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Teorie e pratiche della giustizia

a cura di Claudio Tugnoli e Michele Cozzio

1 aprile 2022
Versione stampabile

Il volume raccoglie le relazioni presentate durante il ciclo di incontri promossi nel corso del 2021 dall'Associazione Culturale "A. Rosmini" di Trento sul tema affascinante, complesso e sconfinato della giustizia, interrogata da differenti angolazioni e prospettive disciplinari, sullo sfondo del dualismo cruciale tra assetto istituzionale e virtù privata, tra decisione politica e scelta etica, tra organizzazione e amministrazione. Ne risulta una lettura a più voci da parte di filosofi, antropologi, storici e giuristi (comparatisti, penalisti, pubblicisti). Le riflessioni sulle teorie e pratiche della giustizia potrebbero estendersi coinvolgendo anche molti altri autori, paradigmi, concetti e istituzioni, in ogni caso non si potrebbe rendere conto esaustivamente delle tensioni generative che questo tema ha sollevato attraversando la comunità umana nel corso della propria storia, ai diversi lati del pianeta, spaziando dalla ricerca di risposte alle rivendicazioni di giustizia di chi si è sentito emarginato e oppresso, nonché alle istanze di condurre una vita giusta. Il dibattito è ancora oggi vivace e se ne sono presentate qui alcune voci autorevoli, interlocutrici di un cammino in corso e da compiere per rispondere al compito di essere umani.

Claudio Tugnoli e Michele Cozzio insegnano rispettivamente al Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale e alla Facoltà di Giurisprudenza

Dalla Prefazione (pagg. 9-13)

