Le studentesse e gli studenti della Scuola di Studi internazionali assistono alla trasmissione in un'aula di Palazzo Prodi ©UniTrento - Ph. Pierluigi Cattani Faggion

Formazione

On air! La SSI in diretta su Radio 24

Studentesse e studenti collaboratori d'eccezione per due puntate della trasmissione radiofonica "Nessun luogo è lontano"

22 febbraio 2023
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di Johnny Gretter
Studente collaboratore Ufficio stampa e relazioni esterne

«Sono le 16:08 qui a Trento, aula 229 della School of International Studies». Sono iniziate così le puntate del 16 e 17 febbraio di Nessun luogo è lontano, il programma di Radio24 che racconta cosa accade fuori dai confini italiani e mostra come fatti apparentemente lontani siano interconnessi con la vita in Italia. È un inizio che gli ascoltatori di Radio24 non sono abituati a sentire: il conduttore Giampaolo Musumeci non sta trasmettendo da Milano come ogni settimana, ma da un’aula di Palazzo Prodi. Ma il luogo non è l’unica particolarità. Alla trasmissione partecipano con domande e interventi anche le studentesse e gli studenti della Scuola di Studi internazionali.

Questa esperienza fa parte delle attività di laboratorio che la SSI propone di anno in anno per riflettere su temi internazionali con una prospettiva diversa. Alcuni anni fa, Musumeci aveva già partecipato a uno di questi workshop organizzato dal professor Marco Pertile. Seguendo il successo di questa prima esperienza, Pertile ha deciso di coinvolgere nuovamente Musumeci per un’altra due giorni più intensa dedicata alle tecniche giornalistiche. Così è nata anche l’idea di spostare per la prima volta la diretta di Nessun luogo è lontano in UniTrento. 

«Giovedì mattina, Musumeci ci ha fatto riflettere su diversi aspetti del lavoro del giornalista: cos’è il giornalismo, come si fa buona informazione, qual è il futuro del giornalismo in un mondo in cui si diffonde sempre più disinformazione», spiega Giorgia dal Fabbro, studentessa della SSI. «Ci ha anche fatto assistere alla riunione di redazione in cui lui e la sua squadra preparano la trasmissione. Ci siamo resi conto di come in poche ore si possa creare un programma che tocca moltissimi temi distanti tra loro. Venerdì, invece, abbiamo fatto un lavoro più pratico su un reportage. Musumeci ci ha dato un tema su cui aveva lavorato alcuni anni fa e insieme abbiamo visto come si reperiscono le informazioni sul campo, per trovare notizie interessanti e accurate».

Dopo aver visto da vicino come lavora un giornalista, gli studenti hanno potuto capire se quello del giornalismo è un percorso professionale che può fare per loro. «Alle superiori ho deciso di frequentare il quarto anno negli Stati Uniti e lì ho potuto seguire un corso di fotografia», racconta Sofia Gusella, un’altra studentessa della SSI. «Da lì è nata una vera e propria passione. Mi affascina l'aspetto più giornalistico della fotografia: non voglio limitarmi a fare foto, ma utilizzare la fotografia per spiegare un determinato evento. Durante questi due giorni ho capito come funziona realmente il giornalismo. Spero che un giorno possa diventare il mio lavoro».

Anche al di là del futuro lavorativo, il giornalismo ha un forte legame con il mondo universitario: «Scopo del laboratorio è creare un contatto tra l’università e chi si occupa di esteri», ha commentato Musumeci al termine del laboratorio. «Mentre abbiamo lavorato al reportage ci siamo accorti che ricerca universitaria e ricerca giornalistica hanno molto in comune: sostenere una tesi, ricercare le fonti, fare interviste. Una buona ricerca universitaria a volte è anche un buon reportage».

Per Musumeci questa è stata anche un’occasione per stare a contatto coi giovani e capire meglio il loro punto di vista sugli eventi internazionali: «Anche se una certa vulgata sostiene che non si tengano informati, mi stupisco sempre di quanto i giovani siano affamati di informazione sugli esteri. I giovani e le giovani con cui ho lavorato portavano sempre un punto di vista diverso dal mio e mi hanno fatto riflettere su come ci rivolgiamo alle fasce di età che ascoltano la nostra trasmissione. È stato una specie di scambio: il laboratorio è stato sicuramente formativo per loro, ma lo è stato anche per me e i miei collaboratori».