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Formazione

L’opportunità di studiare a distanza

Attivati corsi di studio online e conferite oltre mille lauree. Intervista alla prorettrice Paola Iamiceli

2 aprile 2020
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di Marinella Daidone
Lavora presso l'Ufficio Web, social media e produzione video dell'Università di Trento.

Con le aule chiuse per l’emergenza Coronavirus, l’attività didattica del nostro Ateneo prosegue con modalità a distanza.
Ne abbiamo parlato con la prorettrice alla didattica Paola Iamiceli, professoressa ordinaria della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento.

Professoressa Iamiceli, l’Università di Trento ha investito nella didattica a distanza molto prima dell’emergenza Coronavirus. Adesso fare lezione online è una necessità. 

In questo momento fare lezione a distanza è senza dubbio una necessità. Allo stesso tempo può diventare un’opportunità. Di fatto, sta inducendo tutti noi docenti a riflettere sulle metodologie didattiche e su che cosa poter fare per migliorare ulteriormente l’efficacia dell’insegnamento e dell’apprendimento pur in circostanze eccezionali. È probabile che, usciti dall’emergenza, trasferiremo in aula alcune delle innovazioni che stiamo sperimentando in queste settimane. Saremmo chiaramente tutti felici di tornare in aula fin da ora, perché è quella la sede in cui prende corpo il consueto dialogo con gli studenti e le studentesse; ora Paola Iamicelinon è possibile e dobbiamo quindi adottare metodologie che ci permettano di preservare l’efficacia nell’insegnamento e nell’apprendimento, pur con il limite della distanza.

Trasformare l’attività didattica con l’uso delle nuove tecnologie è una sfida enorme, soprattutto per le dimensioni di questa trasformazione che in poche settimane ha riguardato quasi tutti gli insegnamenti: una sfida che tuttavia non ci ha colti del tutto impreparati. Già da molto tempo esiste in Ateneo un ufficio dedicato alla didattica online con un gruppo di persone dedito alla preparazione di strumenti per la formazione a distanza. Inoltre, da molti anni nelle varie aree di didattica e di ricerca attive presso i dipartimenti esistono progetti importanti sulla didattica online, sia nei poli di collina e di città, sia a Rovereto.

Questi progetti sono stati un volano, una base da cui partire; tutto il resto è venuto con la collaborazione di tutte le componenti della comunità accademica: docenti, personale tecnico amministrativo e studenti e studentesse, che hanno apportato il loro contributo.

Come hanno risposto i docenti? I corsi attivati sono sufficienti a garantire un buon proseguimento dell’attività didattica?

I docenti hanno risposto molto bene. La grandissima maggioranza degli insegnamenti oggi sono erogati a distanza, sia nella modalità cosiddetta ‘sincrona’, che ci permette di avere un dialogo in tempo reale con studenti e studentesse, sia nella modalità ‘asincrona’ mediante lezioni registrate che vengono fornite dai docenti.

Esistono alcune attività formative per le quali per il momento non si è potuto utilizzare lo strumento della didattica online: penso ad esempio ad alcuni laboratori applicativi che richiedono l’uso di infrastrutture di tipo fisico, oppure ad alcune esperienze seminariali che sono prevalentemente impostate sull’apporto di docenti provenienti dall’estero, la cui mancata presenza non è stata ritenuta sostituibile con una didattica a distanza. Al di là di questo, la stragrande maggioranza della didattica è fornita in remoto.

La disponibilità dei docenti è stata molto buona. Molti si sono dati da fare a livello individuale per dare continuità ai propri corsi, talora anche anticipando la possibilità per l’Ateneo di mettere a disposizione le proprie strutture su larga scala per tutti. Insostituibile e molto apprezzato l’apporto di quanti, personale tecnico amministrativo e componente studentesca, hanno prestato e stanno prestando assistenza tecnica ai docenti.

Anche lauree ed esami vengono svolti online?

Le lauree hanno rappresentato un ambito molto importante di questo sforzo. Da quando è stata dichiarata l’emergenza, sono state svolte sessioni di laurea in tutti i dipartimenti e in tutti i centri. Si tratta di un impegno enorme che ha portato in queste settimane a conferire più di mille lauree a distanza.

Quello telematico è uno strumento che sacrifica molti aspetti delle nostre cerimonie di laurea, ma che certamente non sacrifica il momento di condivisione e discussione del lavoro svolto durante il corso di studi dal singolo candidato o dalla singola candidata, che viene messo in primo piano. Ci auguriamo che, finita l’emergenza, ci possa essere presto anche un momento cerimoniale per valorizzare questo importante momento.

Sugli esami stiamo lavorando e a breve inizieranno a svolgersi anche con sessioni straordinarie. Per il momento stiamo privilegiando lo strumento dell’esame orale che con la comunicazione a distanza ci dà le dovute garanzie per la verifica dell’apprendimento. Non escludiamo l’utilizzo di altri strumenti, anche se la questione sarà impegnativa. Stiamo vagliando varie opzioni per la conduzione di prove scritte, che sono ancora oggetto di valutazione da parte dell’Ateneo e dei dipartimenti.

La comunità studentesca come sta accogliendo questa nuova modalità di studio?

Posso rispondere come docente, perché non ho ancora il quadro generale, ma mi sembra una risposta decisamente molto buona. La partecipazione alle attività formative online è molto elevata nei numeri e nella qualità dell’interazione. Sono molti gli studenti e le studentesse che stanno approfittando di questa opportunità e stanno capendo che, nonostante la distanza fisica, questi strumenti ci consentono di avere un’interazione costruttiva.

I giovani sono in grado di usare bene gli strumenti digitali e spesso il loro ruolo diventa trainante in quest’esperienza. “Lo studente e la studentessa al centro” è il principio su cui è improntata tutta la didattica dell’Ateneo, un principio valido a maggior ragione in questa circostanza.

C’è un consiglio che desidera dare a studenti e studentesse?

Come per noi docenti, anche per studenti e studentesse questo tempo può far nascere delle opportunità.

Il consiglio che darei loro è quello di vivere questo momento intensamente, pensando che quello che stanno facendo - il fare la loro parte - possa essere uno stimolo per il futuro. Sarebbe bello accompagnare l’impegno nei corsi alla costruzione di un loro progetto per il futuro, un progetto che possa essere collegato o meno alla vita universitaria, da realizzare una volta finita questa emergenza.
Pensare al futuro può aiutare tutti noi a fare la nostra parte adesso, guardando con fiducia a quello che potremo fare dopo.