Il volume raccoglie le relazioni presentate durante il ciclo di incontri che l’Associazione Culturale “A. Rosmini” ha organizzato nel corso del 2021 sul tema della giustizia, in collaborazione con l’Università di Trento e con il patrocinio della Fondazione Caritro.
L’Associazione ha tra le finalità statutarie quella di favorire iniziative per lo sviluppo della coscienza civile e l’ampliamento della formazione culturale delle persone. In tal senso, sono facilmente comprensibili le ragioni della scelta del tema del ciclo di incontri: la giustizia costituisce elemento centrale nella vita delle persone ai diversi lati del pianeta, sia come individui, sia come componenti delle comunità. Non è un caso, se gli interrogativi su che cosa sia la giustizia hanno attraversato ogni epoca della storia dell’umanità.
Oggi, la velocizzazione della vita sociale e con essa del continuo divenire delle regole rafforza la necessità (e l’urgenza) di porsi questi interrogativi. I ritmi veloci sono il tratto caratterizzante della modernità . La combinazione di spinte e accelerazioni che ne deriva è travolgente, sollecita continue rivisitazioni non soltanto delle regole e dei modelli ma anche, in profondità, delle concezioni socialmente dominanti su ciò che è giusto. Qualunque sia la causa di queste velocizzazioni ̶ pulsioni economiche, emergenze sociali, sanitarie o ambientali, avvenimenti storico-politici, evoluzioni tecnologiche  ̶  gli effetti sono i medesimi: la rivisitazione di concezioni, modelli e regole. 
Lo si riscontra in moltissimi ambiti, si consideri ad esempio la problematica delle unioni civili, del testamento biologico, del cambiamento di sesso, della garanzia di autodeterminazione degli individui a fronte delle conoscenze possibili grazie all’utilizzo dei big data, della giustizia predittiva capace  ̶  sulla base del trattamento dei big data giudiziari per via informatica  ̶ di riuscire a prevedere in anticipo quale decisione verrà adottata dal giudice.  Sono processi che non seguono schemi generalizzati, né operano in modo sincrono. In alcuni settori si manifestano anticipatamente e con intensità maggiore rispetto ad altri. Lo notiamo specialmente in quelli contigui con l’ambiente tecnologico, più dinamici, soggetti a concezioni e regole presto obsolete o comunque inadeguate, dunque privilegiati, ma anche costretti all’elaborazione e alla sperimentazione di nuove soluzioni.
Le novità aprono una stagione, magari anche conflittuale, di assestamento, di dibattito, di dialettica tra giudizi di valore diversi, ma si tratta a ben vedere di un processo storico naturale che determina il graduale consolidamento della nuova concezione all’interno del sistema. Alcune innovazioni, poi, agiscono rifondando gli assetti esistenti al punto che si rende necessario pensare nuovi schemi valoriali e giuridici.
Si pensi all’impatto delle nuove tecnologie sulle relazioni sociali. Le possibilità che piattaforme e dispositivi offrono di comunicare dati e informazioni, così come di riceverli in qualunque luogo e con immediatezza hanno modificato (e continuano a modificare) comportamenti, abitudini e attitudini mentali: ne è un esempio il venir meno in poco tempo delle barriere tra sfera pubblica e sfera privata delle persone. Gli esiti, imprevedibili e paradossali , sono riassunti nell’espressione vetrinizzazione sociale , che riflette come ogni ambito della vita delle persone (fisico, psichico, pubblico, privato) soggiaccia alla richiesta di essere esposto, condiviso, anche la sessualità, che pure ha rappresentato in molte culture il più forte, il più solido e il più affidabile dei legami interumani, nonché sfera di segreto intimo da tutelare con la massima discrezione. Il flusso di dati che ne deriva alimenta una data sfera in crescita perenne per la quale non vi sono né regolazioni né riflessioni compiute su ciò che sia giusto o non giusto. Quanto detto non fa che rafforzare l’utilità di continuare a interrogarsi sull’idea essenziale di giustizia, in grado di supportare teorie (e soluzioni) adeguate della legislazione e della politica.
Le ragioni della scelta del tema poco o nulla ci dicono su come affrontarlo: tanto è affascinante quanto complesso e sfaccettato. Per certo sarebbe stato supponente pensare di offrire un quadro ricostruttivo esaustivo. Sono moltissime, infatti, le prospettive dalle quali poter osservare paradigmi, concetti e tensioni generative che questo tema ha sollevato nel corso della storia. 
Queste considerazioni hanno portato all’individuazione di una prima coordinata per l’impostazione delle nostre conversazioni: la giustizia è un tema inclusivo, nella misura in cui la sua comprensione richiede più chiavi di lettura. Non potrebbe essere diversamente. Si consideri, ad esempio, la notizia riportata in questi giorni dalla stampa internazionale.
La Corte suprema regionale di Coblenza, in Germania, ha condannato all’ergastolo un ex colonnello dell’agenzia di intelligence della Siria accusato di crimini contro l’umanità (omicidi, abusi, torture, stupri, violenza sessuale, privazione della libertà e presa di ostaggi). Per la prima volta un componente del regime siriano è stato processato davanti a un tribunale penale ordinario, sulla base del principio della giurisdizione universale che, nel diritto internazionale, consente agli Stati o alle organizzazioni internazionali di processare soggetti ritenuti responsabili di crimini di particolare gravità, indipendentemente dalla nazionalità o dal Paese dove sono stati commessi.
La vicenda ci restituisce un’idea di giustizia largamente acquisita e condivisa, basata sulla convinzione che la pena costituisca il fondamento stesso di una moderna visione della giustizia. Tuttavia, questa prospettiva riduce la giustizia all’esito di procedimenti definiti, senza margini di incertezza e di opacità. Si emettono sentenze, si definiscono sanzioni, si dispongono misure restrittive della libertà personale, come se non vi fosse nulla di cui dubitare, come se l’amministrazione della giustizia (attraverso il lavoro di giuristi, magistrati, saggi) possa davvero essere concepita come una prudente applicazione di principi saldissimi e incrollabili, e non l’espressione di una logica probabilistica, ai limiti della congettura o del vero e proprio azzardo .
È sufficiente uno sguardo un poco più attento per rilevare che la comprensione della giustizia richiede altri apporti, altre prospettive. Le riflessioni sulla giustizia non possono essere confinate all’osservazione di quel mondo su cui si accendono i riflettori delle procedure e delle norme, “tratteggi schematici, perimetri formali che sovrastano gli oscuri eventi del divenire”. Da quest’angolo di visuale, ogni forma di giustizia si risolve in una morfologia, in un sistema più o meno unitario e coerente, più o meno utile, di forme predisposte per l’agire individuale. 
Di qui una seconda coordinata utile per l’impostazione delle nostre conversazioni: riflettere sulla giustizia richiede pluralità di voci. Solo aprendosi al pluralismo, a differenti punti di vista, si può disporre degli elementi per dirigere l’attenzione all’idea essenziale della giustizia. Ecco dunque perché abbiamo invitato alla discussione filosofi, sociologi, antropologi, storici e giuristi (comparatisti, penalisti, pubblicisti). Ne è risultata una lettura a più voci di cui rimane traccia nelle relazioni raccolte nel volume. Le abbiamo ripartite in quattro aree tematiche: teorie, storia, istituzioni e amministrazione della giustizia. Ognuna di esse fa intuire nuove prospettive per un promettente dibattito e nuovi sviluppi che rispondono all’urgenza di riproporre la questione della giustizia a livello globale.
A tutti i relatori va un doveroso ringraziamento per il contributo prezioso alla realizzazione di questo progetto editoriale, in un periodo difficile per il permanere dell’emergenza pandemica. 

Per gentile concessione di Tangram edizioni scientifiche.