Foto Adobe stock

In libreria

Nutrire il pianeta? Produrre cibo per tutti nell’era del cambiamento climatico

di Emanuela Bozzini

14 settembre 2022
Versione stampabile

Come produrre in maniera sostenibile cibo sufficiente a rispondere ai bisogni di una popolazione mondiale in crescita nell’era del cambiamento climatico? È una domanda che ha acceso un vasto dibattito negli ultimi anni, reso urgente dall’andamento dei prezzi agricoli globali, inaspettatamente più che raddoppiati rispetto ai livelli registrati all’inizio del secolo. Il libro affronta questo tema complesso attraverso la presentazione dei dati disponibili, con l’obiettivo di fare chiarezza su alcune questioni  fondamentali: la capacità produttiva dell’agricoltura mondiale sta aumentando o sta diminuendo? Quanto incidono le tendenze demografiche sulla disponibilità di cibo? Come stanno cambiando i consumi alimentari mondiali? La produzione di biocarburanti incide in misura significativa, marginale o irrilevante sugli andamenti dei prezzi agricoli? Come spiegare la coesistenza di persone denutrite e obese?  L’agricoltura biologica è abbastanza produttiva da sfamare il mondo oppure no? Le coltivazioni OGM hanno rese superiori, inferiori o uguali alle coltivazioni tradizionali? Il riscaldamento globale ha effetti positivi o negativi sulla produzione agricola? Più in generale, chi perde e chi guadagna dalla crisi?

Emanuela Bozzini è professoressa presso il Dipartimento Sociologia e ricerca sociale dell'Università di Trento.

Dall'introduzione (pag.7-11)

«E’ tempo di ripensare a come coltivare, condividere e consumare il nostro cibo».

Con questa frase le Nazioni Unite introducono l’obiettivo «Zero Hunger», uno dei Sustainable Development Goals adottati ufficialmente nel settembre 2015 da 193 capi di stato e di governo con l’ambizione di «trasformare il nostro mondo» entro il 2030. La frase rivela la portata della sfida: eliminare la fame nel mondo e far finire la malnutrizione per l’intera popolazione del pianeta richiede che vengano introdotti dei cambiamenti in tutte le fasi della catena agro-alimentare, dal campo alla tavola. Lo status quo, come ricorda anche l’autorevole rapporto IAASTD che fa il punto sullo stato dell’agricoltura contemporanea, non è un’opzione percorribile. [...] Sull’idea che dei cambiamenti siano necessari sembrano esserci pochi dubbi. Tuttavia quali debbano essere questi cambiamenti, e quando, come, dove introdurli sono tutte questioni aperte che sollevano numerose controversie.

Questo libro ha l’obiettivo di illustrare il dibattito attorno a queste controversie e di definire i dilemmi sorti attorno a quella che appare come la sfida più cruciale dei nostri tempi: produrre in maniera sostenibile cibo sufficiente ai bisogni di una popolazione mondiale crescente nell’era del cambiamento climatico.

Che l’agricoltura e l’alimentazione mondiali siano «la sfida del nostro tempo» – secondo la definizione dell’ex-segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan – ha colto di sorpresa la maggioranza degli osservatori (Annan, 2011). Per decenni si è identificato il problema della sicurezza alimentare con la lotta alla fame ed alla denutrizione, e si è pensato che questi fossero problemi certamente drammatici ma in via di risoluzione. Lentamente e faticosamente il numero di coloro che non hanno sufficiente cibo è costantemente diminuito, nonostante la popolazione mondiale sia più che raddoppiata fra gli anni ’60 ed oggi. I progressi nella riduzione del numero di coloro che soffrono di sottonutrizione cronica sono stati effettivamente impressionanti in alcune zone del mondo, in particolare in America Latina ed in Asia. Decenni di incrementi costanti nella capacità di produrre cibo e di prezzi decrescenti hanno portato la maggioranza degli osservatori a dare quasi per scontato che l’obiettivo di nutrire il pianeta fosse raggiungibile nel breve periodo.

Questa ragionevole certezza nel progressivo ed inesorabile miglioramento delle condizioni di insicurezza alimentare è oggi messa in discussione. Jeffrey Sachs – uno dei più importanti responsabili per i Sustainable Development Goals – riassume con chiarezza il cambiamento nella percezione del problema: «Specialmente dopo che negli anni ’60 la Rivoluzione Verde ha prodotto varietà ad alta resa, è sembrato molto probabile che la produttività agricola sarebbe stata in grado di tenere il passo della crescita demografica. Oggi abbiamo seri dubbi. Non solo abbiamo capito che una larga parte dell’umanità è malnutrita, ma ci siamo anche resi conto della serietà delle minacce alla sicurezza alimentare globale che dovremo affrontare» (Sachs, 2015).
[...]
Il primo evento che ha fatto emergere la consapevolezza «della serietà della sfida» e che ha spinto centinaia di osservatori fino a quel momento distratti ad occuparsi del futuro del cibo è stato la «grande crisi dei prezzi» che ha segnato i mercati a partire dalla fine del 2006. Nella primavera del 2007 gli indici globali registrati dalla FAO e dalla Banca Mondiale segnalavano che i prezzi dei principali prodotti agricoli erano praticamente raddoppiati rispetto all’inizio del decennio e che i mercati erano caratterizzati da una forte imprevedibilità e volatilità. Dopo brusche cadute nel corso del 2008 ed una sostanziale instabilità nel periodo 2009/10, nel 2011 una nuova ondata di rialzi ha portato l’indice FAO ai suoi massimi storici. Ancora oggi – dopo una nuova fase caratterizzata da decrementi - i prezzi sono del 50% più alti rispetto a quelli segnalati nel 2002/03. In breve, l’era del cibo a basso costo che ha caratterizzato gli ultimi 3 decenni sembra essere finita.

