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Formazione

Alimentazione e lockdown

Interrogare il quotidiano: come sono cambiate le “pratiche del cibo” nell’emergenza coronavirus

24 giugno 2020
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Alice Dal Gobbo
di Alice Dal Gobbo
Assegnista di ricerca del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, Università di Trento.

Quotidiano può essere tutto, o nulla. Quando abbiamo proposto il seminario di credito Crisi, ecologia, sostenibilità: interrogare il quotidiano, rivolto a studenti e studentesse del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, il discorso attorno alla crisi ecologica sembrava avere già (soprattutto grazie a movimenti come Fridays for Future) una forte presa sull'immaginario collettivo.

La denuncia dell'insostenibilità del nostro sistema economico, politico e socio-ecologico chiamava direttamente in questione sia le pratiche quotidiane che lo riproducono sia quelle che gli resistono. Uno degli obiettivi del seminario era investigare in modo critico questo nesso tra “micro” pratiche e “macro” sistema.

Poche settimane prima dell’inizio è successo un evento eccezionale: con il lockdown il quotidiano è stato interrotto e rivoluzionato, ha richiesto una nuova riflessione più profonda e attenta. E forse perché, nelle case, i corpi erano costretti a un miscuglio di vita pubblica e privata, la quotidianità ha perso il suo carattere banale e scontato, dimostrandosi irrevocabilmente intrecciata agli eventi globali e alla crisi ecologica.

Nei giorni precedenti al seminario, abbiamo assistito a un numero decisamente inaspettato di iscrizioni. Più di 100 studenti hanno seguito online attivamente e con grande curiosità le 12 ore di seminari (6 incontri, dal 15 aprile al 20 maggio). Un numero che segnala il bisogno di dare senso a questo momento di crisi e trasformazione in cui spazi, tempi e processi dell'esistenza erano, almeno per un periodo di tempo, completamente ridisegnati.

Il seminario è partito da una dimensione centrale della quotidianità: il cibo. Era un oggetto di consumo privilegiato, attorno a cui si stava anche avviando una sperimentazione. Ai partecipanti abbiamo proposto una scheda di autoricerca elaborata (e riadattata per il corso) per il progetto #facciamomemoria, a cura della Fondazione Museo storico del Trentino, nel quale il materiale confluirà. Studenti e studentesse hanno documentato il cambiamento nelle loro pratiche legate al cibo prima durante e dopo la quarantena, anche attraverso la raccolta di materiale multimediale. I contributi sono stati ricchi e creativi e hanno prodotto un quadro prezioso e sfaccettato. Da una lettura complessiva dei dati raccolti sono emersi quattro temi su cui si sono concentrate le osservazioni.

Il primo è il tempo. La temporalità alterata, spesso rallentata senza le lezioni e gli spostamenti verso la facoltà, ha dato spazio a una vivace attività di autoproduzione e sperimentazione. Gli studenti e le studentesse si sono ampiamente dedicati non soltanto a cucinare, ma anche a coltivare il proprio cibo, forse per ingannare la noia, o per trovare modi nuovi di condivisione, o per ritrovare i propri spazi.

Anche incrociando i temi del seminario, questo rallentamento ha prodotto una maggiore riflessività. Ciò che spesso si comprava o trasformava velocemente e in modo automatico è diventato oggetto di attenzione e cura: salute, gusto, benessere, giustizia sociale ed ambientale, rapporti e privilegi di specie. Nel rallentare il ritmo studenti e studentesse hanno spesso cambiato prospettive, trovato un nuovo rapporto con il cibo, se stessi e gli altri (per esempio, scoprendosi capaci di cucinare o reinterpretando la cucina come modo di socialità invece che come tedio necessario).

Le relazioni sono un ulteriore nodo ricorrente. Condividere strettamente gli spazi domestici ha portato a una riorganizzazione di priorità e gusti, trasmissione di abilità e saperi, momenti di convivialità. La convivenza ha però anche richiesto elasticità e compromessi. Come nel caso di chi, tornando in nuclei familiari dove ruoli e gerarchie sono più o meno stabiliti, ha dovuto sacrificare il proprio desiderio (dettato da una tensione etica) di ridurre il consumo di carne ai gusti e alle priorità familiari.

L'approvvigionamento è anch'esso cambiato, condizionato dalle caratteristiche e dalle possibilità offerte dal luogo in cui ci si trovava nel periodo della quarantena. Ove presenti canali “alternativi”, con forme distributive auto-organizzate per la consegna diretta a domicilio, questo è diventato un canale preferito rispetto al supermercato, così come l'autoproduzione o la raccolta di piante selvatiche: sono percepiti come più comodi, sicuri, gustosi e salutari. Tuttavia, in altri casi la diversificazione delle possibilità di spesa è diminuita (per esempio per la chiusura dei mercati) e la grande distribuzione è diventata talvolta l'unico canale possibile.

Nel complesso, ne è emersa un'interrogazione critica circa il rapporto tra le pratiche quotidiane e le modalità dominanti e insostenibili di produzione, circolazione e consumo di cibo (legati a sistemi industriali e grande distribuzione). 

Come ogni momento di crisi, la pandemia è stato un momento di smarrimento ma anche di apertura: le domande e le novità che ha portato questo tempo strano e sospeso hanno prodotto forme di riflessività e responsabilità nuove nel campo della sostenibilità alimentare, evidenziando ombre e finestre di trasformazione.

Importante è stato in tutto questo il tema della responsabilità individuale e della scelta: si è riflettuto di più sulla dimensione ecologica etica e politica delle abitudini, tuttavia si è anche rilevato come il margine della “scelta” individuale dipenda sempre dalle relazioni sociali e materiali della quotidianità. Attraverso le loro trasformazioni, le pratiche si adattano, cambiano, ritornano.

Il seminario di credito online Crisi, ecologia, sostenibilità: interrogare il quotidiano è stato rivolto a studenti e studentesse dei corsi di laurea triennali e magistrali del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale (DSRS) dell’Università di Trento. Docente: Alice Dal Gobbo.
La scheda di autovaluzione somministrata ai partecipanti è stata elaborata da Francesca Forno (professoressa del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale) in collaborazione con la Fondazione Museo storico del Trentino, in particolare con la dottoressa Sara Zanatta, nell’ambito del progetto #facciamomemoria. Dati e materiale raccolti confluiranno in questo progetto.