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Formazione

Carlo Ginzburg: esperimenti di microstoria

Se un mugnaio e una contadina diventano i protagonisti

25 ottobre 2022
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di Paolo Fisichella
Studente collaboratore Ufficio stampa e Relazioni esterne

Si dice che un singolo caso non abbia voce nella storia. Non è di questa idea Carlo Ginzburg, storico, saggista, accademico italiano e professore all’Università della California di Los Angeles. Tra il 12 e il 15 ottobre, Ginzburg ha tenuto un ciclo di lezioni al Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale per parlare di metodo storico e microstoria.

"Trovare quello che si cerca non è mai abbastanza” ricorda Ginzburg. In effetti, alla base della ricerca storica c’è la disponibilità all'essere sorpresi, all’accettare cioè sia la conferma della norma, sia la sua eccezione. È già a partire da "Il formaggio e i vermi" (1976), storia di un mugnaio friulano del XVI secolo che sapeva scrivere e leggere pur non appartenendo né al clero né alla nobiltà, che Ginzburg si interessa delle anomalie. Quello sterminato numero di casi e persone che la storia di solito trascura.

Le anomalie sono cognitivamente più ricche nella ricerca, perché racchiudono al proprio interno sia la norma, sia l’eccezione. Un caso singolare che conferma questo è Chiara Signorini, contadina vissuta agli inizi del'500 a Campogalliano (Modena) accusata di aver lanciato un maleficio contro la sua padrona. Torturata e processata da un domenicano di nome Bartolomeo Spina, confessò stremata dalle vessazioni di averlo fatto su ordine della Madonna, un caso unico nel suo genere. Quando poi Spina le chiese se la Madonna fosse nera e demoniaca, ella rispose di sì, decretando così la propria condanna al carcere perpetuo. Chiara per Ginzburg rappresenta l’eccezione, come l’inquisizione la norma. Il suo caso, questo piccolo esempio di microstoria, ci mostra non solo la conferma di una regola ma anche la sua violazione. "Per uno storico – afferma Ginzburg – l'individuo deve essere visto come un punto di intersezione tra qualcosa di unico e qualcosa di generico". Questa la scommessa della microstoria.

Ma "micro" cosa significa? Non designa le dimensioni dell’oggetto di ricerca ma si riferisce al microscopio. Una lettura analitica che può vertere anche su un singolo oggetto. Sono i casi particolari a essere, per questa prassi storica, paradigmatici. La storia di una comunità di pescatori francesi può aver più rilievo rispetto all’ennesimo racconto sulla presa della Bastiglia. Il caso, insomma, rinvia alla norma, non nel senso che la conferma necessariamente, ma nel senso che può dare adito anche a casi anomali che la confermano a ogni modo.

Nello studio di Ginzburg si parla anche di "esperimento". "In tal senso – chiarisce Ginzburg – si intende un esperimento mentale che implica una prova, include l’elemento artificiale e permette la selezione dei dati". Diversamente da Bloch e Durkheim, secondo cui l’esperimento è esclusiva delle scienze naturali, Ginzburg usa il concetto di "mentale" per sfumare le differenze. L’esperimento mentale può essere condiviso sia dalle scienze naturali, sia dalle scienze umane. Si sperimenta mentalmente per giungere alle verità, sempre e categoricamente facendo uso delle prove.

Fare esperimenti di microstoria significa quindi lavorare mentalmente su un singolo caso, meglio ancora se su una presunta anomalia, per poi infine, dopo l’analisi delle prove, giungere a un risultato vero e proprio. Il passato è lontano, ma non irraggiungibile. Compito di chi si occupa professionalmente di storia, è saper leggere tra le righe, soffermarsi su ciò che prima non era stato notato, fosse anche un'eccezione.  

Che sia un mugnaio friulano che ha letto il Decameron o una contadina torturata che sostiene di aver lanciato malefici su ordine della Madonna, sono questi i protagonisti inattesi che rendono alla storia il suo interesse, ma soprattutto, la sua verità.