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Formazione

GENERE E POLITICA

Perché è importante un'equa rappresentanza?

14 febbraio 2018
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Alessia Donà
di Alessia Donà
Professoressa del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento.

Perché promuovere la partecipazione attiva delle donne in politica? Innanzitutto vi sono ragioni ideali che rinviano alla realizzazione dei principi di giustizia e di uguaglianza, dal momento che solo la paritaria partecipazione delle donne e degli uomini ai processi decisionali consentirà di creare un equilibrio che rifletta più accuratamente la composizione della società. Inoltre, vi sono ragioni sostanziali che trovano fondamento nei risultati di molte ricerche secondo cui la presenza numericamente significativa (con una percentuale oltre il 30%) di donne nei processi decisionali ha molteplici ricadute positive. In primo luogo, per quanto riguarda l’agenda politica: è infatti assai probabile che le donne (molto più degli uomini) guidino i dibattiti politici su temi che riguardano le donne (come la violenza di genere, le disuguaglianze formative, l’indipendenza economica femminile, etc.), facilitando l’integrazione della dimensione dell’uguaglianza di genere anche nell’elaborazione delle politiche. In secondo luogo, per quanto riguarda i sistemi democratici: essi sono rafforzati quando chi legifera rappresenta differenti punti di vista ed esperienze, migliorando così la qualità della leadership e del governo. Infine, per quanto riguarda lo status delle donne: la visibilità delle donne nei processi decisionali dei governi e degli organismi legislativi fornisce modelli femminili in posizioni di autorità tali da legittimare i ruoli delle donne al di fuori delle sfere di attribuzione tradizionale.

Eppure, nonostante queste ragioni, le classifiche internazionali sulla rappresentanza politica femminile indicano chiaramente che ancora poche sono le donne in politica (con una percentuale media del 24%). Una delle principali cause di questa situazione rinvia ai tradizionali modelli organizzativi maschili dei partiti e delle strutture politiche che agiscono come una barriera alla partecipazione delle donne alla vita pubblica. In un contesto di predominio maschile dentro i partiti e nella sfera politica, l’introduzione temporanea di misure positive (comunemente note come quote di genere) appare la soluzione necessaria per realizzare un’effettiva democrazia paritaria. Per questo, nell’ultimo decennio si è registrata una diffusione di tali misure a livello globale fino a raggiungere anche la provincia di Trento dove la recente modifica alla legge elettorale provinciale ha introdotto l’obbligo della composizione paritaria delle liste elettorali (con ordine alternato tra uomini e donne) e la doppia preferenza di genere. 

In vista del prossimo appuntamento elettorale provinciale dell’autunno 2018, nel mese di febbraio ha avuto inizio il corso "Professione: politica! Più partecipazione attiva delle donne per una effettiva democrazia paritaria", organizzato dal Centro di Studi Interdisciplinari di Genere dell’Università di Trento con il supporto della Provincia autonoma di Trento. Il titolo del corso è un richiamo al testo La politica come professione del sociologo e filosofo Max Weber perché ne condivide la posizione secondo cui "fare politica" richiede apposite qualità, capacità e competenze. 
Il corso è aperto a venti partecipanti che aspirino a candidarsi alle elezioni provinciali. In un contesto in cui la presenza delle donne in Consiglio (e in Giunta) provinciale è fortemente minoritaria, il corso privilegia la partecipazione femminile, raccogliendo le domande di iscrizione in misura inversamente proporzionale alla loro attuale presenza dentro gli organi politici, e dunque su un totale di 20 partecipanti 17 sono donne e 3 uomini. Occorre ricordare che le nuove misure positive avranno come effetto certo solo quello di aumentare il numero delle candidature femminili, ma ciò non significa che l’esito delle elezioni sarà automaticamente un aumento della rappresentanza femminile. Molto, infatti, dipenderà dalla seria volontà dei partiti politici di supportare e rendere visibili quelle candidature. Ecco allora la necessità di attrezzare le donne che aspirano a candidarsi con una "piccola cassetta degli attrezzi" per affrontare in maniera consapevole e autonoma la campagna elettorale, in un contesto partitico che potrebbe usare le loro candidature in maniera strumentale, solo per ossequiare gli obblighi di legge.

Per quanto riguarda i contenuti, il corso è strutturato in una serie di incontri con esponenti del mondo professionale e accademico che forniranno indicazioni su come entrare in politica. Il corso si apre con un'introduzione sulle trasformazioni dei partiti politici e su come sia cambiata la loro relazione con la società civile. Si prosegue con una discussione attorno al ruolo dei media (tradizionali e nuovi) nella comunicazione politica e al loro utilizzo in campagna elettorale. Comunicare significa sapere parlare in pubblico in maniera chiara ed efficace: per questo saranno forniti gli strumenti e le tecniche per una comunicazione adeguata. La campagna elettorale è un'attività assai costosa, a cui spesso chi si candida deve provvedere anche con proprie risorse, quindi adottare strategie di crowdfunding può essere un modo innovativo per raccogliere e mobilitare risorse. La competizione elettorale non può essere improvvisata, ma al contrario è necessario progettare una strategia elettorale che si basi sulla conoscenza del territorio e dell’elettorato di riferimento, anche con l’ausilio di sondaggi elettorali. Infine, il corso vuole sensibilizzare a una "nuova politica" basata sulla costruzione di una leadership non focalizzata su tratti tradizionalmente maschili e sulla promozione di una politica partecipativa. Vi saranno inoltre incontri "faccia a faccia" con esponenti di partiti politici di diversi schieramenti.