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Formazione

È POSSIBILE PENSARE IN TERMINI MUSICALI?

Un ciclo di lezioni-concerto per la trasmissione musicale del sapere

27 marzo 2017
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È POSSIBILE PENSARE IN TERMINI MUSICALI?
di Marco Uvietta
professore associato di Musicologia e Storia della musica presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento.

Dopo l’esperienza delle avanguardie novecentesche – e in particolare delle sue derive scientiste –, il rapporto di continuità fra musica e scienza sembra definitivamente acquisito. Tuttavia, si potrebbe sostenere che nel terzo millennio il recupero della dimensione umana del comporre musicale richieda alla scienza un atteggiamento antiscientista (il paradosso è solo apparente), in cui il rigore metodologico delle scienze ‘esatte’ non inibisca un’idea di musica intesa come forma di pensiero (d’altronde il concetto stesso di ‘scienza esatta’ appare oggi assai più sfumato di un tempo). La scienza offre metodi, soluzioni, modelli applicabili alla musica, ma solo la consapevolezza della storia, delle diverse culture, dello Zeitgeist, dei linguaggi può riscattare la musica da struttura logica autosufficiente a forma di pensiero.

I quattro Esercizi di trasmissione musicale del sapere in cui si articola Pensa musicale assumono l’approccio scientifico-interdisciplinare come esempio di rapporto osmotico e permeabile fra musica e altri ambiti della conoscenza, nell’intento di dimostrare che è possibile trasmettere in modo musicale concetti che appartengono al sapere in tutte le sue declinazioni. Il 7 marzo si è tentato di definire (filosoficamente e musicalmente) il concetto di “archetipo” attraverso i topoi formali e tematici del canto liturgico cristiano, dal Medioevo fino alle libere interpretazioni contemporanee; il 14 marzo i principi del “pensare strumentale”, sia meccanico-costruttivi sia compositivi, si sono concretizzati in modalità interpretative diversificate a seconda della scelta della “macchina sonora”; i successivi due incontri si focalizzano su aspetti formali e sintattici indagati attraverso i concetti di “continuità e variazione” (23 marzo) e “simmetria” (6 aprile). 

Benché per i linguisti di oggi la definizione aristotelica del linguaggio come “suono dotato di senso” sia limitativa, essa possiede il pregio di includere anche la musica. E il senso in musica non è dato dalla funzione denotativa, ad essa quasi del tutto estranea, ma dalla possibilità di creare nessi e relazioni secondo una gamma infinita di principi logico-sintattici, di dinamiche deduttive e induttive. Lo scettico dovrà arrendersi all’idea che sebbene i suoni siano soltanto dodici (ma anche questo non è del tutto vero), è comunque possibile, come in ogni forma di linguaggio, “fare un uso infinito di mezzi finiti” (Humboldt). Naturalmente asserire che la musica è un linguaggio non equivale a dire che è una forma di pensiero: un “pensare astratto” può avvalersi di una sintassi senza assumersi il carico di un rapporto fra significanti e significati.

Per questa ragione l’espressione “dare forma a un pensiero” non è applicabile alla musica, dove la forma è il pensiero. Questa assenza del benché minimo iato tra forma e contenuto rende la musica luogo inclusivo – un pensare senza oggetto che dialoga con la logica pura, e quindi con la matematica – ma al tempo stesso luogo dell’intelligenza emotiva, che favorisce la comprensione e l’apprendimento di concetti basilari mediante la trasmissione sensibile del pensiero logico (la fisica acustica ci aiuta a capire come le idee possano essere rese udibili nel tempo e nello spazio): in modo immediato e sensibile, con la musica possiamo spiegare cosa significa ripetizione, variazione, complementarità, sviluppo, elaborazione motivica, metamorfosi, continuità, discontinuità, simmetria e molto altro. Anzi, se siamo sensibili alla musica, forse conosciamo questi concetti da sempre.

Il ciclo di lezioni-concerto “Pensa Musicale - Esercizi di trasmissione musicale del sapere”, che si svolge tra febbraio e aprile 2017, è organizzato dal Dipartimento di Lettere e Filosofia, dal Laboratorio di Filologia musicale e dai Dipartimenti di Fisica, di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica, di Ingegneria Industriale e di Matematica dell’Università di Trento, assieme al Collegio Bernardo Clesio, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto e in collaborazione con l’Associazione “I Minipolifonici” di Trento. Fanno parte del comitato scientifico Lorenzo Battisti, Stefano Gialanella, Maurizio Giangiulio, Marco Gozzi, Stefano Oss, Marco Russo, Augusto Visintin e Enrico Zaninotto, afferenti all’Università di Trento, cura la comunicazione Elsa Maria Paredes Beragnolli. Responsabile scientifico Marco Uvietta.