Riccardo Rigon, Simone Cerroni e Ruggiero Rippo subito dopo la proclamazione a dottore di ricerca (©UniTrento - Ph. Federico Nardelli)

Formazione

L’agricoltura che aiuta l’ambiente

Al C3A, ha concluso il proprio percorso di studi il primo dottore in Scienze agroalimentari e ambientali

16 febbraio 2023
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di Daniele Santuliana
Ufficio Stampa e Relazioni esterne

Istituito nel 2019 con l’obiettivo di formare ricercatori e ricercatrici nei settori delle scienze agrarie, alimentari e ambientali, il dottorato in Agrifood and Environmental Sciences del C3A - Centro Agricoltura Alimenti Ambiente di San Michele all'Adige è riuscito a posizionarsi come percorso d’eccellenza per lo studio dell’interazione antropica con l’ambiente. Nei cinque cicli attivati finora, il corso ha coinvolto 70 fra studenti e studentesse, con quasi un terzo degli iscritti provenienti dall’estero. Riccardo Rigon coordina il corso; Ruggiero Rippo è il primo studente a concludere il percorso di dottorato.

Professor Rigon, quali argomenti tratta il dottorato?

«Gli argomenti sono molti: dalle tecnologie legate alla produzione di cibo, alla viticoltura, con la fisiologia della vite e del melo; c’è poi l’idrologia, cioè lo studio dell’acqua legato all’agricoltura, ma anche la previsione meteorologica, la fisiologia delle piante, la difesa dai parassiti e l’uso di contrasti biologici, fino alla microbiologia, all’analisi sensoriale dei cibi e al miglioramento delle qualità finali degli alimenti, l’economia, la giurisprudenza e la sociologia legata alla produzione agricola».

Lei, dottor Rippo, di cosa si è occupato?

«Ho lavorato sul Fondo IST, meglio noto come fondo per la stabilizzazione del reddito, uno strumento innovativo di gestione del rischio da poco introdotto per i produttori trentini di mele. La Provincia di Trento è stata la prima in Europa a varare questa misura e il Codipra – Consorzio difesa produttori agricoli –  è stato il primo ente gestore a metterlo in campo. Questo ci ha permesso di fare una ricerca che portasse risultati non solo accademici, ma anche applicabili concretamente».

Professor Rigon, quali sono gli sbocchi occupazionali del dottorato in Scienze agroalimentari e ambientali?

«Ci sono tanti possibili sbocchi. Il primo è senz’altro quello accademico, cioè la prosecuzione delle ricerche intraprese nel corso di dottorato. In questo momento, anche grazie ai fondi del Pnrr c’è una grande ricerca di figure post-dottorali. Molti dei nostri dottorandi e delle nostre dottorande entreranno quindi in questo circuito, in Trentino o fuori regione. Un’altra parte delle persone che formiamo è assorbita dalle startup o dal mondo delle aziende».

Se le chiedessi un bilancio di questi primi quattro anni del corso di dottorato?

«Il riscontro è stato davvero positivo, oltre le aspettative iniziali. Il merito va in primo luogo alla professoressa Ilaria Pertot, che ha coordinato il dottorato fino a pochi mesi fa. Il successo ha riguardato sia i numeri, sia la qualità della ricerca. Da sottolineare anche il grande interesse dall’estero, con quasi un terzo dei dottorandi e delle dottorande che proviene da fuori Italia. La produzione scientifica ha già iniziato a essere importante: generalmente, chi si dottora qui mette nel curriculum 2-3 pubblicazioni su riviste internazionali già prima della fine del dottorato».

Dottor Rippo, un suo bilancio da studente?

«Sono stati tre anni non semplici, soprattutto per colpa della pandemia. Il Covid ci ha costretto a rivedere radicalmente i nostri progetti di ricerca, ad adattarli alla nuova situazione. Per fortuna, non è mai mancato il supporto del C3A, né quello di Codipra, il Consorzio difesa dei produttori agricoli che ha sostenuto la mia ricerca e con cui tutt’ora collaboro».

Il C3A nasce dalla partnership fra UniTrento e Fondazione Mach. Quali sono i vantaggi?

«La collaborazione all’interno del percorso di dottorato è stata molto positiva, con diverse borse finanziate dalla Fondazione. Mi auguro che la partnership possa proseguire e migliorare nei prossimi anni. Due, in particolare, sono gli ambiti in cui è importante continuare a lavorare: il cofinanziamento di borse di ricerca su temi di comune interesse; la collaborazione stretta fra i ricercatori e le ricercatrici della Fondazione e quelli dell’Università di Trento. San Michele all’Adige è un luogo anche simbolicamente importante per costruire un polo rilevante per l’agricoltura, l’ambiente e il cibo».

Per concludere, dottor Rippo, quali sono i suoi piani per il futuro?

«Vorrei continuare a fare ricerca con un percorso post-doc. Magari sempre in Trentino, anche per avere la possibilità di collaborare con i colleghi e le colleghe conosciuti in questi anni e per portare avanti il lavoro con Codipra. Con Codipra, mi piacerebbe anche avviare un osservatorio sul fondo IST».