Immediatamente gli esperti accademici ed istituzionali hanno cercato di analizzare gli impatti e le conseguenze di queste turbolenze sui mercati. Alla fine del 2009 la FAO stimava che il numero di persone che non erano sicure di avere pasti regolari e sufficienti a nutrirsi adeguatamente era salito dagli 820 milioni del 2005 ad oltre un miliardo (FAO 2009). Inaspettatamente, anni di progressi nella lotta alla fame sono sembrati a rischio, in particolare nei paesi poveri e dipendenti dalle importazioni, dove le fasce più svantaggiate della popolazione spendono gran parte dei loro redditi per acquistare il cibo che consumano. Per queste famiglie il rialzo dei prezzi globali ed al consumo ha rappresentato un problema insormontabile, facendole precipitare sotto la soglia della sicurezza alimentare. Come ha osservato Josette Sheeran, direttore esecutivo del WFP, siamo al centro di una «tempesta perfetta»: «Ho visto nell’Africa Occidentale quale devastazione può risultare dalla tripla minaccia del cambiamento climatico, l’incremento dei prezzi e la crescita della popolazione» (Sheeran, 2007). Ricorrendo ad una immagine efficace, The Economist ha intitolato uno dei suoi editoriali sul tema «The Silent Tsunami» per indicare le tragiche conseguenze del rialzo dei prezzi delle derrate alimentari (The Economist, 2008).
[...]
Un altro sviluppo che ha dato impulso alla riflessione sullo stato dell’agricoltura è rappresentato dall’enorme risonanza ricevuta dalla discussione a livello globale sui cambiamenti climatici.[...] La quantità e la qualità delle coltivazioni dipendono in maniera decisiva dalle condizioni ambientali e climatiche, e mantenere gli standard che in gergo Europeo si chiamano «buone condizioni agronomiche ed ambientali» è un presupposto da cui non si può prescindere per avere raccolti da immettere sui mercati. Tuttavia oggi i sistemi agricoli rappresentano l’attività umana con il maggiore impatto sulle risorse idriche e sull’erosione e consumo del suolo, e sono causa di emissioni di gas ad effetto serra ad un livello paragonabile a quello del settore dei trasporti. [...]

E’ questo quindi il contesto in cui si sta sviluppando il dibattito sul futuro dell’agricoltura e dell’alimentazione. [...]

Si registrano interpretazioni fortemente divergenti su cause, conseguenze e vie d’uscita dalla crisi, al punto che si possono individuare sia analisi «catastrofiste» che prevedono un collasso nel prossimo futuro dell’intero sistema agro-alimentare mondiale che analisi che di fatto negano l’esistenza di una reale crisi nel settore. [...]

Questo libro nasce dall’esigenza di fare chiarezza – per quanto possibile – sullo stato dell’agricoltura nel mondo contemporaneo. Gli argomenti che circolano nel dibattito possono essere diametralmente opposti, al punto che è complicato mettere assieme i dati ed i fatti e farsi una idea precisa di cosa sia la crisi agricola, quali le cause, le conseguenze e le soluzioni. Ad esempio: La capacità produttiva dell’agricoltura mondiale sta aumentando o sta diminuendo? La produzione di biocarburanti incide significativamente, marginalmente o per niente sugli andamenti dei prezzi agricoli? Gli agricoltori nei paesi in via di sviluppo sono avvantaggiati o svantaggiati dagli incrementi dei prezzi sui mercati internazionali? L’agricoltura biologica è sufficientemente produttiva da sfamare il mondo oppure no? Come stanno fronteggiando la crisi agricola grandi e piccoli produttori? Il riscaldamento globale è positivo o negativo per la produzione agricola? In definitiva, chi perde e chi guadagna nella crisi?

Il libro non pretende di dare risposte complete ed esaustive a queste domande. Lo scopo è principalmente quello di ricostruire e presentare la varietà delle risposte che sono state elaborate per capire cause, conseguenze e vie d’uscita dalla crisi e che animano il dibattito pubblico, accademico e politico.

Per gentile concessione della casa editrice Carocci.