Cismed soprattutto nel trasferire quanto appreso dalla precedente esperienza e nel disegnare un curriculum finalizzato alla conoscenza e alla promozione del benessere nelle sue diverse accezioni.
Prendersi cura di una persona che vive in condizioni di marginalità e fatica, infatti, implica un lavoro impegnativo come la capacità di entrare in relazione, di ascoltarla, di penetrare nel suo disagio. La finalità è mitigarne la sofferenza, fare leva sulle sue potenzialità per aiutarla a trovare o ritrovare uno stato di benessere, e se possibile di autonomia, con progetti educativi e riabilitativi personalizzati a favore della qualità di vita.
«Per preparare a un lavoro così delicato il corso dell’Università di Trento punta sull’integrazione tra conoscenze teoriche trasmesse anche attraverso la didattica attiva e laboratori, sviluppo delle competenze trasversali e formazione professionalizzante. Non è un caso che il tirocinio rappresenti un terzo dei crediti (60 su 180) e preveda che educatori/educatrici professionali con esperienza e iscrizione all’albo seguano e accompagnino come tutor studenti e studentesse» sottolinea la responsabile del corso di studio Silvia Nicoletta Fargion.
Il tirocinio viene svolto nelle realtà dove si potrà poi andare a lavorare, come comunità per minori e centri giovani, residenze sanitarie assistite e centri ricreativi per persone anziane, comunità terapeutiche e centri diurni per problemi di dipendenza o di salute mentale. Coordinatrice delle attività di tirocinio è Martina Cvajner.
Laureati/e in Educazione professionale sono operatori/trici sanitari/e che svolgono la loro attività in strutture e servizi socio-sanitari e socio-educativi pubblici o privati, sia in regime di dipendenza sia di libera professione. Al di là delle diverse tipologie, l’educazione professionale è comunque un lavoro di squadra perché richiede di operare in equipe multisciplinari e di rapportarsi con una serie di soggetti: dalla famiglia o dalla struttura in cui la persona fragile vive ai servizi del territorio che sono coinvolti nella sua presa in carico.
Per i dettagli del corso consultare la pagina dell'offerta formativa
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