Cartolina Luglio 1917 da  www.lagrandeguerrapiu100.it

Formazione

I numeri del calendario digitale della grande guerra

Dopo 56 puntate si chiude il progetto curato dal Dipartimento di Lettere e Filosofia UniTrento

16 gennaio 2019
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di Gustavo Corni
Professore presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento e responsabile del progetto del Calendario digitale della Grande Guerra.

Si conclude con l’uscita, a fine dicembre scorso, della 56ma puntata la lunga vicenda del calendario digitale www.lagrandeguerrapiu100.it, con una puntata in qualche modo speciale, con ben sette contributi scientifici, realizzati da collaboratori di tutte e quattro le università partner: oltre a Trento, Cracovia, Innsbruck e Montpellier III. Una lunga e complicata avventura iniziata nel maggio del 2014; insomma, tanto tempo fa.

È una conclusione che ci permette di trarre un sospiro di sollievo e un moto di fondata soddisfazione per il lavoro fatto. Il progetto fin dall’inizio è stato sostenuto, non solo finanziariamente, dal Dipartimento di Lettere e Filosofia, dall’Ateneo e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto; nel 2015 ha usufruito di un significativo finanziamento europeo (100.000 euro) nel quadro del programma Education, Audiovisual and Culture Executive Agency (EACEA), Europe for Citizens. Il finanziamento ha consentito al progetto di fare un salto di qualità, coinvolgendo le tre citate università con importanti studiosi della Prima guerra mondiale: Joanna Sondel Cedarmas, Gunda Barth-Scalmani e Frederick Rousseau, e alcuni loro collaboratori. Ma soprattutto si è potuto realizzare la traduzione in inglese di tutti i materiali pubblicati. Dalla prima puntata (maggio 2014) fino all’ultima, abbiamo messo a disposizione dei lettori una doppia pagina, in inglese e in italiano. Questo ci ha consentito di accedere a una platea molto più vasta di potenziali fruitori, essendo l’inglese la lingua franca sul web.

L’idea era apparentemente semplice: ripercorrere, a cento anni di distanza dagli eventi, vicende militari, ma anche politiche, destini di grandi e piccoli protagonisti del conflitto. Non solo i militari, i combattenti, ma anche gli intellettuali e la gente comune sono stati protagonisti delle 56 puntate, che hanno cercato di rispettare i dati cronologici: Verdun non poteva che essere narrata nel mese della sua sanguinosa conclusione (ottobre), la rivoluzione russa di febbraio è stata trattata nel febbraio 2017, e così via. Ma moltissimi altri temi, che non abbiamo voluto trascurare, consapevoli che la guerra – quella del 1914-1918, come tutte le altre - non è fatta solo di battaglie e di eventi militari, sono stati collocati nella cronologia generale, attingendo magari a un’occasione di cento anni fa: dalla psichiatria di guerra, alle trasformazioni dell’economia, al dibattito fra interventisti e neutralisti in Italia, all’epidemia di “spagnola”, per fare solo pochi esempi.

Diamo “i numeri” del progetto, che si è concluso. 56 puntate, 44 tavole pittoriche, 43 infografiche, 41 antologie di testimonianze (voci di allora, dal basso così come dai grandi protagonisti), 22 panorami interattivi a 360° sia del fronte italiano che di quello occidentale. Solo problemi di costi ci hanno impedito di scorrazzare anche sul fronte orientale. 23 collaboratori, che si sono succeduti a vario titolo e con maggiore o minore continuità. Collaboratori che sono stati tutti compensati nei limiti del possibile per il lavoro svolto. E questo è un forte motivo di vanto. Non abbiamo contato i contributi testuali, che sono però nell’ordine delle centinaia, accomunati da un tentativo di sintetizzare divulgazione e serietà di analisi scientifica.

Il calendario – con questo davvero cospicuo impegno di energie – era rivolto all’immenso, insondabile, mondo del web. A chi scrive di tanto in tanto giungevano casuali notizie di persone che con maggiore o minore regolarità vi accedevano, di insegnanti che lo utilizzavano in classe; notizie tutte accompagnate da giudizi positivi. Ma il profondo web come rispondeva alla nostra proposta? Quasi fossi un astronauta sperduto nello spazio, mi sono chiesto più volte se ciò che con tanto impegno e tanta fatica stavamo facendo trovava fruitori, nello spazio profondo. Gli strumenti di analytics ci possono dare delle risposte, che ora sintetizzerò.

Esclusa la 56ma e ultima puntata, abbiamo avuto in tutto 132.041 sessioni, con 335.455 visualizzazioni. In media, ogni mese 2.407 persone (perlopiù giovani) ci hanno seguito con una media di quasi tre pagine visualizzate. Non solo: circa 200.000 visualizzazioni hanno avuto una durata superiore ai tre minuti, una su sette in totale ha superato la durata di 30 minuti. Sono dati significativi,a mio parere, che attestano come i lettori (mi ostino a continuare a chiamarli così) sono stati migliaia in media ogni mese e si sono soffermati sul nostro calendario per tempi lunghi. Significativo è anche che, salvo qualche picco positivo (maggio-giugno 2015, novembre 2018) e qualche momento di stanca, i grafici attestino una sostanziale continuità negli accessi al calendario.

Fruitori da tutto il mondo, letteralmente (esclusa la Groenlandia e qualche area dell’Africa e del Sud-Est asiatico). Se l’84,7% dei fruitori sono stati italiani, più del 15% sono stati stranieri, accedendo in larga misura alla versione in inglese. Forse lo sforzo anche finanziario di provvedere alla traduzione di tutti i materiali ha dato qualche frutto. Per quanto riguarda i social, la nostra social media manager, Sara Rocutto mi scrive che il progetto ha visto l’utilizzo di due canali social, Twitter e Facebook. Su Twitter sono stati pubblicati in prevalenza contenuti in lingua inglese: in media si sono avute circa 20.000 visualizzazioni mensili dei vari contenuti proposti, coinvolgendo un pubblico per il 60% di lingua inglese. A coinvolgere maggiormente il pubblico di Twitter sono state le raccolte di vecchie fotografie e le immagini legate ai luoghi della memoria.
Facebook è stato invece utilizzato in particolare per coinvolgere il pubblico italiano raccogliendo oltre 2000 follower spesso attivi nel condividere ogni post e propositivi nel contribuire alle analisi pubblicate. La pagina è stata seguita in maggioranza da utenti della provincia di Trento, seguiti dalle altre province, in particolare del Nord Italia.

Tra gli episodi più apprezzati sui social troviamo la puntata dedicata alla battaglia del Piave (giugno 2018), con oltre 10.000 visualizzazioni su Twitter e quella dedicata alla battaglia di Passchendaele (settembre 2017) che ha raggiunto oltre 15.000 persone senza bisogno di ricorrere a campagne di sponsorizzazione. I lettori e i fruitori del nostro progetto sapranno valutare molto meglio di chi scrive se il progetto ha avuto successo, o meno. Noi ci siamo divertiti!
Ci sarebbe piaciuto un coinvolgimento strutturale delle scuole della regione, che purtroppo non c’è stato.
Tutte le puntate sono ancora online e rimarranno fruibili gratuitamente per chiunque lo desideri.

Non posso che concludere ringraziando tutti coloro che hanno dato il loro contributo al progetto, rendendolo possibile. Ringrazio il nostro redattore, dottor Alessandro Chebat, che ha curato il progetto dalla prima puntata. Con lui ringrazio tutti, non potendoli nominare uno per uno.